FFF 2022 – Home Is Somewhere Else: recensione del film di Hagerman e Villalobos
Un film d'animazione su un argomento quasi scabroso per la sua dolorosa attualità, la condizione degli immigrati clandestini negli Stati Uniti.
A Bologna, dal 21 al 25 settembre, il Future Film Festival, giunto alla 22^ edizione, intitola il concorso ufficiale al Retrofuturo. Mercoledì 21 settembre ha aperto la selezione ufficiale Home Is Somewhere Else, una coproduzione Stati Uniti e Messico con la regia di Carlos Hagerman e Jorge Villalobos.
Tre storie, tre scenari, tre declinazioni di un disagio di vivere. Completamente animato in 2D, il film è un sorprendente documentario animato, una “finestra aperta sul cuore e le menti dei giovani immigrati, che sognano una casa e allo stesso tempo sono terrorizzati da possibili deportazioni”.
Home is Somewhere Else è un’opera prima che stupisce per la delicatezza dei toni e della messa in scena, che vestono però non un fatto di cronaca ma una vera e propria piaga purulenta sempre aperta nel cuore del Sogno Americano, ovvero il dramma degli immigrati clandestini.
Home Is Somewhere Else: un’opera prima che sa come stupire
Le sorelle Evelyn ed Elisabeth, una nata negli Stati Uniti, l’altra in Messico ma portata negli States da piccola, affrontano emozioni molto forti e contrastanti: le loro differenze sono evidenti grazie ad uno stile di disegno che riesce a mostrarne i contorni.
C’è poi Josè Eduardo Aguilar, che nello Utah avrebbe voluto pescare con il padre ma è stato invece colpito dalla discriminazione razziali con altri suoi coetanei, poi arrestato e deportato. Qui lo stile è diverso, i colori si scuriscono e le linee di tratteggio si fanno marcate e più dritte, per una narrazione che fonde memorie felici e ricordi strazianti.
Infine, c’è Jasmine. Che è una studentessa delle superiori e attivista politica, combatte per i diritti del padre senza permesso di soggiorno e una madre momentaneamente protetta dalla deportazione sotto il DACA, un programma governativo federale che può rappresentare il nucleo doloroso dell’opera.
Creato nel 2012 sotto la presidenza Obama, il DACA permette alle persone portate negli stati Uniti illegalmente, come i bambini, il diritto temporaneo di vivere, studiare e lavorare legalmente negli Stati Uniti. I soggetti che fanno richiesta devono possedere una fedina penale pulita, devono essere studenti o aver finito il percorso scolastico o militare, e passato il controllo, la loro espulsione è rinviata d due anni con l’opportunità di rinnovo, potendo così ottenere servizi basici come patente, iscrizioni al collage o permesso di lavoro.
La discrasia tra quella che può essere definita e vista come “vita vera” e quello che la legge, organo sovraimposto e spesso e volentieri lontano dalle reali esigenze esistenziali, oltreoceano raggiunge dimensioni preoccupanti e vertiginose, e Home Is Somewhere Else ne restituisce tutto lo spaventoso abisso con una delicatezza rara, che traccia un evidenza ancora più forte per il dramma che racconta.
Carlos Hagerman e Jorge Villalobos hanno l’immaginifica intuizione di tradurre in cartoni animati storie vere raccontate in prima persona ma attraverso il filtro del disegno: riescono quindi a trovare uno stile adatto per ogni tono, una tonalità cromatica per ogni emozione, restituendo alla fine un’opera intima ma necessaria.