Grandma: recensione del film di Paul Weitz con Lily Tomlin
La nostra recensione si Grandma, il film di Paul Weitz ora disponibile su Nrtflix.
Grandma è un film del 2015, scritto e diretto da Paul Weitz ed interpretato da Lily Tomlin, Julia Garner, Marcia Gay Harden, Judy Greer, Laverne Cox e Sam Elliott. Presentato al Sundance Film Festival e in seguito accolto con grande entusiasmo alla Festa del cinema di Roma, Grandma orbita attorno alla storia di una nonna anticonformista, misantropa e poetessa femminista.
Elle è una donna di quasi 70 anni, vive in preda ad una forzata solitudine, tra libri e disastri personali. Una mattina riceve una visita di sua nipote adolescente, Sage. La ragazza le confessa di essere incinta, nel pomeriggio ha un appuntamento in una clinica dove dovrà abortire e ha un bisogno urgente di 600 dollari per affrontare l’operazione. Non avendo disponibilità economiche, e non potendo coinvolgere la madre di Sage, le due donne si lanciano per Los Angeles cercando di raccimolare i soldi necessari, bussando alla porta di ex fidanzati e vecchie conoscenze di Elle. Questo viaggio burrascoso sarà per Sage un modo di conoscere davvero sua nonna, mentre Elle si sconterà con un passato tempestoso e con sua figlia, con cui non ha più alcun rapporto.
Grandma non è una pellicola perbenista, corretta o che si incrina con un finale rallegrante e conciliante, non è ciò che vuole raccontare o veicolare il regista, circa l’ottimismo dei rapporti o delle vicende; dopotutto nella vita reale non va a finire sempre bene, soprattutto se tra madre e figli c’è una totale disarmonia. Alludere ad una riconciliazione sembrerebbe certamente falso, nonché un fallimento a livello narrativo. No, Paul Weitz calpesta un territorio ben difficile da percorrere, un campo minato che se argomentato in un certo modo può risultare indelicato o trascurabile. Ma ciò non accade mai, il peso della narrazione è volto ai cambiamenti culturali e sociali di tre generazioni di donne, come in 3 Generations o Little Miss Sunshine.
In poco tempo si ha la sensazione di conoscere ogni frangente della vita di queste donne, con poche scene si ha tutto a disposizione, come quando si vede per la prima volta la madre di Sage, una donna in carriera, cresciuta da due madri, Ella e Vivian, un carattere dinamico e esplosivo che ha dovuto tener testa a due donne a sua volta forti e decise, e la stessa Ella, intelligentissima, irascibile, che intrattiene rapporti capovolgenti, che sa essere controversa e mai in balia del proprio stereotipo.
Grandma si sviluppa sul crinale di tante voci che si espongono
Grandma è una pellicola che sa conciliare tante tematiche differenti, dall’aborto, alla sessualità, al conformismo, al femminismo, alla maternità e le affronta sempre con ironia e semplicità.
Nonostante ci si soffermi a volte poco o con marginalità soprattutto su particolari come l’omosessualità o l’aborto, ciò non oltraggia o disonora in nessun modo l’importanza e il peso di ogni tema, ed è un dono incredibile che solo una storia scritta con cognizione di causa e con coscienza può portare a termine ciò. Grandma si sviluppa sul crinale di tante voci che si espongono, una pluralità di visioni che non appesantisce la narrazione, creando un racconto generazionale in cui ognuno affronta gli errori del proprio tempo.
La nipote e la nonna partono in marcia fermandosi in tanti luoghi, che in qualche modo hanno avuto una importanza e un senso per la vita della nonna, raccontando tanto di lei quanto di Sage. La nonna bussa alla porta dell’ex marito, da lei abbandonato dopo il matrimonio, di un’amica tatuatrice che le disegna sulla pelle la lettera O, approda a casa della sua ex compagna con cui è finita dopo pochi mesi, fino a finire in un bar nel cuore di Los Angeles che un tempo era la sede di una clinica.
E da li si apre lo spaccato del passato, quello di Elle: il matrimonio fallito, il suo aborto, l’incontro con Vivian, l’amore per la vita, la gravidanza con uno sconosciuto, la nascita di una figlia, la morte di Vivian, la solitudine, le scrittrici femministe, l’università, i fallimenti. Sono tutte peculiarità di Elle, una donna che ha radunato macigni e li lascia rotolare come se non fossero i suoi, senza un posto dove andare.
Elle è una donna senza un luogo, alla ricerca del proprio spazio
La narrazione è brillante, sfrigolante, non ha momenti morti o grandi silenzi, sa intrattenere, sa raccontare ogni piccolo dettaglio, suddividendosi in capitoli da decifrare, ognuno con la sua storia, il suo passato, i suoi dogmi ed è un po’ la cifra esistenziale di una donna che ha scelto di non lasciarsi sopraffare dagli eventi o dalle costrizioni della vita. Una nonna desueta, psicotica a volte, funesta, rabbiosa, sarcastica ma che sa perfettamente usare le parole; un’accademica sapiente, disoccupata temporaneamente, con una casa piena di libri e di prime edizioni di cui ha assaporato ogni pagina. Ogni discorso è su di sè.
Il racconto non intercede su un singolo aspetto della vita di Elle perché parla di umanità, di identità. Ella e Sage sono due donne che a proprio modo cercano il loro posto nel mondo, il proprio vocabolo, il proprio spazio ma non lo centrano mai, al di là della gravidanza, al di là della maternità, oltre il sesso. Sono le scelte e i difetti che caratterizzano la vita di queste donne, mai perfette, mai in tono con il tempo, mai semplici, solo e sempre il riflesso dei propri errori.