TFF38 – I tuffatori: recensione del documentario di Daniele Babbo
Dal Torino Film Festival 2020 la recensione del documentario che l'esordiente Daniele Babbo ha dedicato ai tuffatori di Mostar e al ponte simbolo della città.
I viaggi più o meno lontani dalle topografie che si è soliti e quotidianamente vivere e frequentare rappresentano, per coloro che fanno cinema del reale, una fonte inesauribile di ispirazione dalla quale attingere per creare contenuti e raccontare storie. I tuffatori di Daniele Babbo, presentato nel concorso documentari del 38° Torino Film Festival, nasce proprio da un viaggio, per la precisione da una vacanza che l’autore, qui al suo esordio dopo una lunga esperienza nel campo dei programmi televisivi, dei video sperimentali e soprattutto dei videoclip musicali con lo pseudonimo di Dandaddy, ha fatto cinque anni or sono in Bosnia ed Erzegovina, toccando mete come Mostar. Lì ha incontrato per la prima volta quelli che nei successivi quattro anni sarebbero diventati i protagonisti di un docu-film che parla di uomini, atleti, ma soprattutto di testimoni e sopravvissuti in una terra martoriata che porta ancora sulle superfici topografiche, sui corpi e nelle menti di coloro che la popolano, i segni e le cicatrici indelebili del sanguinoso conflitto balcanico.
Un documentario che ci porta alla scoperta dei tuffatori del ponte Stari Most
Quei luoghi, così come la memoria storica e chi la custodisce, sono le geografie inanimate e animate su, attraverso e intorno alle quali prende forma e sostanza un paesaggio e al contempo un ritratto polifonico che il regista romano ha deciso di disegnare sulla tela di uno schermo cinematografico. Punto focale e baricentro è il ponte Stari Most (che in italiano significa: “Il Vecchio Ponte”), dal quale ogni giorno un gruppo di tuffatori, e chi li ha preceduti prima e dopo la ricostruzione di quello che è da sempre il simbolo della città, si lanciano e si lanciavano da un’altezza di 16 metri fino a scomparire nelle acque del fiume Narenta. Il tutto sotto gli occhi di turisti e curiosi, pronti a immortalare le loro gesta con macchine fotografiche e cellulari. Gesta che alla pari di chi le compie sono diventate per la macchina da presa di Babbo qualcosa di molto più profondo, poiché portatrici di un atto di coraggio e resistenza che va ben oltre un tuffo dalla grande altezza.
I tuffatori: uno sguardo su ciò che è, su ciò che è stato e su quello che forse sarà di una città e della sua gente
Quello firmato dal regista capitolino non è dunque un semplice documentario sportivo, come una prima e superficiale lettura potrebbe far pensare. I tuffatori è un film sulla memoria che dal presente si proietta verso un futuro incerto, ma solo dopo essersi diramato nei fili spezzati di un passato rievocato con tutto il suo carico di morte, violenza e sofferenza, lasciato in eredità dalla guerra che ha travolto e fagocitato Mostar e la sua gente. Ne viene fuori uno sguardo su ciò che è, su ciò che è stato e su quello che forse sarà, raccontato con grandissimo rispetto e una vena nostalgica che toccano le corde del cuore e della mente dello spettatore senza scivolare mai nella sabbie mobili della spettacolarizzazione del dolore. Per farlo l’autore e l’occhio della macchina da presa entrano ed escono dalla sfera pubblica e privata dei protagonista, attraverso un palleggio insistito tra le due dimensioni in un’alternanza di momenti individuali e e collettivi sul ponte, nei locali del quartier generale dei tuffatori e nei rispettivi domicili. In questo modo, l’autore riesce a restituire al fruitore le diverse facce di una stessa medaglia, alla quale appartengono generazioni differenti che nel ponte trovano un crocevia e una memoria comune.
I tuffatori: un diario che raccoglie con equilibrio e approccio antropologico il vissuto di un microcosmo
Le interviste e l’osservazione sono la punteggiatura con e attraverso la quale si compone l’architettura narrativa di un diario che raccoglie con equilibrio e approccio antropologico il vissuto di un microcosmo. Un habitat che ne I tuffatori viene raccontato con cortocircuiti temporali resi possibili dalle riprese di Babbo realizzate nel corso delle stagioni e dall’uso di preziosi materiali d’archivio. Materie inedite e pre-esistenti, queste, che s’intrecciano sul filo delle emozioni e di corrispondenze tra lo ieri e l’oggi.