Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: recensione
Ed eccoci arrivati a Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, terzo capitolo della saga ideata dall’autrice britannica J.K. Rowling che ci trasporta ancora una volta nel magico mondo di Hogwarts.
Dopo la fine del secondo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria, Harry Potter è tornato a trascorrere le vacanze estive dai Dursley. Dopo ripetute umiliazioni scappa di casa e gli si avvicina un grosso cane nero che sembra volerlo attaccare.
Subito dopo appare il Nottetempo, un mezzo di trasporto gratuito invisibile ai Babbani che soccorre, durante la notte, i maghi in difficoltà. Il ragazzo viene portato al Paiolo Magico dove incontra i suoi vecchi amici Ron, Hermione e la famiglia Weasley con Arthur che lo avverte del pericoloso Sirius Black, seguace di Voldemort ed evaso da Azkaban per uccidere proprio Harry. Il giovane mago inizierà a indagare sull’identità del tremendo assassino che gli da la caccia e, una volta faccia a faccia, conoscerà finalmente la verità sulla morte dei suoi genitori.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: una pellicola dark che risalta ancora di più gli elementi peculiari della saga
Con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, la saga cinematografica dedicata al mago più conosciuto degli ultimi tempi compie un significativo passo avanti. Si passa infatti da un impostazione prettamente fiabesca a una molto più cupa e più tendente al dark.
Per tutta la durata del film non vi è quasi mai il sole. La luce diventa opaca a tal punto da far sembrare i volti dei personaggi delle autentiche statue di marmo e l’introduzione di alcuni nuovi elementi accentua ancora di più il lato cupo della pellicola.
Primi fra tutti i Dissennatori, creature oscure tra le più temibili che popolano il mondo magico. Questi “non-esseri” che si nutrono della felicità degli esseri umani, seminando depressione e disperazione in tutte le persone che incontrano, ricordano per molti versi i Nazgul de Il Signore degli Anelli e il loro aspetto spettrale risalta ancora di più la loro pericolosità.
Infatti, sin dalla loro comparsa sul treno dove tutto inizia a congelarsi, si viene a creare un climax tale da far credere allo spettatore che questo non sia un film di Harry Potter ma più un thriller con delle componenti fantasy.
Una nota di merito va anche a Daniel Radcliffe che finalmente riesce a dar vita a una performance più sciolta e meno ingessata rispetto ai primi 2 film dove sembrava più un ragazzino alle prese con una recita scolastica di fine anno.
Nonostante i punti a favore del film, vi sono anche alcune parti che non funzionano. Nella sceneggiatura ad esempio vi sono ancora troppe sequenze caratterizzate da un linguaggio troppo infantile ma bene o male la presenza di attori del calibro di Alan Rickman e Gary Oldman riesce a compensare questo difetto di fabbricazione.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: riprese movimentate unite a un azione più intensa danno vita a un film sorprendente
Detto questo possiamo confermarvi che Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è un buon film che è riuscito a dare al nostro mago una spinta significativa. Alfonso Cuarón e la sua capacità di usare la macchina da presa da alla pellicola un senso dell’azione davvero sorpredente.
Il film è stato prodotto da Chris Columbus, David Heyman e Mark Radcliffe mentre la sceneggiatura è stata scritta, come nei due precedenti capitoli, da Steven Kloves. La fase di pre-produzione del film è iniziata ad ottobre 2002, le riprese sono invece cominciate il 17 febbraio 2003 e terminate il 28 novembre 2003.