Il caso Belle Steiner: la recensione del film con Charlotte Gainsbourg

Il caso Belle Steiner appassiona e funziona.

Il caso Belle Steiner, diretto dal regista Benoît Jacquot, è basato sul romanzo La morte di Belle, scritto da Georges Simenon e uscito nel 1952. Le differenze sono molteplici, ma la trasposizione può essere definita come fedele. Al centro della vicenda la tragica morte dell’adolescente Belle, ospite nella casa di una coppia amica dei genitori, per renderle più semplice frequentare il liceo della cittadina. Unico sospettato Pierre, professore di matematica che era solo in casa, nel seminterrato dell’abitazione, proprio mentre Belle, ai piani superiori, veniva brutalmente uccisa. Protagonisti del film Guillaume CanetCharlotte Gainsbourg. Il film posticipato a seguito dell’inchiesta contro il regista Jacquot, indagato dal 2024 a seguito delle accuse di violenza sessuale, e bloccato in molti Paesi del mondo, arriva però nelle sale italiane dal 13 marzo 2025.

Il caso Belle Steiner non ha nulla di classico

Il caso Belle Steiner - cinematographe.it

Sono i sottotesti del film Il caso Belle Steiner a colpire, a far riflettere e a fotografare, purtroppo, un’attualità che tende a colpevolizzare le vittime. A sottolineare la sensualità della ragazza e quindi la “giustificabile” difficoltà nel non esserne attratti, presentata come un’espediente per far cedere il personaggio di Pierre, ma che in un certo senso non si allontana da chi descrive un abbigliamento o un modo di essere come primaria ragione di un delitto. E così viene anche raccontata la condotta della figura di Belle, atteggiamento considerato così poco consono da poter rendere il tutto dimenticabile col passare del tempo. Anche l’attenzione mediatica c’è, perché ormai è ovunque, ma non è il fulcro della storia. E infatti Il caso Belle Steiner si sposta poi su altro, perché la vera narrazione è la natura passiva, indifferente, imperscrutabile, indecifrabile, quindi enigmatica e poi oscura che si dipinge, pezzo dopo pezzo, sul volto del protagonista.

Una scelta che inizialmente può lasciare perplessi, ma che si rivela inedita e funzionale a una vicenda già ampiamente vista, ma che raramente travolge se si tratta di un colpevole perfetto. Razionale, distante, che si concede il beneficio del peccato da lontano, il personaggio di Pierre sembra apparentemente incapace di provare empatia, e affidare il ruolo a Guillaume Canet non poteva risultare più azzeccato. Dubbi e sospetti si fanno strada nello spettatore e nella piccola comunità di un paese dove tutti si conoscono e il pettegolezzo questa volta nasconde un assassino. I tratti mistery e noir prendono il sopravvento e quando è chiaro che Il caso Belle Steiner non è un legal drama, diventa inconfutabile che non si tratti neanche di un thriller. Quelle prime inquadrature che mostravano gli occhi di Pierre in un momento di dissoluta solitudine tornano poi alla fine, perché sono gli interrogativi ciò a cui il film non vuole rinunciare.

Esteriorità vs interiorità

Il caso Belle Steiner

Se il tono è effettivamente quello del thriller e l’andamento del racconto quello del dramma procedurale, lo stile minimalista riduce tecnica e recitazione all’osso, all’esiguo, all’indispensabile: quel barlume di emozione nell’animo del protagonista che si aspetta di intravedere. Ma può uno sguardo, un comportamento, una personalità nascondere un male, solo perché non rispetta alcuni canoni? Ed essere, seppur senza prove, bollato come un mostro? Come Belle, anche Pierre sembra vittima di un concetto, di una certezza a priori e che si basa su aspetti puramente esteriori. Da coloro, quella società sempre pronta a giudicare trasformando l’opinione pubblica in verità assoluta. Se tutto è volutamente sottotono, il colpo di scena tarda ad arrivare e la sensazione tesa finale non fa che aumentare quel dubbio, senza ancora svelare. Lasciando attoniti di fronte a un altro rendersi conto: come quella società prima, è lo spettatore adesso a non riuscire a non giudicare.

Il caso Belle Steiner: valutazione e conclusione

Il caso Belle Steiner

Nonostante Il caso Belle Steiner non possa che identificarsi come un film estremamente freddo, come d’altronde è il suo protagonista, è impossibile non porsi domande, non far sì che lo spettatore si trovi a dover scegliere da che parte stare. Come sarebbe impensabile non voler arrivare a quella conclusione che individua un colpevole. Nel suo essere gelido ed esanime, Il caso Belle Steiner appassiona e nella quasi assurda imperturbabilità del suo personaggio principale, funziona. E anche in quell’agognato “ritorno alla normalità” che la morte di Belle ha fatto dissolvere, c’è l’esile e pungente rimando a cosa significhi “normalità”, a cosa si riferisca, per i personaggi, la quotidianità che vogliono ritrovare. Cosa realmente gli manca che prima facevano con naturalezza e senza preoccuparsi di essere visti, e che ora potrebbe ritorcersi loro contro? Il caso Belle Steiner parla di concetti e chi si celi dietro il crimine passa inevitabilmente in secondo piano.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

3