Il capo perfetto: recensione del film con Javier Bardem

Il titolare di una fabbrica di bilance industriali è disposto a tutto, pur di vincere l'ambito premio per l'eccellenza aziendale. Anche a calpestare i confini dell'etica e della morale...

Incontriamo per la prima volta Blanco mentre fa un discorso di incoraggiamento ai dipendenti della sua azienda: è un produttore di bilance industriali, un dettaglio che il regista Leon de Aranoa continuerà a sottolineare per tutta la durata di Il capo perfetto, al cinema dal 23 dicembre e finito abbastanza a sorpresa nella shortlist dei 15 migliori film internazionali in corsa per i prossimi Oscar. Il valore metaforico è potente, considerato lo squilibrio sociale che abbonda nella sua dark comedy. Grandi sorrisi, strette di mano e ripetuti elogi sul senso della comunità, in una farsa a beneficio di un giornalista locale, in visita per esaltare la fabbrica in un articolo commissionato ad arte.
Ma questa è anche una specie di prova generale per una presentazione che nella mente del boss si profila come uno dei momenti più alti della sua carriera: un comitato nazionale arriverà presto per determinare l’idoneità dell’azienda per un prestigioso premio aziendale, e tutto deve essere perfetto. Perfetto come lui, all’apparenza, col suo sorriso smagliante e la sua grigia pettinatura alla Donald Trump. In realtà Blanco (nomen omen) è tutt’altro che limpido, anzi: è un uomo deliziosamente malvagio, totalmente privo di personalità e principi. Il perfetto rappresentante del piccolo capitalismo anti-corporativo, a suo modo – ma qui è merito di un mellifluo Javier Bardem – carismatico e convincente.

Il capo perfetto: una cupa dramedy sul posto di lavoro

Il capo perfetto - Cinematographe.itCome erede dell’azienda di medie dimensioni del padre, la Básculas Blanco, uno dei principali produttori spagnoli di bilance professionali, Blanco governa il suo staff con una mentalità seducente e distruttiva, avvicinandoli con i suoi modi paterni e poi cacciandoli quando non servono più ai suoi bisogni. Blanco predica sempre un’etica del lavoro forte e morale ai suoi dipendenti – le parole “Sforzo, Equilibrio, Lealtà” sono dipinte in rosso sulle pareti del magazzino – ma è disposto a calpestare chiunque pur di rimanere un giocatore di primo piano nella commedia del potere di cui si sente protagonista assoluto.

Blanco probabilmente non vi ucciderà; non per mano sua, almeno. Vi blandirà, da consumata incarnazione del male puro, circuendovi con atteggiamenti pessimi che cercano di passare per buoni. In questo Il capo perfetto fa pienamente centro: il tono è ottimista, mentre quello che sta succedendo è tutt’altro che bello, tra dipendenti licenziati e ribelli di cui sbarazzarsi in qualche modo, stagiste innamorate e usate e partner lavorativi in crisi esistenziale da liquidare prima che sia troppo tardi (per l’azienda, ovviamente). Un tour de force di satira e umorismo caustico, mentre si fanno a pezzi le pratiche neoliberali e un mercato del lavoro fondato sullo sfruttamento.

“L’equilibrio è molto importante. Del resto, produciamo bilance”

Il capo perfetto - Cinematographe.itPer quanto fatichi a prendere il giusto ritmo narrativo quando necessario, Il capo perfetto satireggia con acume le corporazioni e i loro guardiani, e da un certo punto di vista ci si può dolere di come il colpo non venga inferto fino in fondo, viste le premesse. Il risultato è un’ibridazione tra l’ultimo cinema civile di Stephan Brizé (La legge del mercato, 2015; In guerra, 2018) e il sarcasmo caratteristico dei fratelli Coen, specialmente nelle loro opere più eccentriche (e sottostimate) come Burn After Reading – A prova di spia, che sembra sul finale un po’ accontentarsi della sua ottima messinscena e di aver sollevato qualche questione terribilmente umana e universale.

Quando la stabilità perfetta ma precaria di Blanco salterà in aria (con un’unica significativa concessione alla rabbia, nel bagno della fabbrica), il padre-padrone non esiterà a “truccare la bilancia, affinché la pesa sia comunque giusta”. Da buon maestro narratore, Leon de Aranoa (alla terza collaborazione con Bardem dopo Escobar – Il fascino del male e I lunedì al sole, di cui Il capo perfetto è un po’ una sorta di rovesciamento parodico) ci ricorda costantemente che il fragile equilibrio di potere a Básculas Blanco può essere mantenuto solo attraverso la manipolazione e la crudeltà. E che anche le vittime, prima o poi, sono destinate a diventare carnefici.

Il capo perfetto è al cinema dal 23 dicembre 2021 con BIM Distribuzione.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

3.2