RomaFF13 – Go Home – A Casa Loro: recensione del film di Luna Gualano
Un horror metaforico che cerca di farci riflettere sulla discriminazione.
Go Home – A Casa Loro è un film presentato durante la 13a edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella Città, diretto da Luna Gualano e con un cast composto da Antonio Bannò, Sidy Diop, Shiek Dauda, Cyril Dorand Domche Nzeugang e Pape Momar Diop.
Il film è ambientato in un centro di accoglienza di Roma, la cui apertura ha creato sdegno e insofferenza tra i cittadini. Durante una manifestazione di militanti di estrema destra, evidentemente contro l’accoglienza e contro i clandestini, scoppia una rissa tra i manifestanti ma la violenza porta più di qualche frattura. Improvvisamente degli zombie cominciano ad aggredire la folla e solo un uomo riesce a sopravvivere: Enrico troverà rifugio proprio nel centro di accoglienza e sarà costretto ad andare contro le sue convinzioni e a collaborare con gli ospiti della struttura per poter sopravvivere.
Go Home – A Casa Loro è un horror metaforico, un film sugli zombie ma il cui intento principale è far riflettere sulla discriminazione e sull’odio razziale che sta dilagando in Italia, soprattutto fra i più giovani. Il film di Luna Gualan dona la possibilità di vestire i panni di alcuni migranti, ribaltando la prospettiva e lasciando che il loro punto di vista si compia in una narrazione molto lontana dal reale, ma non per questo indecifrabile.
Evidentemente l’apocalisse zombie è solo un velato pretesto per affrontare tematiche serie e tristemente attuali; come fece lo stesso Romero nel suo celeberrimo Dawn of the Dead, realizzando una critica all’era del consumismo e all’omologazione, così Go Home – A Casa Loro porta avanti una lucida accusa contro la dissoluzione della società, che sta inglobando nuovamente attitudini e condotte fasciste, il cui bersaglio sono molto spesso migranti e clandestini.
Go Home – A Casa Loro: la metamorfosi zombie come dissoluzione della società
Il film raduna la discriminazione, la paura e l’odio che imperversa nella mente di molte persone e lascia che queste percezioni errate si confrontino con la realtà dei fatti e con coloro che abitano quei centri di accoglienza, persone sole, spesso spaventate ma anche coraggiose, che non rinunciano alla propria umanità. Il film è meravigliosamente multiculturale, composto da tante voci, tanti sguardi e lingue diverse: ci sono scene in cui i dialoghi sono in italiano, inglese, francese, arabo e altre in cui i personaggi parlano diverse lingue africane.
Ciò ci dà un’idea molto ampia e concreta di ciò che accade realmente in un centro di accoglienza, dandoci una visione di quelli che sono anche i piccoli gesti quotidiani di chi vive ospitato in quelle strutture, da un semplice pranzo consumato in silenzio al momento in cui ognuno riflette nel proprio angolo, colmando la distanza tra un passato atroce e un presente difficile.
Go Home – A Casa Loro è un progetto realizzato con il crowdfunding ed ha visto la collaborazione di molti artisti ed associazioni, tra cui Zerocalcare, che ha disegnato la locandina del film, Il Muro del Canto, i Train to Roots, Daniele Coccia Paifelman e Piotta che hanno contribuito alla pellicola con la loro musica. Al film hanno partecipato diversi attori africani, sia professionisti che non professionisti, richiedenti asilo che vivono in diversi centri d’accoglienza di Roma. Il film è una piccola perla indipendente, un progetto genuino e autentico, figlio di impegno e sacrificio che ci auguriamo possa avere una degna distribuzione.
In ultima analisi è doveroso dire che siamo certi che l’arte, in tutte le sue forme, sia necessaria per monitorare, analizzare e criticare la decadenza della società; in questo caso specifico il cinema è un mezzo che serve anche e soprattutto per prendere una posizione e mostrare agli spettatori, senza eccessi di retorica ma anzi con una intelligente allegoria, quale deriva culturale e politica sta perseguendo il nostro paese e che, come disse Primo Levi, È avvenuto, quindi può accadere di nuovo.