Hitchcock/Truffaut: recensione del documentario di Kent Jones
Hitchcock/Truffaut, ovvero un documentario sul confronto tra due titani del cinema mondiale, due giganti che hanno indagato tra i meandri delle infinite possibilità con cui modulare la grammatica di un linguaggio, quello del cinema, che ancora oggi emoziona, trae ispirazione dall’immaginario collettivo e fornisce alle masse la materia prima con cui edificare nuove fantasie.
Il film (guarda qui il trailer), che vede alla regia Kent Jones, è incentrato sull’impatto che ha avuto nella storia della critica e della regia la pubblicazione del libro di François Truffaut Il cinema secondo Hitchcock. In sala per soli tre giorni, dal 4 al 6 aprile, la pellicola immerge lo spettatore nell’atmosfera di quell’intervista, durata un’intera settimana, che ha rivoluzionato per sempre il concetto di “cinema” e che ha visto confrontarsi due personalità leggendarie della cinematografia: un giovane Truffaut, allora regista di sole tre pellicole, e un Hitchcock all’apice della carriera.
La verità di quell’incontro ci viene restituita attraverso le immagini di repertorio in bianco e nero e i commenti audio, ulteriore testimonianza dell’umorismo tipico del “maestro del brivido”. L’importanza storica dell’intervista, iniziata il 13 agosto 1962 (nel giorno del 63esimo compleanno di Hitchcock), e il valore dell’influenza esercitata dal libro di Truffaut sui cineasti contemporanei ci arriva, invece, grazie alle parole di un susseguirsi di registi che conosciamo bene: Martin Scorsese, David Fincher, Arnaud Desplechin, Wes Anderson, James Gray, Richard Linklater, Olivier Assayas, Kiyoshi Kurosawa, Peter Bogdanovich e Paul Schrader.
Tra videobiografia artistica incentrata sulla figura di Hitchcock e sintesi audiovisiva del lungo incontro e dell’infinita carriera del regista, il documentario riesce a far prendere vita alla pagine del libro di Truffaut, a conferire di nuovo dinamicità e movimento ai fotogrammi di quei film memorabili che la carta stampata ha destinato alla staticità. L’obiettivo del film di Kent Jones risulta, in definitiva, quello di ricostruire il modo d’essere regista di Hitchcock, attraverso un alternarsi di documenti visivi rappresentati dai commenti dei cineasti contemporanei, dalle immagini di repertorio, le sequenze dei film, le foto di giornali, alcuni brani di lettere e dai commenti audio. I momenti del documentario che più restano impressi sono quelli in cui la narrazione, in cui l’intento informativo convive con l’intento di appassionare emotivamente lo spettatore al tema trattato, prosegue attraverso l’uso del montaggio descrittivo, col quale Jones mostra le foto o le scene dei film che la voice over (spesso la voce di Hitchcock stesso e di Truffaut) commenta.
“Con questo film la mia intenzione non è di compiacere gli amanti del cinema. Io voglio che lo spettatore veda una rivelazione del cinema in tutta la sua bellezza”- confessa Kent Jones.
Hitchcock – un Artista e non un semplice intrattenitore
La narrazione di Hitchcock/Truffaut, scritto dallo stesso Kent Jones insieme a Serge Toubiana, procede, tra l’altro, in maniera abbastanza ordinata passando da un area tematica all’altra: dal racconto dell’incubo della reclusione che accomuna i due registi al concetto di suspense non strettamente collegato alla paura, dall’approfondimento sul rapporto di Hitchcock con l’audience allo spazio dedicato a La donna che visse due volte, e poi a Psyco e agli ultimi anni del regista. Filo conduttore che lega ogni approfondimento sugli aspetti della regia di Hitch è la volontà di ribadire una cosa che François Truffaut aveva a suo tempo cercato di dimostrare ai critici americani proprio con la pubblicazione del libro: la grandezza del genio di Hitchcock, artista e non semplice intrattenitore. A rendere l’idea della profonda ammirazione del regista francese per il “maestro del brivido” restano il libro, le testimonianze della loro affettuosa amicizia e sicuramente la lettera scritta da Truffaut nell’aprile 1962:
“Da quando anch’io sono diventato un regista, la mia ammirazione per Lei non è diminuita; al contrario, è diventata più forte e ha cambiato dimensione. Ci sono molti registi che amano il cinema, ma ciò che Lei possiede è un amore proprio della celluloide, ed è per questo che vorrei parlarle. Vorrei che Lei mi dedicasse un’intervista registrata della durata di circa 8 giorni e 30 ore. Lo scopo finale poi non sarebbe una serie di articoli ma un intero libro che verrà pubblicato contemporaneamente a New York e a Parigi, e poi, più in là, nel resto del mondo”
Hitchcock/Truffaut è una lezione di storia del cinema imperdibile e soprattutto destinata agli appassionati interessati ad approfondire i concetti chiave della regia di Hitchcock e ad assistere ad una rilettura degli stessi in chiave contemporanea.