House of Gucci: recensione del film di Ridley Scott con Lady Gaga
La storia di Patrizia Reggiani e della famiglia Gucci si rende protagonista di uno dei delitti più celebri della cronaca italiana.
Sesso, potere, ambizione e omicidio sono gli elementi cardine per una storia avvincente che nel caso dell’ultimo film di Ridley Scott fa discutere ancora prima che arrivi al cinema: House of Gucci racconta la dinastia della celebre casa di moda e soprattutto la figura controversa di Patrizia Reggiani, interpretata da Lady Gaga, una ragazza di umili origini che sposa nel 1972 il rampollo Maurizio Gucci, figlio di Rodolfo, all’epoca maggiore azionista dell’azienda. La sete di potere e ricchezza della donna porteranno a uno dei delitti più discussi della cronaca italiana. Un cast d’eccezione per Ridley Scott: Adam Driver, Al Pacino, Jeremy Irons, Jared Leto, Salma Hayek, Jack Huston e Camille Cottin. In sala dal 16 dicembre distribuito da Eagle Pictures.
Patrizia Reggiani realizza il sogno di una vita esclusiva, fra case di lusso, ristoranti costosi, vestiti firmati e grandi privilegi, ha sposato un Gucci e tutto sembra andare per il verso giusto. Ma la donna vuole di più e si intromette negli affari di famiglia, una famiglia divisa al suo interno, e Rodolfo, Maurizio, Aldo e Paolo cominceranno a tramare l’uno contro l’altro per avere il controllo dell’azienda, ma a fare il gioco più sporco sarà la Reggiani incrinando presto il rapporto con il marito fino al tragico epilogo.
House of Gucci – Stereotipi e personaggi caricaturali per una farsa “all’italiana”
Dopo Tutti i soldi del mondo, per la seconda volta in pochi anni Ridley Scott racconta un fatto di cronaca avvenuto in Italia e come nel primo caso il risultato lascia perplessi su molti punti: House of Gucci appare, infatti, come il classico melodramma “all’italiana” infarcito di stereotipi e di personaggi caricaturali che rendono un’opera che poteva essere una cronaca puntuale ma comunque romanzata di uno dei delitti italiani più scioccanti una sorta di farsa che scatena più risate che sconcerto per i misfatti raccontati. Parliamo di una famiglia che si sfascia per i più ovvi motivi, soldi e potere, ma anche dell’omicidio di un uomo commissionato da un’ex moglie gelosa e vendicativa, un approccio diverso, più “crime”, nel raccontare una vicenda del genere avrebbe sicuramente aiutato il film. La scelta di rendere più “veri” i personaggi facendo parlare gli interpreti con un poco credibile accento italiano ha sicuramente peggiorato la situazione, problema che si riscontra in particolar modo in Paolo Gucci interpretato da un irriconoscibile Jared Leto “mascherato” da un trucco prostetico anche quello eccessivo: il Premio Oscar dà vita a un personaggio che regala tanti momenti esilaranti ma si rivela una macchietta poco caratterizzata come accade per altri personaggi, come Pina Auriemma interpretata da Salma Hayek, “maga” e amica di Patrizia Reggiani, condannata perché ritenuta intermediaria tra la donna e l’assassino di Maurizio Gucci.
House of Gucci – Il ritratto puntale di Patrizia Reggiani
A funzionare sono invece Al Pacino – e da un “monumento” del genere non ci si poteva aspettare altro – nel ruolo di Aldo Gucci che domina la scena, Adam Driver che interpreta Maurizio, tra i personaggi più misurati, Jeremy Irons nei panni di Rodolfo Gucci e Lady Gaga la protagonista assoluta del film. L’attrice e cantante conferma la sua bravura anche nella recitazione, la “sua” Patrizia Reggiani famelica e crudele convince con i suoi eccessi, l’avidità, il cinismo e la volgarità perché rispecchia in toto la personalità della vera Reggiani mostrata nelle diverse interviste concesse, nei suoi atteggiamenti in pubblico e durante il processo per l’omicidio del marito. Il regista ha rappresentato senza filtri la vita oltre ogni limite della Reggiani, la sua “fame” di soldi e potere, i suoi sentimenti incontrollabili, i più bassi istinti, facendo un ritratto inquietante della “vedova nera”.
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Molti aspetti della tragica storia sono stati modificati e altri non inseriti nel film, come tutta la vicenda giudiziaria, che avrebbero arricchito il ritratto della protagonista di altre interessanti sfumature. House of Gucci, dal ritmo serrato nonostante la durata, anche quella “estrema” (157 minuti), riesce comunque a intrattenere raccontando, seppur con i problemi sopraelencati, le avvincenti e crudeli dinamiche di potere, gli intrighi e i tradimenti di famiglia. Un racconto shakespeariano in questo caso dalle tinte molto “pop” con la sua Lady Macbeth griffata Gucci, che si candida senza alcun dubbio a diventare presto un guilty pleasure per molti.