Venezia 80 – Hokage (Ombra di fuoco): recensione del film di Shinya Tsukamoto
Una storia di rinascita, di speranza, ma anche di vendetta e soprattutto di redenzione.
Shinya Tsukamoto, noto regista giapponese considerato il capofila del cyberpunk nipponico, torna dietro la cinepresa affrontando uno dei temi a lui più cari: quello della guerra con Hokage (Ombra di fuoco), proseguendo idealmente sulla stessa linea di Fires on the Plain (Nobi) del 2014 e Killing (Zan) del 2018.
Hokage (Ombra di fuoco), in concorso nella sezione Orizzonti alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 2023, è ambientato al termine della Seconda Guerra Mondiale in un villaggio distrutto e segue le vicende di tre personaggi: una donna, un bambino e un uomo, le cui vite sono intrecciate e legate dal dolore, dalla disperazione e dal desiderio di redenzione.
Hokage (Ombra di fuoco): una storia di disperazione e di redenzione in un Giappone post-guerra
Hokage non è un film sulla guerra, ma sul post-guerra, sulla ricostruzione e sulla speranza. Ambientata in un mercato nero che torna a prendere vita dopo la devastazione della Seconda guerra mondiale e di un grande incendio, la pellicola segue la vita post-bellica di una donna, che abita in un ex ristorante quasi completamente distrutto dal fuoco; per vivere vende il proprio corpo. Senza famiglia e senza affetti, vive le sue giornate nel dolore e nei ricordi passati, accogliendo le visite di uomini in cerca di affetto fisico. Il suo quotidiano sopravvivere è però interrotto dall’invasione nella sua abitazione di un orfano di guerra, entrato furtivamente nella casa della donna per rubare, e di un giovane soldato smobilitato. I tre creano una strana domesticità insieme: il bambino porta provviste, lei cucina e il soldato cerca lavoro; ma questa esistenza vagamente normale dura ben poco: i ricordi di guerra del soldato finiscono per distruggere il loro breve, ma felice, equilibrio. Rimasti insieme solo la donna e il giovane orfano, il bambino per guadagnare qualche soldo in più accetta di accompagnare un venditore ambulante in un viaggio di “lavoro”. Un viaggio oscuro, che porta i due nei ricordi passati e nell’oscurità della guerra e dell’esistenza umana.
Un viaggio nell’oscurità umana e nell’orrore della guerra, nei suoi effetti sugli essere umani, sul corpo e sulla psiche umana. Hokage è un film sul passato, ma fortemente attuale, in un mondo in cui non si ha mai una vera pace, il regista tenta di ricordare allo spettatore non gli eventi di una guerra, ma ciò che rimane dopo di essa: miseria, distruzione, sofferenza, dolore, e un trauma fortemente pervasivo. Nel film abbiamo 4 personaggi ben definiti, una donna, un bambino e due uomini. La protagonista, è una donna che come tutti dopo la guerra è rimasta senza affetti e con un grande vuoto nel cuore, passando le giornate ad aspettare i propri clienti la donna tenta di dimenticare il passato, il dolore e i ricordi dei propri amati, e l’arrivo del bambino (rimasto orfano e anche lui senza famiglia) le da speranza, le da uno scopo e qualche prospettiva di poter riavere una famiglia. Il bambino rappresenta la speranza rimasta, ma anche come il dolore si insidia anche nelle anime più pure. Terzo personaggio è il giovane soldato, un ex-maestro quasi ancora un ragazzino, che va dalla donna per cercare qualche forma di affetto, e in lei e nel bambino trova una sorta di famiglia, ma il trauma rimasto dalla guerra, e lo stress post-traumatico invadono i suoi sogni e oscurano la sua mente. Infine, il quarto personaggio è il venditore ambulante che chiede aiuto al bambino per compiere un lavoro; protagonista del terzo atto, l’ambulante è un ex-soldato che è stato vittima e artefice degli orrori della guerra, un uomo che ha inflitto ma anche subito grande dolore. In cerca di vendetta, l’uomo è ormai solo un corpo vagante, l’ombra di un uomo che ha visto e compiuto troppo durante il conflitto.
In Hokage vediamo tutte le sfumature delle conseguenze della guerra, le madri, le vedove, gli orfani, i giovani arruolati e chi è stato invece vero e proprio protagonista della guerra. Un film certamente difficile da guardare, e che non teme di fare vedere la violenza, di mostrarne gli effetti fisici e psicologici. Con una cinepresa, quasi intima, ma allo stesso tempo distaccata, il regista non si tira indietro dal mostrare i lati negativi e gli orrori dell’esistenza nipponica nel post-guerra. Aiutato dall’eccellente recitazione del cast, anche del giovanissimo Oga Tsukao (che interpreta l’orfano), Tsukamoto è preciso, incisivo e tagliente con il montaggio e la sua fotografia. Nel film vediamo luci e ombre di corpi di chi è ancora vivo, un ritratto di ombre, ma anche dei corpi che le proiettano, di un’esistenza stravolta e lacerata da uno dei maggiori conflitti che il mondo abbia mai visto.
Hokage (Ombra di fuoco): valutazione e conclusione
Hokage è un film che sicuramente non può e non deve lasciare indifferenti. Shinya Tsukamoto costruisce in modo semplice e d’impatto una realtà universale, che nel passato e ancora oggi affligge il mondo e gli esseri umani. Un film che, come ha detto il regista, vuole essere una preghiera per i tempi moderni. Una storia di ombre, di corpi, di sopravvissuti di guerra, ma soprattutto del loro trauma, delle loro ferite fisiche e psicologiche. Una storia di rinascita, di speranza, ma anche di vendetta e soprattutto di redenzione.