I Delitti del BarLume: recensione della terza stagione
Nel panorama troppo spesso piatto e omologato della televisione italiana contemporanea, c’è una piccola serie (trasmessa su Sky Cinema 1 HD) che si distingue dalle altre per ironia e vivacità: I delitti del BarLume. Questa bella realtà del piccolo schermo nostrano è basata sui romanzi di Marco Malvaldi ed è giunta proprio ieri sera alla conclusione della sua terza stagione con Azione e Reazione, sesto di una serie di sei veri e propri film per la TV.
I delitti del BarLume è ambientata nell’immaginaria cittadina di Pineta, una località sulla costa toscana che viene continuamente scombussolata da una serie di misteriosi omicidi. Questa sequenza di delitti contrasta con la natura tranquilla e pacifica del posto e dei suoi abitanti, che però giocano un ruolo fondamentale nella risoluzione dei casi. Protagonista della serie è l’istrionico e solitario Massimo Viviani (Filippo Timi), che ha utilizzato i proventi di una vincita al Totocalcio per comprare e gestire il BarLume. A fargli compagnia dietro il bancone del bar c’è la splendida Tiziana (Enrica Guidi), che lo aiuta a tenere a bada un’allegra combriccola di vecchietti ospiti fissi del BarLume: Pilade (Atos Davini), Aldo (Massimo Pagelli), Gino (Marcello Marziali) ed Emo (Alessandro Benvenuti), che dalla seconda stagione a causa della prematura scomparsa dell’attore Carlo Monni ha rilevato il posto che nella compagnia era del suo Amplio. Questo eterogeneo gruppo di persone toglie più di una castagna dal fuoco al commissario Vittoria Fusco (Lucia Mascino), aiutandola a trovare i colpevoli dei vari crimini.
I Delitti del BarLume: un riuscito mix fra giallo e commedia
Un po’ de Il commissario Montalbano, l’umorismo goliardico tipico di pellicole come Amici miei, la vena umoristica e dissacratoria toscana e un ottimo cast, diretto a partire dalla seconda stagione da un talento come Roan Johnson, già apprezzato in film come I primi della lista e Fino a qui tutto bene. Questi gli ingredienti vincenti di una ricetta che funziona, affascina e intrattiene. Il giallo ambientato nella provincia italiana è già stato ampiamente sfruttato all’interno della televisione italiana da opere come il già citato Montalbano e Don Matteo, giusto per fare i due nomi più altisonanti, ma con I delitti del BarLume trova nuova linfa e un approccio fresco e originale. I vari casi all’interno dei quali si barcamenano il Viviani e i suoi arzilli vecchietti sono discretamente strutturati, non banali e ben inseriti in una trama orizzontale che procede in maniera lenta ma inesorabile, intrecciando la strada del barista con quelle della sua dipendente Tiziana e del commissario Fusco: due donne estremamente diverse fra loro per fisicità e carattere, ma che esercitano entrambe una forte attrazione da parte del Viviani.
Nello specifico di questa terza stagione, cioè i due episodi Il telefono senza fili e Azione e Reazione, tutte le buone sensazioni pregresse dai precedenti episodi sono confermate. Non si toccano i vertici di La tombola dei Troiai, primo episodio della seconda stagione e per ora decisamente il migliore della serie, ma il lavoro del regista Roan Johnson si conferma encomiabile sia dietro la macchina da presa sia in fase di sceneggiatura, a cui ha collaborato attivamente. Menzione d’onore la meritano certamente i tre protagonisti principali, ovvero un Filippo Timi ormai perfettamente calato nel ruolo del solitario e cinico barista, un’Enrica Guidi che unisce alla sua abbagliante bellezza una grinta che dona grande carisma al proprio personaggio e una bravissima Lucia Mascino, che rende tutta la rigidità e l’alone di mistero che emana la sua Vittoria Fusco.
Il telefono senza fili ci propone un caso di possibile sequestro di persona, a cui fa seguito in breve tempo l’immancabile morto. Massimo Viviani stavolta indaga su un caso particolarmente torbido, che mescola dramma familiare, occulto (o presunto tale) e malavita, dovendo fare contemporaneamente fronte anche all’imminente partenza per l’estero di Tiziana, desiderosa di ricongiungersi con il proprio fidanzato in Germania. Risate assicurate dal solito gruppo di vecchietti, alle prese con un importante malloppo, mentre il triangolo amoroso fra Massimo, Tiziana e Vittoria procede verso un finale di episodio prevedibile, ma che apre scenari interessanti per il futuro.
In Azione e Reazione il teatro del delitto è lo stesso BarLume, dove un russo cade improvvisamente a terra esanime per avvelenamento. Il bar viene posto sotto sequestro dalle forze dell’ordine, dando così molto tempo a Massimo per pensare al caso e alla sua vita privata. Proprio Massimo è il centro e il motore di tutta la puntata: in grave pericolo per la sua stessa vita e chiamato a prendere decisioni ormai imminenti e improcrastinabili. Un finale inaspettato e scoppiettante ci lascia con il fiato sospeso per la prossima stagione, che aspettiamo già con ansia.
I delitti del BarLume continua sulle ottime basi delle scorse stagioni, proseguendo con una storia che per ora non conosce ancora cali di ritmo o ridondanza nella trama. Per una volta, attendiamo la nuova stagione di una serie televisiva italiana con curiosità e speranza, e non con la consapevolezza di assistere a una minestra già vista e riscaldata. Gli ascolti hanno premiato questo progetto coraggioso e ben gestito (Il telefono senza fili ha registrato un +71% sulla media dei precedenti episodi), portandoci così a sperare di rivedere presto sui nostri schermi le avventure del barista Massimo e della sua spassosa squadra di vecchietti e amanti.