I migliori giorni: recensione del film di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno
I migliori giorni, di e con Edoardo Leo e Massimiliano Bruno è un film corale diviso in 4 episodi, ognuno incentrato su una festività.
I migliori giorni, diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno è interpretato da alcuni dei più noti attori del panorama italiano, tra cui spiccano lo stesso Edoardo Leo, Anna Foglietta, Paolo Calabresi, Greta Scarano, Claudia Gerini, Luca Argentero, Stefano Fresi e Valentina Lodovini, insieme a moltissimi altri. In uscita il 1º gennaio 2023 distribuito dalla Vision Distribution I migliori giorni è una commedia drammatica incentrata su quattro festività: la Vigilia di Natale, il Capodanno, San Valentino e l’8 marzo e vede interagire famiglie, coppie, associazioni di volontariato, ricchi imprenditori e colleghi di lavoro.
I migliori giorni presenta quattro situazioni diverse con personaggi diversi, ognuna chiamata e associata a una festività: la prima, la Vigilia, vede la deputata invitare a cena, oltre ai fratelli, anche il segretario del proprio partito con la speranza di diventare lei segretario in futuro, la cena avrà però risvolti inaspettati soprattuto considerando le differenti opinioni sul Covid-19 e sui vaccini che hanno i due fratelli; Capodanno racconta del ricco imprenditore Bruno Amenta e della sua famiglia che, nel tentativo di dare un’immagine positiva, vogliono che venga documentata la loro scelta di passare l’ultimo dell’anno alla mensa dei poveri, ma ci sarà tra di loro un ospite inatteso e pericoloso. San Valentino vede invece una coppia, Gianni e Sonia, festeggiare il 14 febbraio allo stesso modo da 25 anni, ma tra di loro ci sono Clarissa e Daniela, la prima amante di Gianni e la seconda innamorata di Clarissa e collega di Sonia. L’ultima, l’8 marzo, la Festa della Donna, vede la conduttrice televisiva di un programma alle prese con una decisione difficile: scusarsi con i telespettatori a seguito di un servizio che ha scatenato un’accesa protesta e polemica sui social o non dire nulla.
Un progetto ambizioso che racconta con attenzione, senza però arrivare all’animo dello spettatore
Diviso in quattro episodi, I migliori giorni vede nuovamente Edoardo Leo dietro la macchina da presa e, per la prima volta, Massimiliano Bruno. Tra parti dirette insieme o singolarmente, la prima puntata, intitolata la Vigilia ha per protagonisti, in particolare antagonisti tra di loro, i due registi nei panni appunto dei due fratelli Alessandro e Luca. Sia la Vigilia che Capodanno hanno un sapore agrodolce, un tentativo di realizzare una satira velata di amara ironia. Il risultato è pero piuttosto confuso, con il primo che si avvicina di più alla commedia e il secondo più al dramma. Entrambe le puntate peccano della volontà di raccontare troppo, come le complesse dinamiche familiari che spesso investono le festività natalizie, insieme a vecchi rancori a lungo sopiti nel tempo. Non sono assenti battute che suscitano un pizzico di ilarità, o per meglio dire quel dark humor proprio di un genere come la satira, e anche la costruzione dei personaggi presenta quelle figure che incarnano il massimo dell’ipocrisia, della falsità e delle convenzioni sociali. Natale e Capodanno in I migliori giorni diventano così due feste dove armonia e pace sono solo una lontana utopia. Alcune scene di dialogo, di accesi litigi portati all’estremo, nonostante ben interpretate, appaiono fuori luogo, realistiche nella rappresentazione, ma radicali rispetto alla situazione.
San Valentino è più interessato a una ricorrenza spesso mascherata con una sensazione di disinteresse e inutilità, ma che finisce per essere festeggiata con ostentazione e una dolcezza iperbolica. Un doppio triangolo amoroso che non lascia scampo racconta legami che si spezzano, logorati dal tempo e indeboliti da abitudini ai quali però non si riesce a rinunciare. Amori non corrisposti e diversi tra loro, dove si insinua con irriverenza la domanda se l’amore vero possa essere solo uno nella vita. I migliori anni si segue con chiarezza e nonostante sia limpido e trasparente su ciò che voglia dire, non è efficace in tutti gli episodi. Arriva però, anche con un certo impeto, un quadro completo di temi e situazioni. Dalla famiglia alle conseguenze del Covid-19, dal senso del volontariato allo sfruttamento che consuma l’anima, fino alla tematica dell’amore, dell’amicizia, del tradimento, dell’utilitarismo e del maschilismo. Per quanto ogni situazione sia facilmente riconoscibile, non sempre l’effetto stimola emozioni o empatia.
I migliori giorni e il geniale episodio conclusivo
Il quarto episodio è invece l’unico che riesce a dire qualcosa di nuovo, presentando una situazione sui generis e che porta a una riflessione. Seppure anche qui l’interpretazione possa apparire spesso sopra le righe e i toni di voce si alzino eccessivamente, la parte intitolata 8 Marzo è la più riuscita. Presentando inoltre la festività non come assoluta protagonista, ma come casualità che accentua ancor di più la chiave di lettura del racconto, verosimiglianza e significato acquistano una connotazione diversa dagli altri 3 episodi, con un finale tutt’altro che scontato e anche un sottile messaggio che si esplicita al massimo nell’ultima sorprendente scena. Location il mondo della televisione, schiavo o aguzzino dell’universo dei social e sempre più spesso vittima di un’opinione pubblica che segue le masse senza arrivare a un proprio pensiero individuale. Personaggi star, dirigenti e stagisti, tutti al loro posto fino alla fine, quando ogni cosa si ribalta. Temi come le differenze di genere, che diventano poi anche differenze d’età, o l’essere una celebrità del piccolo schermo che porta irrimediabilmente a vivere schiavi del sistema, si esplicitano, inattese, nei momenti in cui si sembra invece pronti a tirare un sospiro di sollievo: la storia si conclude, i toni si abbassano, e la tv torna a mentire, ma al peggio non c’è mai fine.
Contrasti tra in onda e fuori onda, tra speranza e disillusione, tutti pervasi da quella sicurezza di realtà e verità simboleggiata dallo schermo di una televisione, dove, prevaricare, fingere, distorcere la realtà e simulare è d’obbligo. Un gioco di opposti che si avvale anche di un cambio di fotografia, costumi e regia. Ottima Claudia Gerini nei panni della conduttrice che, come l’intero episodio, ha anche lei un profondo arco di trasformazione, o forse sarebbe meglio dire, rivelazione. Anche Ludovica Martino continua a distinguersi come astro nascente dei più talentuosi interpreti under 30, qui con una valenza culturale e generazionale che conferisce al film un senso sul quale si dovrebbe davvero riflettere. Come tutto funziona in 8 marzo di I migliori giorni, lo stesso non si può dire di la Vigilia, Capodanno e San Valentino, ambientati in festività sicuramente più complesse e ampiamente trattate, ma anche confuse sull’intento e sul genere. I migliori giorni presenta così uno spaccato di vita, profondamente cristallizzato nel panorama italiano, raccontando come conformismi, tradizioni, usi, costumi e convenzioni siano indissolubilmente vincolati a quei momenti, come Natale e Capodanno, da passare in famiglia, o come a San Valentino, a festeggiare l’amore, fino ad arrivare all’8 marzo, ricordando e commemorando il sacrificio di centinaia di donne, ancora oggi vittime delle differenze di genere.
Una riflessione amara quella che può suscitare il film di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, un’aspro ritratto di una parte dell’Italia che racconta situazioni universali collocabili ovunque, ma che lascia comunque un fioco bagliore di sfuggente speranza.