Hunger Games – Il Canto della Rivolta Parte 2: recensione
Era il 2012 quando la timida Katniss Everdeen entrò per la prima volta nell’arena degli Hunger Games, tre anni e quattro film sono passati, ma il successo della saga tratta dalla serie di libri omonimi di Suzanne Collins non sembra essersi arrestata, Hunger Games – Il Canto della Rivolta Parte 2 è l’ultimo capitolo della fortunata epopea di Panem, una saga che è cresciuta e maturata sotto diversi punti di vista diventando quel piccolo gioiello che è ora.
Nel finale di Hunger Games – Il Canto della Rivolta parte 1 avevamo lasciato Katniss & Co. nel bunker sotterraneo del Distretto 13, dove un Peeta, distrutto, veniva portato e messo in salvo, ma niente sembra andare per il verso giusto, visto che il ragazzo aggredisce Kat a causa del lavaggio del cervello ordinato dal Presidente Snow. Una mossa che porterà Katniss alla decisione di uccidere l’uomo, tutto questo mentre i ribelli guidati da Alma Coin stanno per sferrare l’attacco finale a Capitol City. I nostri eroi, però, si accorgeranno ben presto che entrare nella capitale di Panem non è così facile, trappole mortali e nemici insidiosi sono ad ogni angolo e la sopravvivenza sembra essere messa a rischio. Riuscirà Katniss a portare a termine il suo intento? Panem sarà finalmente libera?
Dire che la saga di Hunger Games è cresciuta è abbastanza riduttivo, dal primo film di Gary Ross la pellicola ha subito un vero e proprio balzo, una sorta di evoluzione fino a trasformarsi nel prodotto maturo che Il Canto della Rivolta Parte 2 ha dimostrato di essere. Francis Lawrence dirige un film coinvolgente e ricco di emozioni, non manca qualche pecca dovuta ad una sceneggiatura eccessivamente lenta che si perde in momenti introspettivi, dialoghi un po’ troppo lunghi e da momenti con evidenti buchi narrativi che non aiutano a capire alcune sequenze chiave della storia, lo stesso confronto Snow/Katniss risulta frettoloso e poco entusiasmante lasciando allo spettatore l’amaro in bocca e una piccola punta di delusione. Non deludono, invece, le scene action che hanno come location Capitol City ridotta ad un cumulo di macerie e che vede trasformate le strade ed i vicoli nella nuova arena dei 76° Hunger Games, un intricato labirinto di trappole mortali che portano le sequenze d’azione ad un altro livello coinvolgendo lo spettatore a 360°.
Hunger Games – Il Canto della Rivolta Parte 2: una critica feroce alla comunicazione moderna
Nonostante tutto Hunger Games – Il Canto della Rivolta Parte 2 rimane uno dei blockbuster più interessanti dell’ultimo periodo proprio perché riesce non solo a strizzare l’occhio al suo pubblico giovane con una serie di personaggi cool e una storia d’amore tormentata, ma ha trovato il modo di appassionare gli adulti grazie ad una narrazione più che mai attuale in cui è evidente il totalitarismo di Panem e la doppia faccia di una ribellione giocata principalmente sul piano mediatico, una critica feroce alla spettacolarizzazione del dolore e alla comunicazione moderna dove il potere corrompe anche il più nobile degli ideali mostrando il lato oscuro della democrazia.
Jennifer Lawrence rimane una scommessa vincente la sua Katniss è un personaggio affascinante ed iconico, l’evoluzione da ragazzina a Ghiandaia Imitatrice è sotto gli occhi di tutti, forse uno dei personaggi meglio costruiti dell’intera saga, è impossibile non venire colpiti dalla forza che emana per tutta la pellicola, una forza data dalla sua umanità che non smette di brillare, Katniss in finale non combatte con le armi ma con la sua immagine, con l’ideologia che i ribelli hanno creato e che a volte non rispecchia la verità, la “guerra mediatica” si svolgerà principalmente proprio sull’immagine della Ghiandaia Imitatrice, volutamente infatti in alcune sequenze il nome della protagonista viene sostituito dal più “iconico” Mockingjay”; dal lato opposto troviamo il Presidente Snow uomo gelido e privo di scrupoli completamente consumato dal potere e dall’ossessione, Donald Sutherland riesce a cogliere le piccole sfumature del dittatore e a trascinarle sul grande schermo dando vita ad un personaggio più che mai reale; ottima prova anche per Julianne Moore nel ruolo di Alma Coin, donna e leader ricca di contraddizioni e di sfumature a cui la Moore riesce a dare il suo tocco personale rendendo ancora più affascinante il personaggio.
Probabilmente definire Hunger Games un capolavoro può sembrare eccessivo, ma l’evoluzione che la saga ha portato avanti fino al Canto della Rivolta parte 2 lo rende sicuramente una pellicola emozionante ed imperdibile, non solo per i temi trattati ma principalmente per il personaggio di Katniss Everdeen emblema riluttante di una rivoluzione forse necessaria.