His Three Daughters: recensione del film Netflix

La recensione del dramma da camera diretto da Azazel Jacobs interpretato da uno straordinario terzetto di attrici tra cui Elizabeth Olsen. Su Netflix dal 20 settembre 2024.

Per Azazel Jacobs temi come la famiglia e i legami affettivi, con tutte le dinamiche e le emozioni al seguito, sono sempre stati dei punti fermi con e attraverso i quali ha raccontato storie tanto sul piccolo quanto sul grande schermo. Sin dagli esordi sulla breve distanza alla fine degli anni Novanta, il regista statunitense ha posto al centro delle sue opere quanto e cosa può accadere, sia nel bene che nel male, tra le quattro mura di una casa. Anche la sua pellicola più recente dal titolo His Three Daughters, distribuita da Netflix il 20 settembre 2024 dopo una fugace uscita nelle sale americane e l’anteprima mondiale al Toronto International Film Festival, non fa eccezione.

His Three Daughters è un dramma familiare di rara sensibilità, reso tale dalla scrittura in punta di matita del regista e dalle intense interpretazioni delle tre attrici protagoniste

His Three Daughters cinematographe.it

Si tratta di un dramma familiare di rara sensibilità, reso tale dalla scrittura in punta di matita dello stesso Jacobs e dalle intense interpretazioni delle tre attrici protagoniste Carrie Coon, Natasha Lyonne ed Elizabeth Olsen, che indossano i panni di altrettante sorelle tanto diverse tra loro chiamate a raccolta per assistere il padre nei suoi ultimi istanti di vita. Sono questi due ingredienti a dare alla messa in scena e alla messa in quadro una stratificazione che permette a sua volta di raggiungere una densità e una temperatura emotiva molto elevate. In questo modo il film arriva a sfiorare per poi far vibrare e suonare in maniera cangiante le corde del cuore nel corso della timeline. Una timeline che si consuma prevalentemente tra le mura domestiche, quel tanto da gettare le fondamenta di un dramma da camera che sembra attingere un po’ dall’Interiors di Allen e un po’ dallo Scene da un matrimonio di Bergman, ma senza le atmosfere nevrotiche del primo e quel senso di ineluttabile drammaticità del secondo. Il cineasta newyorchese punta all’essenza, rendendo il racconto più diretto e asciutto, con l’appartamento che isola e imprigiona i personaggi in una dimensione meta-teatrale dove le figure che la animano si muovono come su un palco e i dialoghi serrati e la claustrofobia degli ambienti trasformano il tutto in una sorta di seduta di analisi collettiva nella quale riemergono memorie rimosse, rancori sotterranei, conflitti irrisolti e rabbia repressa. La mente in tal senso torna a Due partite piuttosto che a Quasi Natale.

His Three Daughters affronta tematiche dal peso specifico rilevante, offrendo allo spettatore anche un valzer di emozioni cangianti

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Il magma incandescente che ne scaturisce troverà la sua valvola di sfogo in un epilogo inaspettato, tra sogno e realtà, che sembra mettere ogni cosa nella giusta prospettiva dando alle sorelle una seconda occasione per stare insieme e volersi bene. Il ché giunge a compimento di un percorso narrativo in cui è il peso delle parole distribuito nei fitti e incessanti confronti verbali, oltre al valzer di emozioni cangianti, consegna allo spettatore di turno un’opera che ha più anime nel proprio DNA che la fanno essere al contempo un saggio sulla perdita e sull’accettazione della morte di un genitore e sul difficile recupero di legami andati perduti e sul modo di superare le incomprensioni. His Three Daughters in più si fa carico di argomenti complessi quanto scivolosi da trattare, ossia l’accompagnamento alla morte, le cure palliative e il testamento biologico. Ogniqualvolta sono stati affrontati o anche solo sfiorati, si pensi a Bella addormentata di Bellocchio, Mare Dentro di Amenábar e più recentemente in Blackbird e dal fresco vincitore del Leone d’Oro a Venezia 81, La stanza accanto, il dibattito si è subito infiammato mettendo in secondo piano le opere. Fortunatamente queste hanno saputo resistere agli attacchi grazie alle indiscutibili qualità e al loro non concedere nulla al dolore e alla sua spettacolarizzazione. Discorso valido pure per la pellicola di Jacobs, nella quale tra l’altro non è il malato al centro del plot, bensì le sue figlie e in generale chi resta.           

His Three Daughters: valutazione e conclusione

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Ancora conflitti familiari e legami affettivi nel nuovo film di Azazel Jacobs dal titolo His Three Daughters, un dramma da camera intenso e struggente che affronta a testa alta e con la giusta sensibilità, senza concessioni al dolore e spettacolarizzazione, tematiche dal peso specifico rilevate e complesse come l’accompagnamento alla morte e le cure palliative. La pellicola del cineasta newyorchese è un frullato di emozioni cangianti che accarezzano e fanno vibrare le corde del cuore anche grazie alle splendide e toccanti interpretazioni di Carrie Coon, Natasha Lyonne ed Elizabeth Olsen.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

4

Tags: Netflix