Venezia 80 – Holly: recensione di Fien Troch

Holly di Fien Troch è un film belga presentato in concorso a Venezia 80. La protagonista è una 15enne bullizzata che sviluppa poteri curativi.

A sette anni di distanza dalla sua vittoria nella sezione Orizzonti con Home, la regista belga Fien Troch torna al Festival di Venezia con un nuovo film, il quinto, in concorso a Venezia 80. Holly è il titolo del lungometraggio in questione che unisce il genere del coming of age all’impronta da fiaba sacra. Come in passato, Fien Troch continua a raccontare i più giovani e il loro cambiamento. Il film sarà distribuito prossimamente da Minerva Pictures.

Holly è una quindicenne contemporanea schiva, considerata strana. A scuola viene bullizzata dai compagni che la chiamano strega. Un giorno un’intuizione, una premonizione le farà decidere di saltare la scuola. In quello stesso giorno a scuola si sviluppa un incendio in cui perdono la vita diversi ragazzi. Questo è l’incipit del film di Fien Troch che cerca di esplorare l’anima dei giovani d’oggi, quelli che non si omologano alla massa e che non riescono a comunicare con i propri coetanei. Holly e suo fratello sono considerati gli strambi, quelli da apostrofare durante l’intervallo a scuola o quelli da ignorare perché non cool.

Oltre ad esplorare la crescita introspettiva degli adolescenti il film approfondisce anche il legame dei protagonisti con la comunità cittadina. A causa dell’incendio e della morte di diversi giovani la comunità è sconvolta. Le persone sconvolte dall’accaduto si uniscono per provare ad elaborare il lutto senza però trovare sollievo. Sarà proprio Holly a dare loro ascolto e ad alleviare le loro pene, con la sua sola presenza riuscirà a restituire serenità e speranza. È solo uniti, stringendosi insieme e ascoltando l’altro si riescono a superare le brutture della vita, questo sembra suggerire la regista.

Holly: un film indecifrabile e poco interessante

Holly Cinematographe.it

Tutto il film è incentrato su Holly. La fotografia è plumbea, plumbea come se una catastrofe sia imminente, la protagonista (Cathalina Geeraerts) è sempre in primo piano, inquadrature che non vengono premiate da una scrittura lenta e poco incalzante. La ragazza ha un dono, che sembra sovrannaturale, riesce a guarire il cuore spezzato delle persone. Questa svolta del film, la più interessante, è mostrata in modo estremamente introspettivo. Le emozioni della protagonista infatti non passano, come anche quelle delle persone che chiedono di essere ascoltate dalla ragazza. Il risultato è 103 minuti di fatica per chi segue la storia, perché se è vero che lo spettatore deve fare un atto di fede davanti a trame che non rispecchiano la realtà, chi scrive il film non deve mettere questa fiducia a dura prova.

Valutazione e conclusione

Holly Cinematographe.it

Se in partenza il film getta le basi per una storia interessante, quella di una ragazza che “fa miracoli”, durante tutta la durata del lungometraggio si sente la fatica di una narrazione poco incisiva, sia dal punto di vista della scrittura che della regia. Peccato per la bella fotografia dai toni freddi e la intrigante colonna sonora che preannuncia qualcosa di funesto per tutto il film, il film non riesce ad emozionare.

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Regia - 2
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 4
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1

2.2