Hungerford: recensione del film di Drew Casson
Disponibile su Netflix, il mockumentary horror indipendente di Drew Casson si rivela un esperimento poco riuscito nonostante l'impegno del cast e dei notevoli effetti speciali.
Hungerford è un film del 2014 scritto e diretto da Drew Casson. Appartenente al genere mockumentary, la pellicola viene presentata dal suo stesso autore come una commedia nera ma, soprattutto, un horror con tocchi di fantascienza. È interessante partire dalla visione del regista e confrontarla a quello che è, effettivamente, il risultato finale del prodotto.
La natura indipendente del progetto è un elemento che, da subito, va preso in considerazione: girato con poco più di 20.0000 sterline, è interpretato da attori esordienti, ed esordienti sono coloro che hanno contribuito alla realizzazione dello stesso (ricorrendo, spesso, ad espedienti di vario genere e mezzi di fortuna per completare l’opera).
La storia vede protagonisti Philippa (Georgia Bradley), Kipper (Sam Carter), Janine (Kit Speed) e Cowen (Drew Casson): ragazzi frivoli dediti a feste e divertimenti spinti. Ci facciamo strada nelle loro vite tramite le riprese continue e costanti di Cowen (facenti parte di un compito assegnatogli da un professore del college). Dopo che il protagonista, insieme ai suoi fedeli compagni, immortala degli strani episodi in città capiamo, ben presto, che quest’ultima e sotto l’attacco di forze inspiegabili e violente. Riusciranno i nostri eroi a sconfiggere l’oscura minaccia tenendo sempre bene a fuoco la videocamera?
Hungerford: esperimento non del tutto riuscito
Il mockumentary a sfondo horror è stato, in qualche modo, portato alla ribalta da The Blair Witch Project (anche se, già in passato, non erano mancate opere simili) e da quel momento abbiamo assistito a molti film che seguivano la stessa scia. Il problema, spesso, è stato costituito dal fatto che non si utilizza questo preciso stile per fini narrativi, quanto più per coprire l’assenza di mezzi utili per portare alla luce un “film di genere” tradizionale.
Questo, di per sé, non è un male se filtrato dalla giusta dose di creatività e autoironia (quasi indispensabile) ma, nel momento in cui vengono meno questi due elementi, ecco che l’esperimento rischia di fallire. Peccato, perché, se pure alle prime armi, gli attori (che non dispongono di visi particolarmente carismatici ma, in questo caso, potrebbe essere un punto a favore) recitano correttamente, ovvero, in maniera realistica ( brava Georgia Bradley) e le maestranze coinvolte svolgono bene il loro compito: buoni gli effetti e il trucco (si dice che la truccatrice abbia imparato prima delle riprese “studiando” dei tutorial su YouTube).
Hungerford: trama confusa e poca originalità
Quel che manca, come accennato in precedenza, è la giusta dose di originalità, non solo per ciò che concerne la parte “Horror-fantascientifica” ma anche per quella “normale” incentrata sui problemi esistenziali dei caratteri (vedi la soporifera e quasi comica storia d’amore dei due protagonisti).
Le parti “action” (anche queste ben realizzate) appaiono confuse e poco integrate nel racconto (la sequenza del salvataggio dei rapiti e il pre finale) , non suscitano mai un vero e proprio interesse, così come i dialoghi (che siano improvvisati o meno, poco importa). Altro errore è stato quello di prendersi troppo sul serio: una volta che la minaccia è diventata reale, i personaggi e le vicende perdono tutta l’ironia iniziale divenendo cupi e, di conseguenza, sfiorano il ridicolo involontario.
Va, inoltre, detto che lo stile di ripresa frenetico potrebbe non essere gradito a tutti risultando, a tratti, fastidioso. Casson ha dichiarato che la pellicola è stata girata ad Hungerford (da qui il titolo) con grande collaborazione degli abitanti ed era stata pensata come una miniserie YouTube, ed in mente si fa largo l’idea (come gli esseri che si impadroniscono delle persone nella storia) che, forse, quella sarebbe stata una migliore soluzione, poiché, come film unico (80 minuti circa) Hungerford può provocare più di uno sbadiglio.