Il Buco – Capitolo 2: recensione del film Netflix
La recensione dell’attesissimo sequel del fortunato sci-fi in salsa gore diretto dal regista spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia con la new entry Milena Smit. Disponibile dal 4 ottobre 2024 su Netflix.
Il successo planetario de Il Buco da prima festivaliero e poi nelle sale a cui è seguita l’acquisizione dei diritti da parte di Netflix che lo ha rilasciato nel marzo del 2020, registrando anche in quell’occasione un altissimo livello di gradimento dagli abbonati, tanto da farlo orbitare stabilmente nelle prime posizione della top ten dei titoli più visti per svariate settimane, ha permesso al film di Galder Gaztelu-Urrutia di guadagnarsi una riconferma e di conseguenza un sequel. Ecco allora a grandissima richiesta il 4 ottobre 2024 approdare sulla piattaforma a stelle e strisce Il Buco – Capitolo 2, che vede il cineasta spagnola nuovamente impegnato in cabina di regia, mentre davanti la macchina da presa, oltre a Ivan Massagué che è tornato a indossare i panni di Goreng, troviamo Milena Smit e Hovik Keuchkerian, rispettivamente in quelli dell’artista Perempuán e del matematico Zamiatin, due dei nuovi prigionieri che condividono una delle piattaforme della famigerata e temuta struttura carceraria verticale della società futuristica diseguale e oppressiva che fa da cornice alla vicenda.
Ne Il Buco – Capitolo 2 il meccanismo che detta le regole d’ingaggio del racconto resta il medesimo, con l’abbuffata che discende attraverso le piattaforme una volta al giorno a innescare le conflittualità
Al di là degli innesti di alcune new entry nel cast che lo hanno reso più internazionale introducendo quindi anche altri personaggi, per il resto la struttura narrativa e il dispositivo tecnico non si sono mossi di un centimetro rispetto a quanto visto nella pellicola precedente. Al netto di qualche movimento in più all’interno della prigione e di un’alternanza cromatica tra il verde e il rosso nella confezione fotografica dell’immagine per rendere il tutto meno statico e asettico, il meccanismo che detta le regole d’ingaggio del racconto resta il medesimo, con l’abbuffata che discende attraverso le piattaforme una volta al giorno a innescare le conflittualità. Viene da sé che la sostanza e la forma non cambiano e ciò che del primo atto di questo Sci-Fi dalle venature gore aveva così tanto conquistato e coinvolto il pubblico, ora è per forza di cose venuto meno, ossia il fattore sorpresa misto a un certo tasso di originalità, anche se per assonanze la mente dello spettatore di turno non può non avere pensato all’epoca come oggi ad assonanze con gli episodi della saga di Cube, con la quale condivide anche l’unità spaziale da kammerspiel.
Il Buco – Capitolo 2 eredita e porta avanti il suo crudo ritratto di una società abominevole con tanto di spietata riflessione sulle varie declinazioni di ferocia e degradazione umane
La trama di Il Buco – Capitolo 2 eredita e porta avanti quindi il suo crudo ritratto di una società abominevole con tanto di spietata riflessione sulle varie declinazioni di ferocia e degradazione umane contro le quali l’opera e chi ne ha firmato la sceneggiatura (David Desola, Egoitz Moreno e lo stesso regista) ha voluto pesantemente puntare il dito, condannandole ulteriormente e senza appello. Il limite a nostro avviso sta nell’avere mantenuto la medesima posizione nello sferrare l’attacco, portando sullo schermo una progressione della storia ambientata post Rivoluzione che, al di là dello spostamento dell’attenzione sui già citati personaggi, non esplorata purtroppo nuovi aspetti di un’idea potenzialmente espandibile nei suoi sviluppi e intrecci drammaturgici. Il film invece continua a battere la lingua sul dente che duole reiterando la critica al consumismo, al capitalismo, alla diseguaglianza sociale, all’ingiusta distribuzione delle risorse, ripetendo le dinamiche del predecessore. Il ché non è necessariamente un difetto, anche perché prova a farlo in chiave più personale da una parte e religiosa dall’altra, peccato che non apra però la porta ad altri scenari capaci di dare una spinta propulsiva al plot nativo, utile a iniettare in esso una nuova e forte linfa narrativa.
La scoperta di uno dei grandi misteri rimasti in sospeso nel primo capitolo è l’elemento di maggiore interesse di questo sequel
Di contro un motivo di grande interesse stava nella possibilità di venire finalmente a conoscenza di uno dei misteri del primo capitolo, ossia la scoperta di chi sia realmente il Maestro, noto anche come il Messia o l’Hidalgo, una figura leggendaria che ha ispirato la Rivoluzione della Solidarietà nel famigerato “Pozzo”. Ovviamente la rivelazione la lasciamo alla visione, poiché ruota tutto intorno ad essa al punto da rappresentare il motivo stesso dell’esistenza di questo secondo capitolo e uno snodo cruciale per il destino della saga. Bisogna capire se sarà sufficiente ad accontentare i palati esigenti degli abbonati di Netflix.
Il Buco – Capitolo 2: valutazione e conclusione
A quattro anni di distanza dall’uscita e dal successo planetario su Netflix, la grande N distribuisce il secondo capitolo de Il Buco, affidandolo nuovamente alle mani di Galder Gaztelu-Urrutia. Il sequel dello sci-fi in salsa gore del cineasta spagnolo insiste sui temi già trattati e non si sposta di un centimetro dal modus operandi e dal dispositivo utilizzati nel precedente. La risoluzione di uno dei grandi misteri lasciati in sospeso nel film del 2019, vale a dire la scoperta dell’identità del Maestro, dona un senso all’operazione, ma la mancanza di novità sostanziali e significative nella trama, al di là dell’inserimento di nuovi personaggi, non è abbastanza per dare ulteriore linfa narrativa al racconto. Qualche sussulto tecnico ed emotivo presenti nel corso della timeline non sono sufficienti a coinvolgere lo spettatore come in passato. Convincenti invece le performance attoriali di un gruppo di interpreti (su tutti Hovik Keuchkerian nei panni del matematico Zamiatin) che riesce comunque a trasmettere ansia e tensione, risultando anche credibili quando la credibilità della scena vacilla. In generale chi sperava in una salita dell’asticella resterà purtroppo deluso.