Hotel Transylvania: recensione
E se i veri mostri fossero gli esseri umani? La letteratura e la filmografia ci hanno educati al culto di un Dracula minaccioso e sanguinario, spalleggiato da una nutrita prole di vampiri, ma a ridare valore positivo e onore alla figura del caro Conte ha provveduto, nel 2012, Hotel Transylvania.
Il cartoon, prodotto dalla Sony Pictures Animation e diretto da Genndy Tartakovsky, annovera nel cast vocale in lingua originale Adam Sandler (Conte Dracula) e Selena Gomez (Mavis), sostituiti egregiamente nella versione italiana da Claudio Bisio e Cristiana Capotondi e, grazie ad una grafica accattivante e molto divertente, proietta gli spettatori in un mondo capace di stravolgere l’immaginario comune.
I primi minuti della pellicola rappresentano infatti un Dracula gioioso, protettivo, venato dall’amarezza per la scomparsa della moglie Martha per mano degli umani, il che lo induce a progettare un hotel extralusso, corredato di tutti i comfort, nel quale ogni mostro può sentirsi libero di essere se stesso.
Ecco allora che, come ogni anno, sopraggiungono gioiosi Frankenstein, il lupo mannaro, l’uomo invisibile e una lunga sfilza di esseri gelatinosi, scheletri, animali a più teste e tutta una serie di personaggi che richiamano alla mente di qualsivoglia spettatore altre storie più o meno horror. Ma quest’anno non si tratta di un semplice ritrovo, bensì del 118° compleanno della vampirella Mavis che, come ogni adolescente, richiede esplicitamente al padre la libertà di spiccare il volo verso il mondo esterno.
Il Conte, per non perdere la sua bambina, architetta allora poco fuori le mura di quella gigantesca fortezza, un paese immaginario, fatto di mostri travestiti da esseri umani, che svolgeranno il ruolo desiderato: terrorizzare e deludere la fanciulla, affinché decida di non allontanarsi mai più.
Il nostro Dracula sembra allora poter dormire sonni tranquilli, ma ecco che a scombinargli i piani sopraggiunge Jonathan: un ventunenne nelle cui vene scorre la voglia di esplorare e di andare a caccia di atmosfere fantasmagoriche. Superando così la foresta dei morti viventi e l’esercito di fantasmi, solca la soglia del castello, creando agitazione, ma imponendo un fondamentale cambio di rotta: gli esseri umani non sono poi così malvagi!
Pur peccando di “superficialità” per ciò che concerne l’introspezione psicologica di personaggi secondari, che invece meriterebbero un focus di tutto rispetto, Hotel Transylvania riesce a raccontare in chiave più giocosa un universo che da qualche anno a questa parte sta riscuotendo grande successo, ovvero il legame amoroso tra la razza umana e quella dei vampiri.
L’immagine del padre iperprotettivo è ricorrente anche in tantissime altre favole, non per ultima quella de I 7 nani – che vede la principessa protagonista costretta ad indossare un’armatura fino al 18° compleanno, per schivare l’incantesimo della strega – e senza dubbio umanizza ulteriormente la trama.
A far da sfondo una tenera storia d’amore tra la centodiciottenne Mavis e il temerario Jonathan – che hanno fatto il fatidico “zing”, che avviene una sola volta nella vita – e un ricredersi del conte Dracula che, vedendosi acclamato da così tanta gente, riconquisterà fiducia verso la razza umana.
Insomma, se in queste sere non avete niente di meglio da fare, vi consigliamo di andare al sarcofago 95, dopo la sfinge a destra: il conte Dracula vi sta già aspettando con una delle sue feste!