Harry Potter e il Principe Mezzosangue: recensione del sesto capitolo della saga
“Senza questo ricordo lasciamo il destino del nostro mondo al caso“. Con Harry Potter e il Principe Mezzosangue (2009) ci addentriamo maggiormente nelle origini e nella storia di Tom Riddle (Lord Voldemort), ripercorrendo il suo cammino prima di diventare il terribile Signore Oscuro. David Yates torna a dirigere un film della saga, dopo essersi cimentato con L’Ordine della Fenice, realizzando un viaggio indimenticabile nella storia di Hogwarts, e mostrando come le scelte intraprese da alcuni personaggi abbiano influito profondamente nel futuro, portando all’epico scontro tra Harry Potter e Voldemort.
In Harry Potter e il Principe Mezzosangue i Mangiamorte stanno devastando il mondo magico e anche quello dei Babbani, facendo crollare addirittura il Millennium Bridge a Londra, e portando il caos in ogni angolo della città. In questo sesto capitolo il rapporto tra Harry e Silente si intensifica ancora di più. Albus decide di dare al ragazzo delle lezioni private, in modo da prepararlo al meglio per lo scontro diretto con Voldemort, più imminente che mai.
Argomento di ogni lezione sono i ricordi, studiati attraverso uno strumento chiamato pensatoio, in cui Silente ha custodito tutti i ricordi più importanti. Il compito di Harry è recuperare un ricordo del Professor Lumacorno (Jim Broadbent), fondamentale per capire il segreto dell’immortalità di Voldemort. Harry inizia ad eccellere nel corso di Pozioni (non più tenuto dal professor Piton che finalmente ha coronato il suo sogno di insegnare Difesa Contro le Arti Oscure), grazie al diario del Principe Mezzosangue, contenente tutte le soluzioni per realizzare le pozioni.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue: David Yates sbalordisce i fan con un finale emotivamente da brividi
Harry riesce, così, ad entrare nelle grazie del Professor Lumacorno, che è fortemente interessato a collezionare nomi importanti tra i suoi studenti, considerati come trofei. Per questo Lumacorno non riesce a resistere ad una bevuta con Harry, e sotto l’effetto della Felix Felicis, gli consegna il suo ricordo più oscuro.
“Momenti bui e difficili ci attendono”, Silente non poteva usare parole migliori per descrivere ne Il Calice di Fuoco ciò che sarebbe accaduto successivamente. David Yates si riscatta dal precedente capitolo, riuscendo a non perdersi tra le tante storie parallele narrate, facendole confluire in un finale emotivamente da brividi. Dimostra di saper intrattenere gli spettatori su vari fronti, in quanto da una parte si ha la totale resa di un racconto drammatico, che diventa sempre più tetro ed enigmatico, dall’altra momenti più rilassati e quasi comici, che stemperano l’ansia e l’agitazione create.
I subbugli ormonali adolescenziali vengono estremizzati dalla “Love Story” tra Ron e Lavanda, mentre Hermione assiste gelosa in un angolo a questa relazione. Anche Ginny inizia a darsi da fare, frequentando vari compagni di corso, e scatenando un certo fastidio in un Harry geloso.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue: Jim Broadbent diverte con la sua teatrale mimica facciale
Yates è approdato come regista solo a metà della saga, e già iniziare un progetto cominciato da altri registi è difficile, consideriamo poi doversi occupare proprio delle ultime pellicole, quelle più cruciali e anche più narrativamente complesse. Se i primi film in un certo senso erano più a sé stanti, in questi film conclusivi il regista deve attuare un filo narrativo logico lineare, compito che porta a termine nel migliore dei modi.
Il sesto capitolo del franchise è ornato da interpretazioni eccellenti. Daniel Radcliffe si esibisce in una delle sue performance migliori, dimostrando la totale complicità ormai instaurata coi suoi colleghi, Rupert Grint e Emma Watson. Grint diverte negli sketch amorosi condivisi con la collega Jessie Cave (Lavanda Brown), mentre Tom Felton interpreta un Draco Malfoy forse troppo didattico nella sua versione da antagonista.
Jim Broadbent veste i panni di un Lumacorno svampito, che a volte porta gli spettatori a dubitare di lui. È evidente il suo background teatrale, grazie alle fantastiche espressioni che permettono di caratterizzare il personaggio, facendo subito intuire le varie sfumature caratteriali ed emotive.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue: Michael Gambon e Daniel Radcliffe donano una delle scene più emozionanti dell’intera saga
Chapeau, inoltre, al grande Michael Gambon, che dona una delle scene più emozionanti dell’intera saga insieme a Daniel Radcliffe. La grande potenza emotiva della pellicola è data indubbiamente dalla scena tra i due, alla ricerca di uno dei tanti horcrux in cui è custodita una parte dell’anima di Voldemort. Fino ad ora è stato Silente ad occuparsi di Harry, proteggendolo a qualunque costo, ma in questa scena vediamo un cambio di ruolo. Harry sorregge quello che per lui è stato una sorta di padre, prendendosi cura di lui e rispettando le sue volontà.
A conti fatti David Yates ha saputo, magistralmente, rendere giustizia al romanzo della Rowling, confermando la sua consolidata conoscenza del mondo magico, di cui ormai fa parte a pieno titolo.