Herzog incontra Gorbaciov: recensione del film documentario
Un documentario forse troppo breve per raccontare un personaggio come Michail Gorbačëv.
Tre incontri, tra mille difficoltà e rinvii, tre chiacchierate di qualche ora con uno degli uomini più importanti del XX secolo, per capire, per andare oltre il personaggio, il leader, il simbolo di un tentativo tanto nobile quanto fallimentare di rinnovare quel gigantesco colosso che fu l’Unione Sovietica.
Herzog incontra Gorbaciov è tutto questo, ma lo è a modo suo, in modo alquanto differente da ciò che ci si potrebbe aspettare, e alla fin fine la sensazione è che i 90 minuti con cui il grande regista tedesco ha cercato di far raccontare Michail Sergeevič Gorbaciov ed il suo mondo, la sua vita, quegli anni pieni di speranze e delusioni, siano troppo pochi, troppo scarni, troppo aridi di quelle risposte che inevitabilmente uno voglia avere da un personaggio così grande.
L’ottavo ed ultimo leader dell’Urss, tuttavia, rimane un uomo di grande fascino, grande umanità, un’umanità che emerge prepotentemente, in tutta la sua semplicità ed immediatezza da un documentario che è molto atipico nella struttura, nella forma.
L’infanzia, la giovinezza, gli ideali di Gorbaciov nel film Herzog incontra Gorbaciov
L’infanzia dura, povera, a Privolnoye, in quel Caucaso martoriato dalla carestia seguita ad un guerra da cui, miracolato, torna il padre, eroe decorato, guida ed esempio di vita per questo figlio di poveri contadini.
Venti ore di fila sui mietitrebbia, la fatica dura, quotidiana, per cercare di non morire di fame, per fare il proprio dovere di buoni comunisti, di essere fedeli a quell’ideale, a quell’idea astratta a cui Gorbaciov si lega in modo indissolubile fin dall’infanzia.
Il documentario di Herzog si muove seguendo la voce del regista tedesco, grande ammiratore dell’ex Leader, e la voce di quest’uomo ferito dalla vita, da uno stato di salute molto precario, ma indomito nello spirito.
“Ci abbiamo provato”, ci ha provato è la sintesi di Herzog incontra Gobraciov. Un tentativo nato dalla ferrea volontà di quest’uomo aperto, autoironico, curioso, di ridare un futuro al suo popolo, all’est Europa, di chiuderla con la guerra fredda, con la corsa agli armamenti e al nucleare. Gli anni dell’Università, la carriera politica prima a livello locale e poi nazionale, lo scalare inesorabilmente le gerarchie del Soviet, abitato da dinosauri fuori dal mondo, burattini, mummie ad alta mortalità.
Herzog incontra Gorbaciov: un viaggio dentro la politica del mondo che fu
La sua storia, la sua Perestrojka, la sua Glasnost, il suo essere un politico del popolo, dal popolo e per il popolo, in antitesi alla rigida nomenclatura che cercò anche di farlo fuori nel 1991, mentre il suo tentativo di aprire la Russia al libero mercato, alla democrazia, arrancava per la fragilità della nuova struttura da lui creata, vengono mostrate in questi novanta minuti viene illustrato in modo a volte troppo sintetico.
“Ci abbiamo provato”. Più che un motto una sintesi di ciò che a conti fatti dal documentario di Herzog emerge su Gorbaciov, che fu in verità forse soprattutto capace di accelerare i tempi del trapasso di quel blocco dell’est, dove ormai nulla poteva più essere salvato.
La fine della Guerra Fredda fu la fine di un sogno? La fine di un mondo di sicuro, di cui ognuno dà una versione differente, in cui ognuno cercò di muoversi in modo sovente antitetico rispetto al disegno di quest’uomo modesto, aperto, intelligentissimo.
L’acida doppiezza di Walesa, la stima inaspettata della Thatcher, l’ambizione volgare di Eltsin, la stretta connessione con Khol, la scoperta in Ronald Reagan di un interlocutore in cui (paradossalmente) proprio la totale differenza in termini umani e culturali fu la premessa per una grande sintonia, per il tentativo di bandire le armi di distruzione di massa.
Herzog incontra Gorbaciov: un documentario che è un’occasione persa?
Tuttavia, alla fin fine, Herzog incontra Gorbaciov è così interessato a trattare tutto, a parlare di tutto, ad agganciarsi anche al presente, che risulta incredibilmente discontinuo, poco approfondito, troppo parziale.
In certi momenti pare quasi sbrigativo, incerto sulla direzione da prendere, manca il senso della storia, manca il decidersi tra il raccontare l’uomo o raccontare il leader politico che dovette affrontare il disastro di Chernobyl, che mise fine alla Guerra in Afghanistan, che vinse il Nobel per la Pace, che garantì la libertà di scelta ai popoli dell’est Europa.
Rimane la nobiltà dell’intento, rimane il carisma (pur se affaticato) del personaggio, il confronto inevitabile con la nostra epoca, così tecnocratica e priva di ideali, ma tutto arriva in modo troppo irregolare, troppo di comodo, troppo poco lo sguardo di Herzog va in profondità.
Al netto della nobiltà dell’intento, forse il regista tedesco ha peccato di troppo amore e poca distanza dal personaggio (ancora oggi amatissimo in Germania), o forse si è dimenticato che per certi colossali protagonisti della storia, 90 minuti son davvero troppo pochi, che bisogna scegliere quale parte mostrarne.
Herzog incontra Gorbaciov di Werner Herzog e André Singerè è al cinema il 19 – 20 – 21 e 22 gennaio 2020 con I Wonder Pictures.