Ghosthunters – Gli acchiappafantasmi: recensione
Ricordate i vecchi tempi in cui i fantasmini del cinema erano trasparenti entità umanoidi che passavano attraverso le mura e l’unica cosa in grado di catturarli era l’ingegnoso raggio protonico ideato da scienziati tutt’altro che convenzionali? La gelatinosa massa verde protagonista di Ghosthunters – Gli acchiappafantasmi, invece, si chiama Ghosty: un FMS (Fantasma Mediamente Spaventoso) rifugiatosi nella cantina di una casa di città dopo l’arrivo di uno spirito maligno all’interno del magnifico maniero che era sempre stato la sua dimora. A scoprirlo è il più piccolo della famiglia, un bambino timido ed introverso di nome Tom (Milo Parker) con il quale intraprenderà un’amicizia destinata a portarli in un’avventura tra realtà e miscredenze.
In Ghosthunters – Gli acchiappafantasmi il regista Tobi Baumann crea un mix perfetto, traendo spunto da pellicole come Men in black, Harry Potter e altri cult
Il film tedesco (primo capitolo di una trilogia) basato sul libro per ragazzi di Cornelia Funke Squadra cacciafantasmi e la pista di ghiaccio vede il contrapporsi di una componente umana e una digitale. A costituire la prima troviamo anche Anke Engelke. La comica e doppiatrice tedesca (dà voce anche a Marge Simpson) è Hetty Cuminella, l’acchiappafatasmi schietta e un po’ burbera che Tom dovrà pregare per farsi aiutare. Neolicenziata dopo una lunga carriera al CGI (Central Ghosthunters Institute), entrerà a far parte del curioso team con lo scopo di scacciare dalla città il malefico e gigantesco fantasma che minaccia di distruggerla attraverso una spessa coltre di ghiaccio.
La pellicola di Tobi Baumann ci perviene come il giusto mix di elementi che hanno fatto la fortuna di tante altre saghe: il modo in cui è strutturato il CGI ricorda piacevolmente il commando sotterraneo dove operano in segreto i Men in black; non è difficile cogliere elementi che rimandino immancabilmente al primo degli 8 film che hanno fatto di Harry Potter il mago più famoso del cinema. Scettici e troppo legati ai primi ed inimitabili acchiappafantasmi del grande schermo? Non disperate, la citazione è dietro l’angolo e non facile da cogliere; pronta per essere degustata dai “Cult-dipendenti” di un film che ha fatto la storia del genere in questione negli anni ’80: Ghostbusters.
Di sicuro non è semplice interagire all’interno del cast quando uno dei componenti non è altro che un cuscino verde tenuto a mezz’aria che verrà trasformato in un’animazione solo dopo tanto duro lavoro. Baumann lo sapeva bene e si è preoccupato di cercare un attore poco più che bambino in grado di non farsi sormontare dal peso della sfida:
C’è voluto tanto per trovare l’attore giusto. Nel primo colloquio con il direttore del casting ho detto:”Voglio per questo ruolo il miglior bambino che posso ottenere!” E devo dire oggi:”Non ho ottenuto il miglior bambino, ma ho ottenuto un attore. Uno degli attori più talentuosi che abbia mai conosciuto, nel corpo di un ragazzino di 11 anni”.
Inglese fin nel midollo, il piccolo Milo è al suo secondo film (dopo Mr.Holmes) e chiunque abbia avuto a che fare con lui è pronto a scommettere sul suo futuro da star del cinema. Tra lui e Anke Engelke è nato un feeling particolare che ha reso il set un posto dove poter lavorare in armonia e senza pressioni.
Non ci sono dubbi sul fatto che il personaggio di Ghosty sia il più divertente dell’intera storia: un fantasma molto più simpatico che terrificante, con una parlantina fuori dal comune, allergico alla musica di Beethoven e intollerante al succo d’arancia. Difficile non immaginarselo tra i personaggi da antologia pronti ad occupare un posto privilegiato sugli scaffali dei bambini sparsi per il mondo. Più arduo sarà trovare il suo vestito in tempo per halloween… Ma se non avete voglia di vedervi una porta sbattuta in faccia nel chiedere “Dolcetto o scherzetto?”, andate al cinema insieme a tutta la famiglia! Potrete sempre comprare caramelle e cioccolatini e usarli a mo’ di pop corn!