Giotto e il sogno del Rinascimento: recensione del documentario d’arte
Giotto e il sogno del Rinascimento, in sala dal 6 novembre 2023, è il racconto di una città, Padova. Di un'epoca irripetibile, il Trecento. E di un'arte inimitabile.
Espressione di un filone che il pubblico italiano ha dimostrato di seguire con molto interesse, il documentario d’arte, scoperta e riscoperta di segreti e meraviglie dello sterminato patrimonio culturale italiano, Giotto e il sogno del Rinascimento arriva nelle sale del nostro paese dal 6 novembre 2023, Diretto da Francesco Invernizzi e prodotto da Magnitudo Film; conclusa la collaborazione con Nexo Digital, interviene anche in qualità di società distributrice con Magnitudo Distribution. Le coordinate spazio temporali sono molto rigorose. Un secolo, il XIV (il Trecento), che prepara il terreno, nel campo dell’arte e non solo, a innovazioni che segneranno i secoli a venire. Una città, Padova, crocevia di intensi scambi commerciali, teatro di intrighi politici e culla della cultura. E un pittore che non è solo un pittore. Un visionario, un rivoluzionario del mezzo. Giotto di Bondone, più semplicemente, Giotto.
Giotto e il sogno del Rinascimento: il pittore giusto, la città giusta e il momento giusto
Ma non è un documentario su Giotto e basta, per quanto il materiale non mancherebbe, oltre a un pubblico disposto ad ascoltare. Giotto e il sogno del Rinascimento parte dall’analisi della tecnica, delle scelte e del percorso umano e artistico del grande pittore, nato in un piccolo paese della valle del Mugello nel 1267, morto a Firenze nel 1337, per allargare lo sguardo. Non è una novità. Ogni grande opera d’arte nasce dall’intreccio di tanti fattori ed è doveroso sofrzarsi di illuminarle tutte, queste variabili così decisive: il gusto dell’artista, i desideri del committenti, la risposta del pubblico, il giudizio delle generazioni, il contesto sociale ed economico.
Il Trecento è secolo di Repubbliche Marinare e Comuni, di grande fioritura degli scambi commerciali e di apertura alle novità. Proprio il dinamismo imprenditoriale delle grandi famiglie che fanno ricca Padova e ne decidono gli equilibri politici, gli Scrovegni, i Carraresi, assegna alla città un ruolo centrale nel panorama artistico dei territori veneti, del Nord Italia, del paese. E, dal momento che l’Italia è qulacosa in più di un’espressione geografica – laboratorio di innovazioni sociali, politiche e culturali – dell’Europa intera. Francesco Invernizzi sa però che non basta mostrare Padova e il suo contesto, per rendere accessibili allo spettatore l’arte di Giotto e le meraviglie della pittura veneta. Occorre creare un ponte tra passato e presente, mostrare il moderno nel Trecento e il Trecento nascosto nel 2023. Detto fatto.
Giotto e il sogno del Rinascimento insegue la modernità dove è più facile trovarla. Giotto è un pittore, un trasgressivo, un felice provocatore. Un rivoluzionario. La sfida è intervenire sullo spazio statico, unidimensionale, delle pareti della Cappella degli Scrovegni, a Padova – il ciclo pittorico che è il suo indiscusso capolavoro – per raggiungere il massimo grado di profondità e spessore. Come? Lavorando sull’emotività delle figure e sulla prospettiva, che non è ancora quella codificata e modellata dal Rinascimento, ma una prima interessantissima innovazione. Ecco, Giotto è letteralmente un visionario che usa i mezzi a sua disposizione per forgiare un linguaggio nuovo. Partendo dalla riscoperta del passato, circoscrive il presente e prepara la strada per il futuro. La modernità che interessa al documentario, tuttavia, non si ferma qui.
Padova: arte, politica e il culto dell’immagine
Giotto e il sogno del Rinascimento non si esaurisce nell’esplorazione di una traiettoria artistica esemplare. Padova, fissata nell’immagine che offre di se stessa in un secolo cruciale, è la protagonista (neanche troppo) occulta della storia. Raccontata dai luoghi: il Palazzo della Ragione, la Cappella degli Scrovegni, la Basilica di Sant’Antonio. Definita dalle famiglie che ne hanno scritto la storia: degli Scrovegni si sa molto, quasi tutto, per via dei rapporti con Giotto, ma la grande dinastia del Trecento padovano è quella dei Carraresi, signori e padroni, politici, imprenditori, guerrieri e mecenati. Molti i nomi illustri che percorrono le sue strade: Francesco Petrarca, che troverà riparo in un momento delicato. Giusto de’ Menabuoi, che si occuperà del Battistero, altro luogo chiave. Donatello, il grande del Quattrocento padovano: un secolo dopo Giotto, smarrita l’indipendenza (è Venezia che comanda), la città è ancora magnete per artisti di prima grandezza.
Il racconto degli anni decisivi per la città e il ritratto dei suoi illustri concittadini è riservato dalla regia di Francesco Invernizzi al contributo di personalità e competenze eterogenee. Silvia Gorgi e Matteo Strukul, scrittori e sceneggiatori, precisano il quadro storico. L’Assessore alla Cultura del Comune di Padova, Andrea Colasio, chiarisce i nessi tra evoluzione della città e contributo artistico. Rita Deiana e Zuleika Murat, studiose, scendono nel dettaglio della straordinaria creatività dei luoghi e delle opere. Un’incredibile modernità; si torna sempre lì. Non riguarda solo Giotto e le sue innovazioni, c’è molto altro.
Il moderno nel Trecento di Giotto e il Sogno del Rinascimento è dappertutto. Nel ruolo delle donne, non solo spose e madri ma anche committenti. Nel peculiare rapporto tra arte, immagine e politica. Quando Enrico Scrovegni compra un pezzo di terra riservata a rappresentazioni sacre per edificare l’omonima Cappella, non lo fa spinto da sola devozione religiosa. Una fortissima volontà di autocelebrazione, un afflato di propaganda, uno specifico storytelling, una narrazione – ecco la straordinaria modernità – ne ispira la costruzione e motiva le sue azioni. Giotto si adegua, confrontandosi con le necessità della propaganda, senza sminuire la sua integrità di artista. Il punto di forza di Giotto e il sogno del Rinascimento è cogliere l’esatta natura di questa sfida, centrale a ogni artista e a ogni epoca. Lavorare all’interno di un sistema, accettarne le regole e le limitazioni, misurarsi con ideologia, profitto e propaganda, conservando la spontaneità di una visione. Ieri come oggi; Giotto e Martin Scorsese, in fondo, sono quasi fratelli.
Giotto e il sogno del Rinascimento: conclusione e valutazione
Dante e Giotto si conoscono, si stimano, forse hanno combattuto insieme, vengono dalla stessa terra. I rispettivi capolavori sono quasi contemporanei, nel senso che la Cappella degli Scrovegni è del primissimo Trecento mentre la Commedia degli anni venti. Inconsapevoli, si muovono in sincrono, agitati da una preoccupazione comune: mentre l’uno definisce i contorni dell’arte e della pittura italiana, l’altro codifica una lingua e un sentimento nazionale. Questa è solo una delle tante parentesi e digressioni (digressioni?) affrontate da Giotto e il sogno del Rinascimento, un documentario che vuole essere l’intreccio di molte cose: storia dell’arte, di una città, Storia. L’ambizione è di raccogliere tutti i pubblici, la curiosità degli studenti, l’interesse dei dilettanti e il puntiglio degli esperti. Decisivo raggiungere l’equilibrio tra la convenzionalità della forma narrativa e la potenza, difficile da imbrigliare, dell’arte filmata.