Gioco pericoloso: recensione del film con Elodie

Gioco pericoloso stride, scricchiola ed è pericolante.

Lucio Pellegrini torna al cinema con Gioco pericoloso dopo una pausa di alcuni anni che l’hanno visto impegnato in numerosi prodotti televisivi di successo. Con un cast che vede protagonisti Adriano Giannini, Elodie ed Eduardo Scarpetta, nel film i tre creano insieme una sorprendente alchimia. Eppure il film che vede produttori Matteo Rovere, Sidney Siblia insieme a Groenlandia, Vision Distribution e Sky, non convince del tutto, seppur abbia una trama, dei personaggi e anche una serie di chiavi di lettura e punti di vista che esulano dalla storia e che potevano essere interessanti, oltre che non ampiamente esplorati in Italia. Tutto parte dal personaggio di Peter, nome di un’artista alla ricerca della performance che gli salverà la vita e della sua casuale e improbabile amicizia con un critico d’arte, Carlo. Un’amicizia che porta Peter ad entrare sempre di più nella vita di Carlo e a conoscere la sua compagna Giada, con la quale non va d’accordo fin da subito.

Gioco pericoloso gioca con il suo pubblico e con i suoi personaggi

Gioco pericoloso - cinematographe.it

Dal vizio alla tentazione, dall’intrigo all’erotismo, fino al voyeurismo, gli accenni sono dichiarati, ma mai preponderanti, e il thriller è l’unico genere che si può riferire a Gioco pericoloso. E se l’ambientazione, fatta si spiagge, boschi e pinete ha qualcosa di magico e fiabesco, il film inizia ad assomigliare sempre di più a una favola nera, a quei finali raccapriccianti che realmente avevano le fiabe, prima di essere cambiate per adattarle al pubblico al quale si credeva fossero destinate. Gioco pericoloso di Lucio Pellegrini è infatti un gioco, di seduzione, di attrazione e gelosia, una storia dal gusto macabro e perverso, un richiamo ammaliatore nella condivisione di un ricordo da cancellare. Tra realtà e finzione, tra verità e fantasia, in Gioco pericoloso il confine diventa labile perché è la mente umana e la creatività di cui si nutre a poter definire qualcosa come concreto, effettivo, esistente e vero.

Il tormento visibile negli occhi di Giannini, il ghigno irrisorio di Scarpetta e il fascino incantatore di Elodie non scompaiono quando la conclusione che, pur avendo un colpo di scena, non riesce però a sorprendere. Che sia perché tutto è già stato visto, o perché ormai stupire con quel tipo di plot twist non può funzionare sempre, rimane il dubbio che si tratti di un tentativo di non voler dire cosa è accaduto, di non voler accertare chi sia il vero manipolatore e chi il manipolato, e di affidarsi al senso originario del thriller. Quello di provocare tensione, di dar vita alla suspence e perpetrare nell’attesa continua di un qualcosa che non ha bisogno di sconvolgere. Però nella connessione con l’arte, nella domanda su cosa sia un’opera d’arte e se questo dipenda da chi l’ha creata o chi ne usufruisce, Gioco pericoloso poteva essere qualcosa di più.

Lo spietato affascinante universo dell’arte

Gioco pericoloso

Un mondo dove è lampante la barriera tra artista e critico d’arte, portava ad accettare lo stereotipo di un cinema che insegna che uno sconosciuto potenziale amico che si presenta a casa, in particolare se questa è una villa, è sempre una figura del quale non fidarsi. È poi proprio da questo che nascono i pregi di Gioco pericoloso che alla residenza moderna e di design aggiunge una magione abbandonata, un edificio lugubre e spettrale e le cui pareti sembrano sussurrare le reminiscenze accadute in quelle stanze. Come diversi punti di vista in base a chi si trasforma in villan e chi in vittima, non rendendo mai certo chi lo sia realmente. Come anche i personaggi: la Giada di Elodie, e le figure maschili, sono tutti protagonisti complessi, con obiettivi precisi, e con migliaia di equivoci che si insinuano man mano che situazioni e stranezze si diradano e chiariscono.

Figure vibranti e tormentate, dal passato e dalla gelosia, dal sospetto e dalla paura, da un senso di possessività e dall’attrattiva di vivere un amore esclusivo. Tutte le interpretazioni hanno poi una loro peculiarità, anche se indubbio è che il personaggio più riuscito e meglio caratterizzato sia quello di Giannini al quale l’attore dà vita, come sempre, alla perfezione. Un uomo che non riesce a slegarsi dalla realtà dei fatti, ma che al tempo stesso vive nel dare sfogo a quei racconti e quelle figure che esistono solo nell’estro di un animo che non riesce ad esprimersi, che rimane incastrato nelle storie che lui stesso ha creato, nei rapporti che lui stesso ha instaurato con quelle persone a cui lui stesso ha dato vita. E che tutto si può ridurre alla visionaria dannata convinzione che, da qualche parte nel mondo, quel microcosmo di anime e copri esistano davvero.

Gioco pericoloso: valutazione e conclusione

Gioco pericoloso

Gioco pericoloso stride, scricchiola ed è pericolante proprio come la villa dove sembra essersi consumato un delitto efferato. E se i personaggi, l’arena artistica che si interseca a quella naturalistica e la storia nella storia erano tutti espedienti che potevano funzionare, Gioco pericoloso sarebbe stato un film che forse peccava di originalità, ma che nel complesso aveva dalla sua quello di essere un thriller definito e compatto, che seguiva i dettami della narrazione e che, con qualche prevedibilità, riusciva a coinvolgere senza cadere nella cruenta violenza che ci si aspettava. Ma non è così, perché neanche la buona recitazione e la fotografia che alterna luminosità e buio, in un contrasto di luci e ombre, salvano del tutto il film. Allo stesso modo non ci riesce neanche la concezione e l’interessante idea di personaggi che bramano la possibilità di assorbire tutte le energie e i sentimenti più puri dell’uno e dell’altro, lasciando spazio solo al peggio di sé, al disagio, alla negatività e forse alla violenza più interna e nascosta, che uscendo fuori, può portare a un altro livello di creatività.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2.5