I ricordi del fiume: recensione
Una lunga ripresa con la camera a mano segue le spalle di un bambino. È lui, uno dei tanti piccoli abitanti del Platz, che ci introduce nel film, facendoci strada tra il fango e le stradine anguste e disagevoli della baraccopoli in cui vive, situata lungo gli argini del fiume Stura a Torino Nord. Questa, una delle più grandi d’Europa, è la realtà dimenticata dal mondo su cui Gianluca e Massimiliano De Serio hanno voluto puntare l’obiettivo. Alla stregua di due antropologi, i due registi hanno vissuto a stretto contatto con la popolazioni del posto per ben un anno e mezzo, tempo in cui si sono svolte le riprese.
Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2015, in occasione del quale abbiamo recensito anche un altro documentario, ovvero L’esercito più piccolo del mondo di Gianfranco Pannone, I ricordi del fiume ritrae gli ultimi mesi di esistenza del Platz. Mesi in cui i sogni, le speranze, le paure e i drammi di una comunità composta da più di mille persone diventano, di fronte allo sguardo oggettivo della macchina da presa dei gemelli De Serio, documenti per una riflessione sul degrado di un modello dell’abitare che, seppur anacronistico, è ancora realtà.
I ricordi del fiume – il degrado di un modello dell’abitare che, seppur anacronistico, è ancora realtà
La cinepresa dei due registi si muove, entra nelle fatiscenti baracche dei protagonisti e ruba loro attimi di una vita quotidiana tra la confusione, il degrado, la sporcizia e il fango. Alle volte, i De Serio indugiano su piccoli dettagli, come un portafoto con acqua in cui vediamo i volti di due innamorati o le mani di una signora che raccontano già tutto. Gli “attori” del documentario non parlano mentre guardano in camera, ma ci vengono mostrati nella loro verità, come se fossero totalmente inconsapevoli della presenza di un obiettivo posto ad inquadrarli. Con un approccio tipico della tradizione documentaristica, la regia dei De Serio trova il proprio pregio nella capacità di farsi quasi invisibile, nel mentre lascia scorrere immagini e appunti visuali della realtà che si propone di far conoscere senza celare nulla. Leggiamo nelle note di regia di Massimiliano e Gianluca De Serio:
Il film è costruito come un accumulo di “ricordi”. Nel labirinto dalle strane e sghembe asimmetrie, nelle drammatiche fughe prospettiche create per caso dalle costruzioni fai‐da‐te, si affacciano e si aprono mondi, volti, storie potenzialmente infinite. Parole, suoni, televisori, grida di bambini e confessioni intime, sussurrate.
Massimiliano e Gianluca De Serio sembrano avere un unico scopo: far parlare la realtà, senza alterazioni e forzature
La fotografia vivida, senza fronzoli e alcuna pretesa, restituisce la verità di ogni angolo del Platz, ripreso in tutte le ore del giorno, quando il bagliore del sole sporca le immagini o l’oscurità immerge tutto e rimane difficile distinguere i volti. La luce non interviene ad aggiungere senso, anche perché unico scopo dei registi appare quello di far parlare la realtà, senza alcuna alterazione e forzatura. Ricordiamo che I ricordi del fiume, distribuito da La Sarraz Pictures, arriverà nei cinema domani 21 aprile 2016. I film, oltre ad entusiasmare chi è amante del genere documentario nel vero senso della parola, ci propone un incontro con un mondo altro, diverso e di cui spesso dimentichiamo l’esistenza, anche se reale e più vicino a noi di quanto immaginiamo. Non possiamo che consigliare la visione, fiduciosi che dall’incontro maturi una consapevolezza e che quest’ultima sia, come sempre, motivo d’arricchimento.