Guerra e rivolta: recensione del film Netflix
La recensione dello spettacolare dramma storico sudcoreano scritto da Park Chan-wook e diretto da Kim Sang-man. Su Netflix dall’11 ottobre 2024.
A pochissimi giorni di distanza dall’anteprima mondiale alla 29esima edizione del Busan International Film Festival, Guerra e rivolta (Uprising) ha debuttato su Netflix lo scorso 11 ottobre 2024 conquistando subito un piazzamento nella Top Ten dei titoli più visti della settimana. Ora quanto riuscirà a conservarlo solo il passaparola tra gli utenti e il numero di visualizzazioni registrato all’uscita in poi potrà stabilirlo. La pellicola in questione del resto aveva già sulla carta tutto per fare bene, a cominciare dalle grandi qualità insite nel background e messe a disposizione dai professionisti coinvolti nel progetto tra cui figurano Park Chan-wook alla sceneggiatura e Kim Sang-man in cabina di regia, l’uno esponente di spicco e l’altro nuova promessa del generoso e ricco di talenti vivaio dell’industria dell’audiovisivo sudcoreana. Industria, questa, con la quale da anni la grande N ha stretto un vero e proprio patto di ferro che ha portato un quantitativo considerevole di prodotti cinematografici e seriali sulla piattaforma.
Guerra e rivolta racconta una storia di fantasia all’interno di fatti storici realmente accaduti durante la Guerra dei sette anni
Tra i più recenti ad approdare alla corte del broadcaster a stelle e strisce è proprio questo period-drama in salsa marziale di fantasia, ma ispirato a fatti storici come sottolineato a caratteri cubitali nei titoli di testa. Il film racconta uno dei casi più clamorosi, la Guerra Imjin o “dei sette anni” (1592-98) che vide i giapponesi tentare l’invasione del Paese in un conflitto sanguinosissimo. La vicenda narrata si va a incastonare tra le maglie di quel conflitto, ma al contempo ne chiama in causa degli altri, entrambi interni alla società coreana: da una parte quello tra i nobili e le masse contadine tenute in semi-schiavitù, mandate a morire in guerra con false promesse di libertà e sfruttate fino all’esaurimento nella successiva ricostruzione, dall’altra quello personale che vede coinvolti due spadaccini di ceto diverso da giovani amici inseparabili e anni dopo acerrimi nemici impegnati su fronti opposti del campo di battaglia. Su questi tre piani che alternano le vicende personali dei protagonisti con la storia con la S maiuscola si muovono e si sviluppano gli intrecci di un film che mostra la guerra come generatore di unioni, alleanze e tradimenti, dando anche centralità nelle sue viscere drammaturgiche a tematiche universali come l’amicizia e le lotte di potere.
Le coreografie marziali dall’elevato livello di complessità e spettacolarità sono il piatto forte di Guerra e rivolta
Da Guerra e rivolta non bisogna aspettarsi nulla di diverso da quello che operazioni analoghe hanno già offerto in passato. La scrittura infatti si appoggia, attinge e segue alla lettera i dettami dei filoni di riferimento, ossia quelli del dramma storico che s’incrociano senza soluzione di continuità con quelli del cappa e spada all’orientale, in cui le coreografie marziali fanno la voce grossa ricoprendo un ruolo fondamentale ai fini della messa in scena. Il tutto dunque, non poteva essere altrimenti, è narrato con la consueta tensione febbrile e messo in quadro con un ritmo coinvolgente dettato dallo stile iperbolico e visivamente impattante dell’epica asiatica. Le numerose sequenze d’azione disseminate sulla timeline a punteggiare cineticamente il racconto fanno della spettacolarità il proprio biglietto da visita, alzando continuamente l’asticella e il livello di complessità. La resa dei conti sulla spiaggia avvolta nella nebbia tra i due co-protagonisti è in tal senso il punto più alto al quale si giunge dopo altrettanti picchi come nel caso dei combattimenti sulla scogliera, nella foresta (immancabile) e nel cortile del palazzo reale prima che questo venga raso al suolo. Duelli e battaglie abbondano e più di una volta si rimane abbagliati dall’eleganza estetica non solo del gesto ma anche della composizione. Peccato solo per qualche VFX non altezza della situazione, che per la resa non ottimale hanno depotenzializzato alcune scene.
Guerra e rivolta: valutazione e conclusione
Park Chan-wook alla sceneggiatura e Kim Sang-man in cabina di regia sono le “armi” in più a disposizione di un film che mescola conflitti storici e privati attraverso i dettati del period-drama e l’estetica iperbolica del martial arts action asiatico. La trama di fantasia si amalgama con fatti storici realmente accaduti che hanno visto Corea e Giappone fronteggiarsi sul campo nel corso della sanguinaria Guerra dei sette anni. Dinamiche di potere, unioni, alleanze e tradimenti sono gli ingredienti imprescindibili della ricetta, ma sono le coreografie disseminate nel corso della timeline a offrire al fruitore i momenti più esaltanti e coinvolgenti. Peccato solo per alcuni VFX non riusciti che depotenzializzano scene altrimenti spettacolari sul piano marziale.