I racconti del mare: recensione del film da Roma FF19
La recensione dell’opera seconda di Luca Severi con Luka Zunic, presentata ad Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma 2024.
Cinque anni dopo la presentazione nella sezione Riflessi della Festa del Cinema di Roma di That Click, documentario sulla vita e le straordinarie fotografie di Douglas Kirkland, Luca Severi è tornato alla kermesse capitolina con il suo nuovo lavoro dietro la macchina da presa, stavolta all’interno della line-up di Panorama Italia ad Alice nella Città. E lo ha fatto abbandonando il cinema del reale per portare sul grande schermo attraverso gli strumenti della finzione una riflessione sulla forza della diversità e sulla capacità degli individui di superare le loro differenze quando si trovano di fronte a situazioni estreme come quella che si trovano ad affrontare i protagonisti di I racconti del mare.
I racconti del mare è una commedia surreale che oltre a lanciare spunti di riflessione su tematiche universali e sociali vuole far ridere e divertire il pubblico
Si tratta di due adolescenti (qui interpretati dai bravi Luka Zunic e Khadim Feye Max) con culture, personalità e storie completamente diverse, che si ritrovano loro malgrado su una piccola barca in mare aperto in mezzo al Mediterraneo, sotto il sole cocente e senza viveri. L’unico modo per sopravvivere è mettere da parte le loro differenze e collaborare come due ragazzi che vogliono solo tornare a casa. Questa premessa sembrerebbe parte integrante del plot di un film in cui il dramma incontra il survivor movie, con le tonalità del primo che vanno a mescolarsi senza soluzione di continuità con le regole d’ingaggio del secondo, un filone che vede esseri umani cercare di sopravvivere in situazioni limite. Le analogie con opere che fanno della medesima cornice e situazione, animate anche nel loro caso da uno scontro/incontro come ad esempio in Io, l’altro di Mohsen Melliti, non fanno altro che alimentare l’ipotesi iniziale, ma ci pensa poi il regista e l’autore della sceneggiatura Dino Sardella a cambiare i connotati al racconto, mutandone il DNA drammaturgico. Prende così forma e sostanza davanti agli occhi degli spettatori di turno qualcosa di completamente diverso e inaspettato, ossia una commedia surreale che oltre a lanciare spunti di riflessione su tematiche universali e sociali vuole far ridere e divertire il pubblico, mantenendo però l’autenticità e l’umanità dei personaggi.
I racconti del mare è una “scatola” piena di sorprese da scartare
I racconti del mare da questo punto di vista raccoglie e vince la sfida, creando un’esperienza filmica che sa coinvolgere e intrattenere il fruitore mediante uno humour leggero, equilibrato e mai strabordante. Uno humour che si avvale di elementi onirici e fantastici come punteggiatura per materializzare le allucinazioni e le visioni dei personaggi, incastonandole in un film che in fin dei conti passa pure per i capitoli di un romanzo di formazione. Tutti questi ingredienti, mixati efficacemente sia in fase di scrittura che di messa in quadro, permettono al pubblico di entrare in contatto con una “scatola” piena di sorprese da scartare.
I racconti del mare: valutazione e conclusione
Con i I racconti del mare il regista e produttore Luca Severi torna dietro la macchina da presa con una commedia surreale che trasforma un survivor movie in uno spunto di riflessione divertente sull’abbattimento delle distanze e dei pregiudizi. In una situazione estrema, tra sorprese, paura, stanchezza, fame, sogni, calcio, lacrime e allucinazioni, va in scena uno scontro verbale e ideologico tra due esistenze solo apparentemente distanti. Severi è bravo a tramutare una situazione già vista nel recinto del filone chiamato in causa in un’opera capace al contempo di far pensare e intrattenere. Il tutto puntellando una situazione reale e drammatica con una punteggiatura onirica e fantastica. Convincenti i due protagonisti Luka Zunic e Khadim Feye Max, bravi a caricarsi sulle spalle un film che nonostante sia ambientato in mare aperto costringe la cinepresa e loro stessi a dialogare in uno spazio ridotto. Nota di merito alla fotografia di Marco Tomaselli.