Roma FF11 – Goldstone: recensione del film di Ivan Sen
Il nuovo lungometraggio firmato da Ivan Sen è stato presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Goldstone è un complesso, elegante e senza dubbio intelligente noir, che riesce a regalare spasmodici attimi di pura riflessività sulla storia dell’Australia e su ciò che questo continente rappresenta.
Sulle tracce di una persona scomparsa, un detective si ritroverà in una piccola città mineraria denominata Goldstone, dove viene arrestato per guida in stato di ebbrezza da un giovane poliziotto locale ligio al dovere. Dopo una sequela di vicissitudini alquanto particolari i due dovranno accantonare i loro dissapori, per scoprire una verità tutt’altro che gradevole.
Goldstone presenta una struttura narrativa mediamente ritmata, affiancata da una notevole fotografia che ritrae un esteso contesto paesaggistico senza fine; Ivan Sen sceglie con oculatezza gli interpreti, valorizzandoli attraverso una variegata caratterizzazione, capace di creare, nonostante la promiscuità, un’ottima unione di intenti. È interessante infatti il voler enfatizzare questo rapporto fra questi due caratteri diametralmente opposti che però si assomigliano sotto l’aspetto meramente concettuale.
“Una corsa all’oro”
La conduzione stilistica è esageratamente eterogenea, passando drasticamente da un estremo a un altro. Sul piano della sceneggiatura, infatti, ci sono imperfezioni evidenti che creano un’eccessiva sovrabbondanza che annulla totalmente l’efficacia del film; Ivan Sen tenta – goffamente – di emulare o almeno di riprendere come fonte d’ispirazione lo stilema di Nick Pizzolato, offrendo un prodotto che perde in naturalezza. Per quanto sia valido tecnicamente, Goldstone assume le sembianze di un pilot introduttivo per un accattivante serie tv da prima serata. Lo spettatore, col passare del minutaggio, vive in maniera del tutto distaccata la storia, concependo il prodotto come un elemento assolutamente lontano dall’essere un mero lavoro cinematografico.
Nonostante i vaghi accenni ad un edonismo velato ma presente, Goldstone non riesce ad essere incisivo quanto basta; la messa in scena – notevole – di questo contesto di totale omertà contornato da questa vasta landa desolata, per quanto sia suggestivo, non aiuta ad ottimizzare il prodotto presentato da Sen. La scelta di narrare la tematica in maniera compassata devasta chi lo sta a guardare, privando lo spettatore di quei “sussulti” da sempre richiesti e soprattutto sperati. La necessità di voler indirettamente creare spunti riflessivi sul fenomeno della globalizzazione appaiono stantii per non dire deleteri; Goldstone è un prodotto ben confezionato ma mal rappresentato.
Sciamanismo australiano
In Goldstone si evince una necessità da parte del regista, di voler rimarcare con determinatezza usi e costumi attuali e passati di questo accattivante continente che è l’Australia. Sen infatti decide di “evocare” un velato sciamanismo utilizzandolo come “espiatore di colpe” per tutti i protagonisti coinvolti nella storia. Una scelta coraggiosa che sotto certi aspetti funziona anche per estendere ed articolare la narrazione.
Goldstone non ha eccezionalità però, e si sceglie – soprattutto nell’epilogo – di non definire nulla, tenendo aperti – forse erroneamente – più sbocchi possibili. Che sia un intento del regista australiano? Forse, ma come è stato precisato in precedenza, il cinema va sempre differenziato dalla televisione evitando di creare una visione confusionaria nel pubblico spettatore. “Non è tutto oro quello che luccica”, e nel caso di Goldstone tale affermazione è decisamente appropriata.
Goldstone è un film diretto da Ivan Sen. Nel cast Aaron Pedersen, Alex Russell, Cheng Pei-Pei, David Gulpilil, David Wenham, Jacki Weaver, Michelle Lim Davidson, Tom E.Lewis.
In Italia il film sarà distribuito da Movies Inspired a partire dall’8 agosto 2019.