Gli uomini d’oro: recensione del film di Vincenzo Alfieri

Vincenzo Alfieri per il suo secondo film Gli uomini d'oro si dedica al crime, un'opera attenta alla propria estetica e alla propria composizione sonora.

Gli uomini d’oro sono quei personaggi, protagonisti di un colpo molto grosso, che non lasciano vittime sulla loro strada. Un gioco da maestri, in cui il bottino viene riscosso senza lasciare danni. Un’opera pulita, priva di incidenti pur essendo ad alto tasso di rischi. Ed è quelli che Vincenzo Alfieri mette in campo, che compongono il suo secondo lungometraggio da regista e attorno cui i suoi personaggi gravitano. Figure più importanti del crimine stesso, anime macchiate da un misfatto che ne segnerà il domani, portando con sé le dovute conseguenze.

Fabio De Luigi, Edoardo Leo e Giampaolo Morelli sono Gli uomini d’oro coinvolti nel furto messo in piedi da Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Giuseppe G. Stasi e Alfieri stesso, sceneggiatori che nell’approcciarsi a fatti di cronaca vera ne estraggono il potenziale cinematografico, per renderlo fulcro di una storia che va continuamente definendosi a seconda delle sfumature che quest’ultima assume di angolazione in angolazione. Un lavoro che tratteggia ognuno dei suoi risvolti con il più indicativo dei toni, integrando alle atmosfere anche i caratteri dei suoi protagonisti e dividendoli in capitoli lì dove la pellicola va poi assemblandoli.

Gli uomini d’oro: dalla storia vera all’estetica cinematografica del film di Vincenzo Alfieri

Gli uomini d'oro cinematographe.it

Playboy, cacciatore, lupo. Tre protagonisti, tre realtà che si mostrano all’inverso nel proprio quotidiano. Destinati a incrociarsi, scontrarsi, a legarsi. A distruggersi per lo scopo che ritengono per loro necessario. C’è chi vuole scappare in Costa Rica, aprire il suo chiringuito e inseguire la fortuna. Chi vuole soltanto la stabilità per la propria famiglia, senza dover più mettere sottochiave il telefono o abbassare le luci in salotto pur di risparmiare. Infine, c’è chi con quei soldi pagherebbe tutti i suoi debiti, chiuderebbe finalmente con il passato e, magari, sposerebbe anche la donna che tanto lo fa infuriare. Ma anche quando i colpi vanno a segno, è con i propri complici che si deve avere a che fare, sempre che non si decida di proseguire in solitaria…

Diverse diramazioni, un’unica estetica omogenea e conforme. È lo stile de Gli uomini d’oro, differente nell’espressività di ogni suo personaggio, ma formalmente uniforme nell’insieme globale che va unendo i vari attributi della pellicola. Un film che mostra con convinzione e coraggio la volontà di un cinema che si interessa a tutti gli aspetti che modellano la propria colonna vertebrale, asse che mantiene insieme la solidità del racconto e non permette che vengano trascurati quegli elementi compositivi, che trovano nella superficie delle immagini e nel sonoro le migliori qualità della pellicola.

La colonna sonora di Francesco Cerasi si fa filo conduttore costante con la sua massiccia presenza ne Gli uomini d’oro, stabilendo la frequenza emotiva incalzante e dura della pellicola, talmente opprimente eppure mai invasiva, come il furto che sovrasta i personaggi, ma non diventa mai centro pulsante del film. Melodie che danno senso alla personalità dell’opera, che mescolano insieme gli anni Novanta, decennio d’appartenenza della storia, e un’aria da crime contemporaneo, con un proprio temperamento che va ridefinendo i diversi generi cinematografici perseguiti dal film. Tutto esaltato da un tappeto sonoro che non sorvola sui dettagli ambientali e i rimandi sottili connessi poi dal montaggio, per una pellicola che ha cura della propria fattura e entra nell’analisi di ogni suo singolo particolare.

Gli uomini d’oro: Fabio De Luigi ed Edoardo Leo i personaggio “d’oro” di Alfieri

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Inseriti in territori inconsueti per i loro trascorsi, irrigiditi nell’aspetto e nelle maniere dei loro personaggi, Fabio De Luigi e Edoardo Leo trasformano la fisionomia e il volume della propria recitazione per dare prova di grande rigore nel film di Vincenzo Alfieri. Se è nella fisicità che Leo dà modo al suo ex pugile di esternare con violenza la propria inadeguata aggressività, spinta dalle provocazioni della compagna e dall’esigenza di dimenticare definitivamente i conti che ancora gli restano da pagare, è nella compressione di un animale in gabbia che De Luigi manifesta i disagi del proprio ruolo. Nell’ansimare costante e sommesso di un uomo ordinario immerso nelle difficoltà familiari di ogni giorno, è il suo ruggito feroce e prevaricatore a renderlo uno dei personaggi più intriganti della carriera dell’attore, nonché colui che si pone come centro autentico della pellicola.

Un heist movie che ribalta gli stilemi per perseguire i propri dettami registici e visuali, realizzando un’opera che fa delle rifiniture la sua vera forza. Un bottino che Vincenzo Alfieri può portare con soddisfazione a casa, senza doverne nascondere i risultati e potendone, anzi, largamente godere.

Gli uomini d’oro, prodotto da Italian International Film con Rai Cinema, sarà nelle sale dal 7 novembre, distribuito da 01 Distribution.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.4