Gotti: recensione del film con John Travolta
Un gangster movie sottotono, che pone l'accento sulla lussuosa vita del protagonista, piuttosto che sui fatti che l'hanno resto tristemente famoso.
Gotti, racconta l’ascesa criminale del boss italo-americano John Gotti, che fu a capo della famiglia Gambino di New York. Il film è diretto da Kevin Connolly e interpretato da John Travolta. Gotti è uscito nelle sale il 13 Settembre 2018.
Dopo aver organizzato un sanguinoso colpo nelle strade di Manhattan all’inizio degli anni ’80, Gotti diventò il capo della famiglia criminale dei Gambino, assicurandosi un posto nei libri di storia. Ripercorrendo gli eventi cruciali che hanno definito la sua carriera criminale durante gli anni ’70, e le conseguenze di quei giorni di gloria, il film presenta il ritratto di un uomo il cui percorso è stato segnato da violenza, ambizione e amore per la famiglia.
Massacrato dal pubblico e dalla critica di casa, malvisto dai cultori del genere e affondato da diverse testate, Gotti sembra essere nato attorno al concetto “Scarfaceiano” che “al mondo valgano solo gli attributi e la parola”. A prima vista Gotti sembra un tentativo sottotono da parte del regista Kevin Connolly, che non riesce mai ad esprimere fino in fondo ciò che hanno da dire i vari passaggi della sceneggiatura. Gotti è un gangster movie che parla di uno dei boss più spietati di sempre, eppure quello che salta all’occhio è la predilezione al mostrarlo nel lusso piuttosto che nella violenza.
Gotti – un film caricaturale su uno dei boss Italo-Americani più spietati di sempre
Il film inizia aprendo sul protagonista, John Travolta, che parla direttamente in camera e ci mette in guardia sul cattivo ragazzo quale è. Forse, una produzione più accurata avrebbe sfruttato un passaggio di sceneggiatura di questo tipo per mostrare le differenze tra il modo di apparire di Gotti e la sua natura sociopatica, totalmente priva del Super-io. Nel film è chiaro quanto Connolly abbia preferito ricalcare le citazioni fatte dal boss sulla sua visione delle regole.
Guardando Gotti per intero si ha spesso la sensazione che la lettura superficiale della vita del protagonista sia quasi esilarante; John Travolta, scimmiottando un classico De Niro, finisce per rendere caricaturale il personaggio di Gotti, citando esclusivamente le origini italiane e il cammino fatto dalla sua famiglia per essere lì. A rendere le cose ancora più goliardiche è Kelly Preston, moglie di Travolta nella vita reale che in Gotti interpreta la moglie del suddetto, Victoria.
Gotti – un film saturo di racconti sconnessi di eventi che non vediamo accadere
Le buone idee di Connolly finiscono presto per arenarsi; un esempio lampante è l’incrocio di materiale originale a materiale fittizio, alternando i volti di Travolta col Gotti originale; ben presto questa trovata visiva si schianta contro le pecche di una sceneggiatura che non sfrutta per nulla gli elementi drammatici realmente accaduti, come il destino di Frank Gotti, figlio di John. Frank venne ucciso da John Favara, un vicino di casa, in seguito ad un incidente d’auto. Favara all’epoca si scusò, ma venne minacciato, picchiato, rapito e presumibilmente dissolto nell’acido. Nel film l’intera storia del figlio viene ridotta ad un vecchio aneddoto, raccontato con un flashback in cui Victoria fa a pezzi la casa e John urla che suo figlio “aveva solo dodici anni e nemmeno i peli pubici!”. Gran parte del film fila così, con racconti sconnessi dove i personaggi parlano di cose che non vediamo accadere.
Nota positiva del film è la presenza di John Gotti Jr., interpretato da Spencer Lofranco. Il personaggio è infatti il punto di partenza della produzione, poiché vennero inizialmente acquisiti i diritti sulla biografia del figlio di John Sr. Gli ultimi dieci minuti di film si trasformano, spostando l’attenzione sulle ingiustizie perpetrate dal sistema giudiziario statunitense contro John Jr., culminando nella battuta esegetica della madre Victoria, “il governo era il vero gangster”, ma anche in questo caso, si riferisce per lo più a qualcosa che non vediamo accadere del tutto. In conclusione, dopo la visione di Gotti si ha l’impressione che il regista, Kevin Connolly, abbia voluto mostrarci un eroe popolare attraverso il suo modo di apparire ben vestito, sbarbato e dispensatore di slogan, come se in un film di mafia a regola d’arte tutto questo bastasse per dimostrare chi sia il capo della situazione.