Venezia 79 – I figli degli altri: recensione del film di Rebecca Zlotowski
La recensione de I figli degli altri, film francese di Rebecca Zlotowski con Virginie Efira e Roschdy Zem, presentato a Venezia 79.
A distanza di 6 anni, la regista francese Rebecca Zlotowski torna alla Mostra del Cinema di Venezia con I figli degli altri (Les enfants des autres), suo quinto film di cui, per la prima volta, firma anche la sceneggiatura interamente da sola. Prodotto da Les Films Velvet e France 3 Cinéma, il titolo francese vede protagonisti Virginie Efira e Roschdy Zem, oltre alla partecipazione di Chiara Mastroianni.
Il film racconta lo sbocciare dell’amore fra Rachel (Efira), insegnante di liceo sulla quarantina, e Ali (Zem), progettista di automobili separato e con una figlia di quasi cinque anni, Leila (Callie Ferreira-Gonçalves). Per la donna, oltre all’amore della vita, la relazione con Ali rappresenta anche l’ultimo probabile tentativo di avere un figlio, sogno mai realizzato a causa di un conto in sospeso con il passato. Mentre si gode appieno la romantica storia d’amore e pensa alla possibilità di realizzare il proprio desiderio materno, Rachel si avvicina sempre più alla piccola Leila, le cui settimane si dividono tra le visite al padre e i giorni trascorsi con la madre Alice (Mastroianni), ex moglie di Ali.
I figli degli altri: tenerezza e sensualità nella ricerca della maternità
Zlotowski firma un’opera delicata, che è sì un’appassionata storia d’amore, ma che è ancor prima il viaggio di una donna che vede il proprio tempo scorrere inesorabile, decisa a vivere appieno ciò che la vita le offre. La regista è incantata dal volto della sua attrice, pronta a catturarne ogni sorriso e ogni lacrima. I duetti tra Efira e Zem sono carichi di tenerezza, ma anche di travolgente passione, con la macchina da presa che indugia sui loro corpi nudi non privandoli della componente sensuale. I due sembrano effettivamente anime gemelle ritrovatesi nella seconda metà della loro vita, ma l’amore, quello romantico, alla loro età non è sufficiente.
Come da un tarlo, Rachel è rosa dal sogno di diventare genitore, che non serve lo scopo di farla sentire completa come donna, ma che come lei stessa spiega nasce dalla percezione dell’essere madre come esperienza collettiva da cui è consapevole di essere esclusa. Lei, madre mancata sebbene in parte madre lo sia già: sempre disponibile ad aiutare i propri studenti, prende a cuore la storia di Dylan (Victor Lefebvre), ragazzo promettente ma dal reddito scolastico altalenante a causa di una complicata situazione familiare; accompagna la piccola Leila a judo e le prepara la colazione al mattino; segue premurosa la gravidanza della sorella minore Louana (Yamée Couture). Figli degli altri, eppure anche suoi, da cui è destinata a separarsi ma di cui continuerà sempre a far parte nel ricordo.
Virginie Efira è il volto di una donna simbolo di quelle storie che il cinema tiene sullo sfondo
Nella sua semplicità narrativa, I figli degli altri conquista per la decisione di Zlotowski, ispirata da un’esperienza che la coinvolge molto da vicino, di raccontare la vita di una donna a cui non è concesso il consueto “e vissero felici e contenti” che il cinema ama concedere ai propri eroi. Scansando i cliché del genere, quali la rivale in amore arpia o i problemi di carriera, il film fa di una comparsa la propria protagonista e la rende paladina di quelle storie che la settima arte spesso relega sullo sfondo, ma che proprio per il loro essere tanto comuni meritano ugualmente di essere raccontate.
Quinto lungometraggio diretto da Rebecca Zlotowski, I figli degli altri è distribuito in Italia da Europictures, disponibile nelle sale dal 22 settembre. Il cast comprende Virginie Efira, Roschdy Zem, Chiara Mastroianni, Callie Ferreira-Goncalves, Yamée Couture, Henri-Noël Tabary, Victor Lefebvre, Sébastien Pouderoux, Michel Zlotowski e Mireille Perrier.