Glassboy: recensione del film di Samuele Rossi con Loretta Goggi
Un racconto magico, ad altezza di bambino, che prende la mano dell'adulto alla riscoperta della libertà. Glassboy, regia di Samuele Rossi, è disponibile dal 1° febbraio sulle principali piattaforme on demand.
Vincitore del premio ECFA come Miglior Film Europeo per Ragazzi al PÖFF | Tallinn Black Nights Film Festival e presentato in anteprima nazionale come unico film italiano alla 50esima edizione del Giffoni, Glassboy è l’ultimo film del regista e sceneggiatore Samuele Rossi che si ispira alle vicende narrate nel romanzo Premio Andersen “Il Bambino di Vetro” di Fabrizio Silei. Distribuito da Solaria Film in collaborazione con Minerva Pictures il film sarà disponibile dal 1° febbraio sulle piattaforme on demand (Sky Primafila, Google Play, Infinity, Apple TV, Chili, Rakuten TV, The Film Club e Io resto in Sala).
L’undicenne Pino (Andrea Arru) soffre di una grave forma di emofilia, una malattia ereditata dal nonno materno che gli impedisce di vivere normalmente la sua infanzia. A distanza di sicurezza, ad un passo dal sapore della libertà, l’unico contatto di Pino con il mondo esterno sono i suoi fumetti e il binocolo con cui spia i suoi coetanei da una finestra. Oggetto delle sue attenzioni è il gruppo degli Snerd, guidato dalla leader Mavi (Rosa Barbolini) con cui Pino riesce ad evadere dalla sua condizione proiettandosi in un mondo normale fatto di merende e gare in bicicletta. Ad osteggiare il sogno di una vita comune, simile a quella di tutti i ragazzi della sua età, è la dispotica nonna Helena (Loretta Goggi) che provata dalla morte prematura del marito teme di poter perdere il nipote e aiutata dal braccio destro Fidenzio (Massimo De Lorenzo) tenta in ogni modo di controllare la vita di Pino e quella dei suoi genitori iperprotettivi Elisa (Giorgia Wurth) e Giorgio (David Paryla). Con l’aiuto degli amici Mavi, Ciccio, Mei e Domenico, Pino conquista il suo spazio di libertà, affronta la paura del domani e lascia cadere ogni barriera. Vai con la “ma’ʒia“!.
Glassboy: un gioiellino italiano dal sapore spielberghiano
Il film di Samuele Rossi è una summa dei riferimenti “attraversati e vissuti come spettatore”, dai Goonies ed E.T – L’extraterrestre a Stand by Me, da Hook all’universo Disney con Crudelia De Mon e il perfido maggiordomo Edgar, opere in cui l’infanzia veniva disegnata come l’unica possibilità di superare le fragilità. “Nella sua autenticità Glassboy riflette il desiderio di cambiare i paradigmi del settore, di affrancare il genere dal tetto di mediocrità cui viene spesso relegato. Abbiamo accolto questa sfida con coraggio e consapevolezza nella speranza di dar vita ad un film incisivo che mostrasse nella storia e nella sua estetica l’importanza della genuinità dell’infanzia”.
In Glassboy realtà e fiaba si tendono la mano, si incontrano e si amano, esaltandosi a vicenda come nei migliori capolavori di genere. Il valore del contatto umano, la necessità di vivere oltre ogni dolore o timore, la purezza di una gara in bicicletta e l’autenticità di un ritrovo comune come una piazza. Un ritorno al fanciullino, a quelle sensazioni tattili e olfattive impresse nella memoria dell’adulto e difficili da abbandonare. Samuele Rossi esalta i ricordi, le emozioni genuine delle prime volte, il contrasto tipico della crescita e lo scontro generazionale. La figura di Pino si scopre lentamente, viene alla luce libera da schermi, finestre, tende, forte della sua sola immaginazione e dell’universo fantastico che è in grado di creare. In questa storia universale senza tempo realtà e fantasia coincidono, messe in risalto dalla splendida fotografia di Ariel Salati.
Vai con la “ma’ʒia“
Il tocco di Samuele è un tocco delicato, naturale e spontaneo, teso ad esaltare ogni personaggio con le sue peculiarità. “Lavorare con un cast di bambini è stato incredibile, spontaneo, immediato. Forse perché conservo dentro di me una spiccata parte bambina, o forse perché avendo ancora ben nitido il ricordo dell’infanzia cerco costantemente di ricrearne la magia nella vita di tutti i giorni“.
Glassboy accoglie le fragilità, le perdona e le valorizza, le protegge offrendo come riparo un’amicizia su cui farsi forza. È un racconto di formazione che sulla scia dei grandi classici, letterari e cinematografici, punta a trasformare la diversità in unicità, a rendere possibile l’impossibile e a colorare gli eventi sotto la luce genuina dello “sguardo bambino“. La presenza di un cast giovanile non deve far pensare ad un film esclusivamente per ragazzi, tutt’altro. Glassboy è girato “ad altezza di bambino” ma conduce sapientemente l’adulto per mano attraverso le emozioni e le sensazioni pure e genuine dell’età infantile. Se l’intento era quello di “regalare una magia” Glassboy conquista di diritto il suo posto nel mondo, cinematografico e fantastico.