Gun City: recensione del film Netflix
Un buon gangster movie, dove spicca un comparto tecnico ottimamente curato, per una storia non priva di cliché ma che si apprezza per la scorrevolezza.
Gun City, titolo originale La Sombra de la Ley, è un film di produzione spagnola del 2018, distribuito da Netflix e disponibile sulla piattaforma online. È diretto da Dani De La Torre e interpretato tra gli altri da Luis Tosar, Michelle Jenner, Vicente Romero, Jaime Llorente, Paco Tous e Manolo Solo.
Gun City racconta le divisioni e gli scontri all’interno della Barcellona degli anni ‘20
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È un gangster movie ambientato nella Barcellona del 1921 e racconta del clima di tensione e scontro tra varie realtà dell’epoca. In una città tormentata da gang di mercenari e anarchici catalani un gruppo anonimo di uomini armati fa irruzione in un treno militare rubando un gran quantitativo di armi e munizioni. L’ispettore Anibal Uriarte, un veterano della guerra in Marocco ora poliziotto, viene così incaricato dalla polizia federale di andare da Madrid a Barcellona per trovare i colpevoli e recuperare le armi sottratte. Gli vengono affiancati il giovane Beltràn, il corrotto ispettore Rediù e il violento commissario Tìsico, con l’obiettivo di evitare che il furto porti all’incremento delle tensioni e allo scoppio di una guerra civile. Uriarte farà anche la conoscenze del Barone, faccendiere senza morale e gestore del più famoso cabaret della città, attraverso il quale comanda un giro di prostituzione per l’alta classe locale e la produzione di film erotici dove vengono utilizzate minorenni. Dall’altro lato c’è Salvador Ortiz, leader pacifico della protesta operaia contro le ingiustizie subite dai lavoratori nella più grande azienda della città. Inoltre la figlia di Salvador, Sara, è la portavoce della protesta per i diritti delle donne, affascinata dal carisma di Lèon, un giovane anarchico che contesta i modi pacifici di Ortiz. Uriarte impara presto a muoversi all’interno del complesso panorama della città, in un pericoloso doppio gioco tra le varie parti in conflitto.
Gun City presenta una scenografia e una fotografia particolarmente raffinate
Il primo aspetto che salta all’occhio guardando Gun City è la raffinatezza e cura del comparto tecnico. Ci troviamo di fronte ad una scenografia realizzata in maniera estremamente elegante e attenta ai dettagli, valorizzando le costruzioni dell’epoca così da far immergere adeguatamente lo spettatore nell’atmosfera della Barcellona di allora. il film è poi impreziosito da un’ottima fotografia, nitida e curata, che aumenta la piacevolezza della visione, assieme a una regia che amalgama bene i vari elementi, con riprese e movimenti di macchina ben realizzati e un montaggio funzionale allo scorrimento della storia. Il tutto acquisisce un valore maggiore se pensiamo al fatto che siamo di fronte a una produzione spagnola, la quale non può disporre dei budget immaginabili per un film hollywoodiano di genere similare.
Gun City: un buon cast. Peccato per l’intreccio poco coraggioso!
Se dal punto di vista estetico il film si dimostra di livello eccellente, dal lato della sceneggiatura e della costruzione dell’intreccio narrativo troviamo invece qualche limite in più. Siamo sicuramente di fronte ad una storia che scorre piacevolmente senza annoiare nel complesso delle due ore della sua durata, ma la sensazione è quella che si potesse osare maggiormente, inserendo qualche elemento di maggiore originalità. Non mancano momenti di tensione emotiva e qualche piccolo colpo di scena, ma in alcuni passaggi ci troviamo di fronte ad alcuni cliché del genere che potevano essere superati, così come si riscontra un eccesso di personaggi messi in campo, senza la possibilità di caratterizzarli adeguatamente.
Un aspetto sicuramente positivo del racconto è invece il focus che viene realizzato sulle vedute divergenti interne al movimento di protesta. Ci vengono così mostrate in maniera particolarmente interessante le diverse correnti di pensiero che si trovano a scontrarsi di fronte alla violenza della polizia, evidenziando le divisioni tra chi vorrebbe continuare uno sciopero pacifico, come buona parte del sindacato, e chi, come gli anarchici insurrezionalisti, ritiene che solo con le armi si possa rispondere ai soprusi subìti.
Il cast è di discreto livello con alcune buone interpretazioni, tra cui spicca quella di Luis Tosar – conosciuto più in Spagna che nel resto del mondo – per lo spessore che riesce a dare al suo personaggio. Due attori (Jaime Llorente e Paco Tous) vengono dalla serie Città di Carta e saranno dunque già noti al grande pubblico.
Gun City è dunque un gangster movie piacevole e tecnicamente realizzato in maniera eccellente, il quale però dimostra qualche limite nell’impianto complessivo della trama, pur rimanendo un buon film, soprattutto per gli amanti del genere.