Fuga in Normandia: recensione del film di Oliver Parker

Il decimo lungometraggio di Oliver Parker è un dolce e senile gioco a due sull’importanza della memoria, tanto quella dell’amore, quanto quella del dolore. Fugge per la stessa ragione il suo protagonista, Bernie Jordan, per tornare a quei luoghi che sono dell’anima, del ricordo e delle colpe mai realmente assolte. Irene e Bernie hanno certamente alleviato le reciproche ferite e cadute, ecco perché si aspettano, ecco perché sanno che da un addio, da una fuga e da un viaggio si torna sempre. Poiché l’amore, se reale, complice e comprensivo, non può far altro che restare. Fuga in Normandia è in sala da giovedì 20 giugno

Fuggiva dal campo di prigionia tedesco di Stalag Luft III, il capitano Virgil Hilts interpretato da Steve McQueen, nell’indimenticabile The Great Escape (La grande fuga) di John Sturges. Poco è cambiato, o forse molto a distanza di sessantuno anni. Poiché a partire da giovedì 20 giugno 2024, nelle sale cinematografiche italiane Lucky Red distribuisce The Great Escaper di Oliver Parker, tradotto per il pubblico italiano, Fuga in Normandia. Ancora qualcuno che fugge dalla guerra, anche se in questo caso, per sfuggirle bisogna tornare indietro, ai luoghi della memoria, del dolore, del trauma e della colpa. Non c’è più il vigore giovanile di McQueen, piuttosto la dolce anzianità di Sir Michael Caine.

Tornare alla guerra per ricordarla e dimenticarla ancora. Michael Caine e Glenda Jackson nel gioco a due del dolce amore senile

Fuga in Normandia: recensione del film di Oliver Parker

Bernie Jordan, meglio conosciuto come Il grande fuggitivo, non è un altro dei tanti personaggi cinematografici immaginati e costruiti ad hoc che Sir Michael Caine ha avuto il piacere d’interpretare, piuttosto il protagonista di una storia realmente accaduta e abilmente intercettata da Oliver Parker. Un film questo, capace di abbracciare un pubblico estremamente ampio, raccontando efficacemente l’amore, il tempo che passa e le colpe mai dimenticate. Così come i dolori e le ferite mai alleviate, seppur con una leggerezza ed un’eleganza davvero sorprendenti, anche se non rare nella cinematografia britannica.

Tornando al reale protagonista del film, ossia l’anzianità. Spesso accade che nel cinema della senilità, sempre più filtrato dai linguaggi della commedia o altrimenti del dramma, i protagonisti siano irrimediabilmente destinati a svanire tra dolori dell’anzianità e consapevolezza di un tempo che è sfuggito. Ragione per la quale tutto ciò che fanno è desistere, rassegnandosi. O al contrario, sorridendo dell’incapacità di non poter più fronteggiare le sorprese e gli accadimenti della vita.

I protagonisti di Fuga in Normandia invece sembrano non guardare affatto a ciò che il tempo ha causato loro, nonostante le malattie e le conseguenze inevitabili dell’invecchiamento del corpo e della mente. Non importa dunque che la fisicità non sia più quella di un tempo, ciò che conta è ricordare e a partire dalla forza della memoria, reagire e mettersi sulla strada, tanto rispetto all’amore, quanto rispetto al dolore.

Così come Ella & John – The Leisure Seeker e L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, anche Fuga in Normandia si fa ben presto cinema on the road dell’anzianità, con imprevisti e sorprese annesse. Bernie Jordan (uno straordinario Michael Caine) infatti, provvisto del suo carrello e bastone per deambulare, fugge dalla casa di riposo nella quale da qualche anno vive insieme alla compagna di una vita Irene (Glenda Jackson, che perfino nell’ultima interpretazione della vita, riempie l’inquadratura anche e soprattutto nei momenti d’assenza). L’occasione da non perdere è il 70° anniversario dello sbarco in Normandia. Bernie è un reduce e non può proprio mancare. Riuscirà però a tornare dal suo amore?

Quello che è certo è che se il sentimento è reale, profondo, complice e comprensivo, è sufficiente un solo sguardo e proprio in quest’ultimo è celata la promessa del ritorno, del non lasciarsi mai. Non è infatti la prima volta che Bernie parte, lasciando sola Irene, per poi tornare colmo di ferite da lenire e colpe da assolvere. È già accaduto e l’amore è rimasto saldo. Entrambi lo sanno e non possono far altro che attendersi, sperando che il viaggio, sia quello della vita, che quello della fuga di Bernie, faccia il suo corso. Tornare alla guerra per ricordarla e dimenticarla ancora, nella speranza che mai si ripeta, nella speranza che si scelga l’amore, giovanile o senile che sia.

Fuga in Normandia: valutazione e conclusione

Il decimo lungometraggio da regista di Oliver Parker è interessante e importante per moltissime ragioni, prima tra tutte, l’addio al palcoscenico di due interpreti che la storia del cinema l’hanno vissuta e resa tale. Glenda Jackson, scomparsa nell’estate del 2023 e Michael Caine, ritiratosi dalle scene dopo una carriera di grandi titoli e ruoli, i quali si accomiatano qui dal loro pubblico tra malinconia, sorrisi, albe sul mare e balletti non più energici e giovanili, piuttosto rallentati dagli acciacchi, ma mai dall’amore.

Fuga in Normandia è un film gentile, elegante e pacato sulla necessità di onorare la memoria. Quella dell’amore ritrovato e quella del dolore tragicamente elaborato. Poiché se è vero che non si sfugge mai realmente a nessuna delle due, è altrettanto vero che ripercorrerne i luoghi non può far altro che condurre ancora e ancora alla riflessione e alla consapevolezza d’aver vissuto e dunque d’essere stati spettatori sia delle luci, che delle ombre della vita.

Il dolce e senile gioco a due di questo film vi commuoverà e conforterà. Poiché Fuga in Normandia non è soltanto un’ottima dramedy, ma è anche e soprattutto un caldo abbraccio, che stringe senza più lasciar andare. Non importa quanto dolore ci sia stato, non importa quanto complesso sia mettersi in cammino, ciò che conta è restarci e talvolta, perfino fuggire.

Fuga in Normandia è in sala da giovedì 20 giugno 2024, distribuzione a cura di Lucky Red.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3