Hey Joe: recensione del film con James Franco da Roma FF19
Il peso della criminalità e la leggerezza dei sentimenti più puri, in un film che non vuole svelare tutto e in cui Napoli brilla, come sempre.
Presentato in anteprima alla 19ª Festa del Cinema di Roma, Hey Joe è diretto dal regista e sceneggiatore Claudio Giovannesi, autore dell’acclamato La paranza dei bambini, del vincitore del Nastro d’argento con Fiore e salito alla ribalta con Alì ha gli occhi azzurri. Al suo 7º lungometraggio Giovannesi realizza un’altra opera intima e sensoriale, un film dolce-amaro nella raffigurazione di una malavita che opprime e fagocita. Con protagonisti James Franco e Francesco Di Napoli, affiancati da Giulia Ercolini, Aniella Arena, Francesca Montuori e Giada Savi, Hey Joe arriverà nelle sale italiane dal 28 novembre 2024 distribuito da Vision Distribution.
Hey Joe, titolo e modo di dire
Hey Joe potrebbe apparire dapprima come un film che narra del rapporto padre – figlio. E in un certo senso è così. “Hey Joe” è quell’espressione che nel ’45, agli albori della fine del secondo conflitto mondiale, veniva usata per riferirsi e chiamare i soldati americani. E tra di loro c’è Dean, volto di James Franco, che in quel reticolato labirintico di scale e vicoli che costituiscono i Quartieri Spagnoli, poco prima della fine della guerra, ha trovato un motivo per restare. Ciò che traspare subito dal film è la trascinante forza dell’ambientazione: un luogo pieno di fascino, di tradizioni e folclore, insieme ai primi segnali di un turismo che sarebbe nato e si sarebbe sviluppato negli anni a venire. Colori, sapori, rumori, macchina da presa che segue un uomo salire e scendere per quelle vie strette e tortuose, alla ricerca di qualcosa e di qualcuno. E quel qualcuno è lo straordinario Francesco Di Napoli, già visto nel film La paranza dei bambini, sempre diretto da Giovannesi. La poetica del regista si ritrova qui nello stile, nella regia e, sopratutto, nella sceneggiatura, fatta di silenzi e mezze verità, di frasi omesse e di una recitazione che si affida allo sguardo, a quello che i 2 ottimi interpreti protagonisti comunicano senza aver bisogno di parlare.
Un film che non dice e non vuole dire tutto. Perché non è importante sapere tutto, perché ciò che interessa e racconta Hey Joe ha, nella sua semplicità, tutta l’universalità della natura e dei rapporti umani. C’è il rimpianto, l’ingenuità, il ricordo, la giovinezza, il tempo che passa e il mondo che cambia. Quelle scelte a volte prese senza pensare e quelle frasi senza significato, che poi negli anni acquistano spessore e intenzione. Un film di vita e di vite, il momento più decisivo nell’esistenza di 3 figure, 3 anime sole che si abbandonano allo scorrere delle loro giornate. I 3 personaggi di Hey Joe hanno un passato e avranno un futuro, ma quello che il regista indaga è il loro presente. Quell’evento che smuoverà qualcosa, che forse non avrà un’evoluzione lampante o una trasformazione evidente, ma che rimarrà nella memoria, nei ricordi, e, perché no, un giorno, porterà a quel qualcosa che sembrava un niente e che poi si rivelerà un tutto.
Gli amari prezzi da pagare
Hey Joe affianca alla cruda verità del mondo criminale, di un ragazzo che sente di non avere alternative, la delicatezza e la leggerezza delle emozioni più pure, dell’affetto a seguito di un’assenza che si vuole cercare di rendere meno dolorosa. Il film di Giovannesi è infatti esile e poetico nelle sensazioni che racconta, accostando il tutto a un ambiente dove rischio, pericolo e corruzione ledono gli animi e distruggono i sogni. Il personaggio interpretato da James Franco arriva infatti come una ventata di freschezza in un microcosmo imprigionato in una routine che va dallo spaccio al contrabbando, fino alle infinite modalità di guadagnare qualcosa da un turista ignaro che arriva da oltre oceano. Straniero, americano, veterano di guerra, disorientato da quella vita nel New Jersey così lontana e diversa. Integrandosi in un mondo dove è un estraneo, un mondo che diventa l’unico vero luogo dove poter e voler essere e dove sentire dei legami.
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Hey Joe: valutazione e conclusione
I personaggi di Hey Joe si trovano, si lasciano e si ritrovano, poi si cercano e non si trovano, e a volte non si cercano, ma si trovano. Se il Dean di James Franco ha una missione e un obiettivo, la sua vita è fatta anche di casualità e improvvisazione, di ciò che accade senza preavviso e che può quindi modificare e trasformare l’esistenza. E questa è tutta la naturalezza di Giovannesi che con una location sempre vincente, sapendo con esattezza come e cosa riprendere, realizza un film fatto di sentimenti e suggestioni interiori, di quei momenti della vita che non si dimenticano e che non si possono recuperare. È così che brilla la magia di una Napoli sempre riconoscibile e sempre carica di storie, di miti, e di segreti, un luogo dove si respira un clima di solidarietà e umanità, ma anche di degrado e delinquenza. Una Napoli dalle mille zone, dai mille angoli nascosti e dalle mille verità che si muovono sopra e sotto una città complessa, autentica, e qui ancora più unica.
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