G20: recensione del film Prime Video con Viola Davis  

La recensione dell’action-thriller di Patricia Riggen con protagonista Viola Davis nei panni di una presidente degli Stati Uniti alle prese con un gruppo terroristico filo-russo. Dal 10 aprile 2025 su Prime Video.

Ad essere sinceri sin dall’inizio, alla notizia del rilascio su Prime Video di G20 il 10 aprile 2025 abbiamo subito storto il naso. Se si parla di distribuzione infatti il quando è spesso più importante, decisivo e determinante del come e del dove, tanto da arrivare a influire e segnare il destino di un qualsivoglia contenuto audiovisivo. Ecco perché la decisione dei programmisti del colosso dello streaming, avvalorata dai vertici della piattaforma guidata da Jeff Bezos, di distribuire una pellicola come quella di Patricia Riggen in un periodo caldo come questo, in cui la fiducia dell’opinione pubblica e non solo, nei confronti dei politici è ai minimi storici, non ci è sembrata particolarmente brillante. La nuova fatica dietro la macchina da presa della cineasta messicana è uscita proprio nel momento sbagliato, quando l’operato di Donald Trump, non ultima la questione dei dazi, ha scatenato un putiferio a livello mondiale. Viene da sé che propinare al pubblico un’opera con protagonista un Presidente degli Stati Uniti che deve vedersela con un gruppo di terroristi russi, mentre le venti nazioni più ricche della Terra si radunano in un albergo a cinque stelle in quel di Cape Town per valutare la nostra economia globale e cercare delle contromisure per risolvere la peggiore crisi alimentare degli ultimi decenni, non è proprio la migliore delle trovate. Ora se un film con una storia simile la pagherà cara lo potrà dire solamente il numero di visualizzazioni registrato nei giorni successivi all’uscita. Sta di fatto che l’operazione in questione non è partita con i favori del pronostico. Staremo a vedere.   

Su G20 pesa l’inconsistenza di una scrittura derivativa, piatta e priva di momenti di vera tensione

G20 cinematographe.it

Questioni politiche e di attualità a parte, che però non possono essere ignorare, motivo per cui sono state tirate in ballo, c’è anche il fatto che G20 non è neppure un prodotto del quale si sentiva la mancanza. Quello firmato dalla regista di Guadalajara è un film che non avremo difficoltà a dimenticare, perché meritevole di essere ricordato c’è ben poco, per non dire nulla. Ma andiamo alla base, alla radice di tutto, ossia al plot, che in questo caso è quanto di più derivativo, piatto, stereotipato, per nulla originale e di scarso interesse, ci possa essere e si possa mettere a disposizione di una storia. Lo “sforzo titanico” sta nell’immaginare che alla Casa Bianca ci sia la Presidente Danielle Sutton, una sorta di eroina di guerra che, servendo in Afghanistan, si è guadagnata pure la copertina del Times per le sue gesta eroiche. Tuttavia, sembra che i sondaggi non siano dalla sua parte, anche perché sua figlia Serena è insofferente ai protocolli, catturando l’attenzione dei media. Siamo alla vigilia di un G20 in Sud Africa, e allora per risanare il rapporto la la protagonista avrà la l’infelice idea di porta con sé tutta la famiglia. Peccato che ad attendere lei e gli altri Capi di Stato ci sia un gruppo di terroristi infiltrati, che prenderà in ostaggio tutti gli ospiti. Sfuggita alla cattura da parte dei suoi aggressori, la Sutton dovrà superare in astuzia il nemico per proteggere la sua famiglia, difendere il suo Paese e salvaguardare gli altri leader mondiali.

Viola Davis recita ampiamente al di sotto delle sue reali potenzialità e abilità interpretative, in un ruolo e in un film che non le valorizzano per nulla

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Letta così la mente non può non tornare ad Air Force One e ad Attacco al Potere con relativi sequel, ma quelli erano altri tempi. Le assonanze però restano, al punto da trasformare G20 in una versione al femminile che non aggiunge nulla di significativo, inedito o quantomeno di diverso in termini narrativi, drammaturgici e nel disegno dei personaggi. Insomma, cambiano gli addendi ma il risultato rimane pressoché lo stesso, come identica è la mission che motiva e regge il tutto, vale a dire il mero intrattenimento. Ed è a questo che ci si deve attaccare e del quale bisogna accontentarsi per evitare di pensare che si è solo sprecato del tempo prezioso a vedere un film che quasi sicuramente non si farà fatica a dimenticare con una certa rapidità. Nel marasma caotico, tra una ritorsione e l’altra, tra una sparatoria e un corpo a corpo, si finisce ad assistere al solito e ripetitivo iter, con scene come quelle degli scontri in cucina o nell’ascensore che ormai fanno parte del repertorio e che anche qui vediamo riproposte in maniera nemmeno troppo spettacolare e impattante dal punto di vista coreografico e visivo. Se poi queste vedono in azione Viola Davis nei panni di una presidente che per l’occasione rispolvera le sopite letali abilità militari e tattiche neanche fosse il Casey Ryback di Trappola in alto, passando dai campi di battaglia alla scrivania delle stanze del potere, la credibilità di certe scene dinamiche si abbassa drasticamente. Quando invece è chiamata a recitare l’asticella si rialza, ma i dialoghi in questo non l’aiutano. Per non parlare di Sabrina Impacciatore che presta il volto alla presidente del fondo monetario, sulla quale preferiamo non pronunciarci.

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E pensare che per scrivere una sceneggiatura così ridotta all’osso c’è voluto un team formato da quattro persone, che per la cronaca rispondono ai nomi di Caitlin Parrish, Erica Weiss e Logan & Noah Miller. Un quartetto, questo, che si è limitato ad assemblare situazioni e dinamiche già viste e sentire, prese qua e là per poi essere gettate in un pentolone pieno zeppo di minestra riscaldata. Tra l’altro il motivo per il quale il commando terroristico ha sequestrato i Capi di Stato, eludendo i controlli di sicurezza dei servizi segreti e delle scorte presidenziali della bellezza di venti – e sottolineiamo venti – super potenze partecipati all’evento con una simili facilità è davvero disarmante, è poco chiaro. La finta beneficenza per il bene comune della serie rubiamo ai ricchi per dare ai povere francamente non regge. E allora non resta che rispedire al mittente un prodotto nato sbagliato e distribuito al momento sbagliato.     

G20: valutazione e conclusione

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Una Viola Davis purtroppo ben al di sotto delle sue straordinarie capacità interpretative nei panni poco credibili di una Presidente degli Stati Uniti dai trascorsi militari che rispolvera abilità e tattiche belliche per liberare se stessa, i suoi familiari e i potenti del mondo dalle grinfie dei soliti terroristi filo-russi. Il risultato è un action-thriller che ripropone in versione femminile dinamiche già viste in altri film come Attacco al Potere. Ecco perché il tutto è prevedibile e poco coinvolgente, con scene e soluzioni che non aggiungono nulla alla causa. Il risultato è un ludico intrattenimento fine a se stesso che spesso lascia anche a desiderare tecnicamente, come nel caso dell’epilogo dove i VFX lasciano purtroppo a desiderare.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1.5
Sonoro - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Emozione - 1.5

2.1