Halt And Catch Fire – Stagione 2: recensione

Capita a volte di scorgere, tra le miriadi di serie televisive, delle perle che nel loro piccolo riescono, in qualche modo, a lasciare il segno. La scorsa estate restammo stupiti dalla freschezza ed accuratezza di Halt And Catch Fire, drama informatico creato da Christopher Cantwell e Christopher C. Rogers per il canale AMC, casa anche del cult Breaking Bad e The Walking Dead.
A Gennaio avevamo parlato della prima stagione in attesa e pieni di aspettative verso la seconda che sarebbe partita il 31 Maggio.
Dopo dieci episodi, è tempo di tirare le somme: questa stagione è stata in grado di tener testa, se non superare, la prima?

Halt And Catch Fire 4 Cinematographe

Partiamo, anzitutto, delineando brevemente la trama. Le vicende ripartono un anno dopo il lancio del Gigante (the Giant), il nuovo personal computer realizzato alla Cardiff Electric sede in Dallas dalle brillanti menti di Joe MacMillan (Lee Pace), Gordon Clark (Scoot McNairy) e Cameron Howe (Mackenzie Davis).
Ritroviamo gli equilibri interni completamente mutati: Cameron e Donna (Kerry Bishè), moglie di Gordon, sono alle prese con una nuova società che crea giochi online, la Mutiny; Gordon si trova disoccupato, ma con la liquidazione ricavata dalla vendita della Cardiff Electric ormai venduta; Joe, dopo aver lasciato la città, comincia una nuova vita con Sara Wheeler (Aleksa Palladino), ex collega universitaria di Austin e figlia del magnate del petrolio Jacob Wheeler (James Cromwell).
I tre fili, inizialmente districati, si intrecciano fino a formare una treccia inscindibile.
Joe, entrato a lavorare come semplice data entry clerk (l’impiegato che riporta dati in un sistema computerizzato) nell’azienda del neo-suocero, la Westgroup Energy, inizia a pensare ad un modo utile a creare una rete informatica di Time-Sharing che possa, non solo essere utile internamente all’azienda, ma che possa essere anche affittata da società esterne che necessitano di un network online.
Qui entra in gioco la Mutiny di Cameron e Donna: dopo un malware creato da Gordon ed accidentalmente avviato, la Mutiny rinasce dalle sue ceneri e si espande aggiungendo, a giochi come Parallax, una primissima e primitiva forma di chat online che esige, per poter sopravvivere all’orda di abbonati, un server potente.
Le strade dei protagonisti si trovano inesorabilmente intrecciate.

Halt And Catch Fire 1 Cinematographe

Le relazioni tra i personaggi sono messe a dura prova e trovano forza nelle sceneggiatura limpida e decisa e nella bravura degli attori protagonisti.
Joe MacMillan aveva lasciato Dallas per cambiare totalmente vita e lasciarsi alle spalle la sregolatezza che lo aveva sempre accompagnato. Eppure la nuova città, la nuova relazione ed il nuovo lavoro non sono in grado di mantenerlo in vita, anzi, lo intrappolano ancora di più. Fino a che punto un uomo può spingersi a rinnegare se stesso nell’illusione che ciò possa cambiarlo radicalmente? Joe può davvero essere una persona umile, onesta, aperta al prossimo senza la bramosia di un secondo fine? Lee Pace è sempre straordinario nel caratterizzare, con una pacatezza quasi assordante, un personaggio tanto complicato quanto tormentato.

Halt And Catch Fire 3 Cinematographe

Grande rivelazione è il rapporto tra Cameron e Donna: due donne molto forti, ma al tempo stesse diverse, costrette a lavorare assieme e spesso a fronteggiarsi per divergenze di pensiero.
La prima deve imparare a gestire, non solo una creatura virtuale come Mutiny, ma anche le proprie emozione e i propri istinti. L’altra, invece, deve dividersi tra famiglia e un nuovo impegnativo incarico. Il lavoro la porterà inesorabilmente ad un logoramento del rapporto con suo marito, Gordon. Quest’ultimo si trova ad affrontare l’inizio di una malattia celebrare degenerativa, una solitudine lavorativa e matrimoniale che ingigantiscono la marea di dubbi ed incertezze direttamente proporzionali alla capacità di commettere errori.

Halt And Catch Fire 2 Cinematographe

Halt And Catch Fire è veramente un piccolo gioiellino del piccolo schermo e questa seconda stagione l’ha ampiamente dimostrato. La sceneggiatura è la base solida che regge l’intero edificio: la narrazione ritmica ed equilibrata, rende l’intera stagione come un lungo film diviso in dieci parti.
Gli attori, come pilastri, sollevano una serie originale, ben contestualizzata nel periodo in cui viene ambientata, la metà degli anni ’80.
Infine, dettagli tecnici come la colonna sonora ad hoc, la scenografia, i tecnicismi più curati altro non fanno che completare un prodotto unico, interessante e coinvolgente.
Ci aspettiamo che i vertici della AMC lo rinnovino per una terza, meritatissima, stagione.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.7
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.7
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9

Voto Finale

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