Gigi Miràcol – Ritratto di un uomo libero: recensione del film di Dimitri Feltrin
Un documentario intenso, un'opera particolare che vive di tutte le anime del suo protagonista.
Luigi Antonioli, in arte Gigi Miràcol, si presenta subito, di spalle, mentre cammina, mentre parla. Non ha paura di raccontarsi Gigi Miràcol e il suo carattere esonda qualsiasi argine e sembra che la sua personalità, le sue parole invadano anche il pubblico che guarda. Lui è il protagonista del documentario Gigi Miràcol – Ritratto di un uomo libero, scritto e diretto da Dimitri Feltrin che narra, attraverso le tappe di quattro stagioni, la vita di un uomo fuori dagli schemi, vignaiolo itinerante, poeta dialettale, saltimbanco e mangiafuoco.
Gigi Miràcol – Ritratto di un uomo libero: una personalità che prende tutto lo schermo

Gigi è il perfetto protagonista di qualsiasi storia, è tutto, sa fare tutto, si recicla e non ha paura di cambiare, cambia come cambiano il tempo e le stagioni. Come l’agricoltore semina a seconda della stagione, così Gigi sceglie che “abito” indossare, chi essere. Lui è segnato da esperienze intense, il suo corpo porta ancora cicatrici che lo rendono più di un personaggio, mani, testa, piedi, tutto si mette in moto per essere, esistere e vaga per il mondo alla ricerca (di qualcuno, qualcosa), pronto alla nuova stagione. Gigi è un eremita, si muove come se non avesse patria né casa e come se tutto il mondo fosse l’una e l’altra.
“Ho voluto cambiare tipo di vita, ho cambiato la vita, sistema, non un lavoro, capisci?!”
Gigi prende tutto lo schermo, è gigante perché ha tanta vita, tanta storia, c’è pienezza in ogni parola con il vino in mano, con i palloncini in mano, tra una parola di gioco e un intenso ricordo di ciò che è stato e forse non sarà più. Spiega il suo modo di vivere, è diretto, sincero, potrebbe essere un personaggio di uno di quei romanzi di cui uno si innamora e che vorrebbe conoscere.
“Qui c’è tutto quello che può servire. Ho un fuoco, ho riscaldamento quando ho freddo, ho un ventilatore per quando fa caldo. Non ho l’acqua corrente perché è peso in più. [….] Non mi manca niente”
Si “accontenta” di ciò che ha, a lui non serve molto, abita in un camper, lui conosce la terra, la ama e proprio quest’ultima lo accoglie. Le stagioni infatti dettano il tempo del film, come il tempo di Gigi, scandito dai suoi viaggi tra le viti e le cantine, le sue performance di giocoleria e mangiafuoco, La sua vita è celebrazione di libertà e indipendenza, nelle sue parole, nei suoi occhi c’è anche malinconia per una vita che sta invecchiando, ma che non smette mai di celebrare la libertà e la bellezza di ciò che lo circonda.
Gigi Miràcol – Ritratto di un uomo libero: il racconto di un uomo e di tutte le sue sfaccettature

La narrazione si costruisce su tutte le esistenze di Gigi, su tutti “i sé” che ci presenta, si dipana anche attraverso le poesie nel dialetto di Fregona di Gigi, che raccontano il passaggio del tempo e la sua visione della vita, dalla giovinezza alla vecchiaia. Il protagonista spiega cose che potrebbero non essere interessanti per tutti (le gelata, la potatura, le coltivazioni) eppure rende tutto affascinante, una lunga e avventurosa poesia perché lui ama tutto, affronta tutto con giocosa passione. Metaforizza la natura, il suo vino è “antologico”, gli assomiglia, è acido un po’ come lui, poi gioca con il fuoco, fa i cuori di palloncini da dare ai bambini.
Parla di vino, lo fa decantare nel bicchiere, lo annusa, lo assapora, i bicchieri si riempiono e vengono bevuti e lo spettatore viene catturato da questa storia.
“Non riesco a trovare la baldanza dentro per essere così grintoso in questo momento”.
L’atmosfera dunque non è mai solo di festa, ma riflette anche la solitudine esistenziale di un uomo che, pur circondato da molti, porta con sé un peso di nostalgia e riflessione profonda e lo percepiamo non solo dalle poesie che scrive ma anche dai suoi occhi e dai suoi pensieri.
Gigi Miràcol – Ritratto di un uomo libero: valutazione e conclusione

Gigi Miràcol è un documentario intenso, un’opera particolare che vive di tutte le anime del suo protagonista. Il suo autore narra la storia con un occhio curioso e profondo come lo spettatore che rimane folgorato di fronte a quest’uomo così speciale e libero. Feltrin scrive la storia di uno che non solo ha abbracciato la vita in tutte le sue forme e esiste trasformandola quotidianamente in arte, viaggiando in camper da un angolo all’altro d’Italia.