Forest Hymn for Little Girls: recensione del docu-film di Sara Bonaventura
L'opera prima della visual artist e atelierista Sara Bonaventura osserva con distanza partecipata l'incontro didattico di un gruppo di bambine in una foresta americana. Al tredicesimo Ortigia Film Festival sezione documentari.
Presentato in concorso alla tredicesima edizione dell’Oritigia Film Festival, il documentario Forest Hymn for Little Girls rappresenta ad oggi il primo studio didattico-cinematografico sul Reggio Emilia Approach, una filosofia educativa per il bambino inteso in tutte le sue potenzialità e i suoi “cento linguaggi” di conoscenza con il mondo. Profondamente segnata dall’esperienza del pedagogista di Correggio Loris Malaguzzi e fondata sul finire dell’ottocento nei nidi nella provincia emiliana, il metodo didattico destinato agli alunni del nido e della scuola dell’infanzia sostiene e promuove l’osservazione del bambino nel suo rapportarsi con il mondo circostante, e in particolare nell’immersione simbolica della natura come ambiente in cui iniziare a tastare il vivere da adulti.
Forest Hymn for Little Girls: la foresta come scuola
Bonaventura, atelierista e videomaker indipendente, unisce con sicurezza la preparazione da insegnate con formazione artistica (propria del metodo reggiano) e la sua inclinazione da visual artist per creare un documentario a misura di bambino, riprendendo le sue protagoniste (Miya, Molly, Mila, Ellie, Nora, Vivienne, Kassie, Eliana, Isabel, Emma e Myra), tutte sotto i sei anni di età, immerse per alcuni giorni in una posizione piuttosto ampia di foresta americana. Parte del nido scuola Raintree nel Missouri, le future donne al centro del lavoro della regista, si muovono all’interno di un gruppo autonomo in un outodoor inteso come area gioco ideale per lo sviluppo della loro identità, spontaneamente portate al contatto diretto con la bellezza e i pericoli della foresta come fosse una vera e propria lezione in aula.
Il documentario di Sara Bonaventura propone un’alternativa possibile ai tradizionali metodi didattici
Lo sguardo attento e quasi invisibile della regista restituisce con distanza partecipata ad una crescita condivisa attraverso la simulazione del gioco, del camminare in gruppo, del cadere, del rialzarsi e del toccare elementi naturali come insetti e foglie. Le piccole apprendono in un ambiente estraneo alla didattica tradizionale certo; eppure è lì che fanno propri i concetti di sostegno, di aiuto, di pericolo, di attenzione, di minaccia – tutte coordinate esistenziali amalgamate nel film con animazioni in 2d di animali e creature che prendono forma magicamente, quasi a voler miscelare la loro esperienza con un’atmosfera fiabesca e ancor più a misura di bambino.
Creata da un team di giovani artisti indipendenti, l’opera prima di Sara Bonaventura mescola così docenza e mitologia, contemplazione curiosa e musiche ipnotiche, facendo sentire il passo indietro necessario al racconto sul e per i bambini, proponendo con suggestione e immaginazione una rivalutazione dei metodi e degli approcci educativi classici. Un’alternativa possibile e collaterale in un mondo in cui le generazioni future sono ancora in tempo di migliorare quelle precedenti.