Gli altri: recensione del film di Daniele Salvo
Gli altri è un thriller psicologico che conduce lo spettatore dentro un labirinto. Ida Di Benedetto è meravigliosamente calata nella parte!
“Quarantacinque anni mi ha aspettato”, si apre così con un narratore che accompagna lo spettatore dentro la storia di Gli altri, diretto da Daniele Salvo, tratto dal romanzo di Michele Prisco, film che arriva al cinema il 30 novembre 2023. Salvo racconta, attraverso il corpo attoriale di Ida Di Benedetto, di Amelia, una donna che vive sola nel cuore di una città del sud degli anni Cinquanta. Un giorno riceve una notizia, un uomo, Felice, invoca il suo nome sul letto di morte. Amelia non conosce nessun Felice e neppure l’uomo che la invita a seguirlo, eppure scatta qualcosa di misterioso in lei che la spinge a seguire contro ogni ragione lo sconosciuto, e si apre per la donna qualcosa di incredibile.
Gli altri: un caso fortuito porta Amelia ad entrare nel gorgo della vita
Sandrino: “Mi scusi signora”
Amelia: “Signorina, prego. Voi chi siete?”
Sandrino: “Signorina, cercavo la signorina Amelia Jandoli”
Amelia: “Sono io la signorina Amelia Jandoli”
Sandrino: “Voi?”
Da questo punto ha inizio Gli altri, dal momento in cui Sandrino Caridei (Lorenzo Parrotto) bussa alla porta di Amelia perché pensa che sia la donna di cui è innamorato suo fratello, Felice; è quello il nome femminile che l’uomo invoca mentre è vicino alla morte. Sandrino apre un vaso di Pandora che prende Amelia e la conduce in un gorgo da cui è difficile uscire. Lei è turbata, afferma sulla porta di casa sua di non conoscere nessun Felice – lo stupore è dettato anche dalla differenza di età tra i due, il morto ha 25 anni, Amelia è una donna adulta – e anche il giovane è piuttosto stupito, mentre l’una cerca di prendere tempo, l’altro incalza. Lo sconosciuto insiste e lei, alla fine, accetta. Arrivata a casa Caridei, scoprono la triste notizia: Felice è morto e suo fratello non è riuscito a salutarlo.
Gli altri è un’investigazione, è la ricerca del bandolo della matassa, è una riflessione sull’identità. Amelia, immersa in un buco nero di domande e di riflessioni, incastrata tra personaggi e storie di altri, vuole scoprire chi ha rubato il suo nome, quale mistero si celi dietro a Felice e alla sua “Amelia” ma per farlo ha bisogno di elementi in più ed è proprio Sandrino ad aiutarla. La città diventa un labirinto intricato, le cui vie, i cui androni sembrano allucinate braccia, mani, gambe, dotate di un pensiero in grado di cambiare “toponomastica” e far smarrire Amelia. Lei sta cercando la donna misteriosa che le ha rubato il nome e si trova all’interno di un destino, di una storia d’amore ormai priva di futuro. La donna è insegnante di ricamo e cucito in un educandato e forse per questo prende le fila delle vite dei personaggi, le mette insieme, scioglie i nodi e comprende come legare insieme i vari pezzi.
Una donna da insegnante a investigatrice
Amelia ha sempre vissuto da sola, al riparo del mondo, lontano da tutto ciò che smuove sentimenti e scioglie ghiacci, per questo ora è stupita, risvegliata da tutta questa vita che prima le era stata in parte così distante. Basta poco alla donna per comprendere chi è colei che le ha “rubato” l’identità, è sufficiente un piccolo cenno quando per strada lei e Sandrino incontrano qualcuno.
Gli altri si sviluppa soprattutto in interni, scuri e bui, spesso ansiogeni, le persone diventano quasi ectoplasmi, mostri che vogliono prendersi Amelia e “divorarla” per sapere, conoscere, ci sono esterni ma sono strade, luoghi di un tempo che non c’è più, luoghi nascosti, misteriosi o luoghi in cui avvengono incontri clandestini. Tutto gira intorno ad Amelia, una donna che ha sempre vissuto ai bordi della propria esistenza ed ora viene portata al centro delle cose, proprio mentre cerca verità, scopre, tira una linea tra i puntini, si scopre un’altra, più forte, più vitale. Una donna nuova, sembra un paradosso, un’altra donna che le ha rubato il nome l’ha resa molto più se stessa di quanto fosse mai stata prima. L’enigma di questa “seconda Amelia” le farà comprendere molte cose che riguardano gli altri e la fa essere molto più empatica.
Se nella prima parte la tensione è ben calibrata, l’ansia sale e lo spettatore si sente parte di un thriller psicologico che coinvolge, nella seconda parte il ritmo cala. A entrare nella storia d’amore tra Felice e (la finta) Amelia c’è la Storia, quella con la S maiuscola. Si sentono la fame e la miseria, il desiderio di andarsene da quella terra che poteva dare poco, emigrando si sperava di darsi una possibilità.
Gli altri: valutazione e conclusione
Gli altri è un thriller psicologico che conduce lo spettatore dentro un labirinto da cui solo Amelia può fuggire, riuscendo a risolvere il mistero. Di Benedetto – è stata sua l’idea di realizzare un film tratto da questo romanzo – porta con sé il suo immenso talento e la sua carriera che le danno forza in ogni parte del corpo, in ogni gesto, in ogni parola, nulla è lasciato al caso, sa dosare perfettamente il suo “strumento”. Domina sguardo e ogni minimo segno del suo viso, ogni parola. Soprattutto nella prima parte del film lo spettatore è molto coinvolto nel mistero, poi si perde un po’ perché c’è qualche elemento di troppo che fa perdere l’orientamento.