Going Undergorund: recensione del documentario di Lisa Bosi

Lisa Bosi dirige un documentario biografico raccontando storie di persone vere assolutamente inventate: i Gaznevada. Al cinema, distribuito da Wanted, dal 24 febbraio 2025.

Eravamo ragazzi con la testa piena di letture sbagliate fatte troppe in fretta. Di musica troppe volte ascoltata. Prigionieri di un mondo appena creato ma pieno di promesse e ci abbiamo creduto. Abbiamo disegnato, filmato, cantato, suonato; abbiamo invaso la vita e la vita ha invaso noi. Questa è una storia che sa di eroina e di amaro in gola; aspettavamo di fare successo facendo di tutto per non farlo“.
Una storia che inizia quando non c’eravamo e finisce davanti a tutti noi; repressi in un’immagine sfocata, sgranata e irruvidita dal disturbo grafico e la furia di uno sproloquio senza virgole e tante esclamazioni… schiacciati dentro analisi anestetiche: Going Underground.

Going Underground con i Gaznevada

Gaznevada, composizione chimica di acido citrico utilizzato nel Nevada per le condanne a morte. Gaznevada, una galleria di fantasmi, i fantasmi del Synth, New Wave, House, Punk. Gaznevada, inquinamento acustico del sottosuolo imbastardito dal progresso assieme alle urla impegnate degli Skiantos, l’indiscusso Alberto Camerini e gli “zampati” del Rock da Berlino e oltre, fino alle strade ‘allargate’ di un’America per cui valeva (forse) la pena.

Partiamo dall’inizio: Going Underground diretto da Lisa Bosi in 16 mm (e non solo)  disegna la grafica del 1977: un esperimento della fisica e un approccio chimico all’elettronica tesa conficcata nelle vene della rabbia; l’intossicazione da processo creativo, un’acustica dissacrante nella sconnessione permanente di un’altra Italia seppur – già- in crisi con se stessa; l’identità post guerra e la rivoluzione autonoma del rock d’oltreoceano. Le ragazze, il sesso, i fricchettoni. Un micro mondo, il mondo dei Gaznevada a Bologna nei giardini Margherita.

Going Underground: Traumfabrik, via Clavature 20, BO

Going Underground;
Cinematographe.it

Tra i Roxy Music e i Pink Floyd la “scoperta fusion” che pian piano trasforma il disgusto in buongusto; la città e la sua evoluzione urbanistica fa da sfondo, tra le priorità i dischi di importazione. L’emergenza di espressione e l’estetica dell’incoscienza, i Ramones ruggivano. Ma il Rock che cosa considera arte e cosa considera genialità sonora? Siamo all’inizio della rivoluzione, della sperimentazione e il rumore diventa connessione, il disturbo visionario. Città nella città, case occupate, letti sfatti e divisi x6.

Nell’occupazione di un mercato immobiliare inesistente nasce la fabbrica dei sogni bolognese, la ‘Traumfabrik’ in via Clavature 20, l’avanguardia della più simil factory dei frenetici del passatempo. Poco più giù, via Tagliamento, volo diretto per Studio 54: atti osceni in posti pubblici, salive e lingue che corteggiavano i migliori discografici. La follia per la follia. Il punk che mentre esiste già muore poggiando i gomiti sull’elettronica e poi sull’inserto di una dance sempre più esplicita.

Going Underground; Cinematographe.it

I Gaznevada si disfano e si ramificano nelle generalità europee di un concetto musicale randagio. La fabbrica dei sogni è il ricordo che imprigiona l’arte estrema; la corrispondenza tra l’ispirazione e l’aspirazione che succhia il cervello di ragazzi in balia del globo, i suoi sgarbi e i suoi pericoli. Tutto registrato nell’analogia di trasformazioni con un’unica curiosità e voglia di alterare la mente. La miseria della disperazione ultra-creativa, l’indiscrezione di un corpo che vacilla e che alimenta la potenza del rock, della sua progressione e intrusione. La lingua che tocca il dente marcio e batte fino a sanguinare ed esplodere nel punk, nell’ortodossia incontinente di un mondo che si esprime e contemporaneamente congela la libertà rannicchiata nel sottoscala dell’autodeterminazione tra fracasso, adrenalina e immaginazione.

Gaznevada: i vivi per caso

Going Underground; Cinematographe.it

Gli anni ’80 determinano il futuro cosmopolita, nella ruggine di storie di persone vere assolutamente inventate, nello stress politico, nel gioco bizzarro e irrispettoso di chi poco si interessa se vivere o morire.

Gaznevada per Billy Blade, Jonnhy Tramontana, Bat Matic, Andrew Nevada, Robert Squibb e Gianluca Galliana sono stati la famiglia scelta, senza bucato e senza l’obbligo della merenda, ma in un ordine di più vite in pochi metri quadri e nei litigi pari a quelli delle più cristiane delle famiglie.Gli anni ’80 ne ha fermati parecchi: il fuoco, forse, si è spento ma l’idea è rimasta indiscreta e nel pericolo di chi continua a sopravvivere augurandosi di finire all’inferno.

Going Underground: valutazione e conclusione

Going Underground è un racconto a luci spente e sipari chiusi. È il locale che si è trasformato in tutt’altro; un luogo sfumato dalla nebbia di un attimo indelebile; la cicatrice dell’ago che punzecchia la vanità; l’assoluzione di un secolo che ha ingoiato la guerra, il gelo e il fomento dei prigionieri; l’attenzione sulla ferocia umana; l’attrazione tra arte, libertà e rivoluzione; il sentimento dell’insistenza, il trucco sbavato e i segni profondi di chi ha un’unica consapevolezza, aver vissuto anni sacri!

Lisa Bosi dirige un documentario biografico immerso nella nostalgia, nella sapienza, nella resurrezione del complesso malessere di anime pulsanti in cui la “rivelazione estetica” restaura la scenografia trasformandola in materiale da cineteca e il racconto in collezione rara di scenari dei sottosuoli della cultura del divieto. E noi osserviamo.

Going Underground è il documentario diretto da Lisa Bosi; presentato in anteprima al Festival dei Popoli di Firenze e all’XI Edizione di Seeyousound, è al cinema, distribuito da Wanted, dal 24 febbraio 2025.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.4