Il caso Rosa Peral: recensione del docu-film Netflix
Il caso Rosa Peral riesce a costruire un caso analizzando con perizia tutti i punti di vista disponibili, approcciando con intelligenza un caso che ha sconvolto la Spagna.
Il caso Rosa Peral è un docu film tratto da un caso di true crime distribuito dalla piattaforma streaming Netflix, disponibile a partire dall’8 settembre 2023. Netflix ama proporre casi di crimine che prendono ispirazione e seguono storie vere, dando vita a vere e proprie indagini private su alcuni dei più efferati crimini mai documentati nella cronaca nera contemporanea e storica. Gli appassionati di true crime, inoltre, grazie a podcast e canali dedicati, sono in costante aumento. Non tutti i prodotti di questo popolare genere, al suo momento di massimo splendore, valgono quanto il docu-film in questione. Spesso, si tratta di opere melodrammatiche e poco accurate che mettono in luce i lati meno rilevanti dei casi: tra gossip e sensazionalismi, si perde il punto centrale del crimine, il processo di indagine e il focus sulle vittime degli atti perpetrati ai loro danni.
Il caso Rosa Peral, che segue un caso di cronaca nera e giudiziaria sconvolgente, capace di dividere in due l’opinione pubblica spagnola in anni recenti di media e social accaniti, cerca di raccontare un crimine scegliendo un taglio analitico ma anche creativo, poliedrico.
Il caso Rosa Peral: un docu-film che racconta la cronaca nera e giudiziaria con perizia e intelligenza
Il caso Rosa Peral narra le vicende dell’agente di polizia attiva a Barcellona, Spagna, nel 2017, che aveva 36 al momento dei fatti crudi e crudeli che hanno sottratto la vita al su ex compagno Pedro Rodríguez, un agente della Guardia Urbana di Barcellona di 38 anni. Il ritrovamento del suo corpo, carbonizzato in un’auto bruciata vicino al Pantano de Foix, nel giorno 3 maggio del 2017 ha subito messo in allerta la stampa e le autorità. Inizialmente bollato come un suicidio o come un crimine legato a qualche banda locale, ha presto assunto delle sfumature molto più oscure e intime.
Nel 2020, sotto gli occhi della stampa spagnola e del mondo, avviene il processo per omicidio che coinvolge e imputa Rosa Peral e il suo amante, Albert Albert López, di 39 anni. Quello che poteva essere un processo a porte chiuse, con condanna privata e regolare, diventa invece un banchetto per iene e squali. Al centro di tutto, una sola figura di demonica vedova nera, di ragazza bella e irresistibile in grado di manipolare con la seduzione tutti gli uomini che le capitavano a tiro: il capro espiatorio di tutto è proprio l’avvenente Rosa, madre inoltre di due bambine piccole. Il documentario, diretto da Manuel Perez e Carles Vidal Novellas, con Carlos Agullo come showrunner, prende il materiale del processo e lo edita in modo magistrale, serratissimo, rendendo le dinamiche degli avvenimenti fruibili agli spettatori con semplicità ed intelligenza. Rosa, dopo la condanna, interviene a raccontare in prima persona – intervistata dal carcere – la sua versione della storia. Ed è proprio qui, tra le illazioni della stampa internazionale e la voce di Rosa, che si comprende la complessità dell’essere umano quando da singolo diventa obiettivo e attenzione delle masse.
Rosa, come tutte le donne belle e libere sessualmente, viene demonizzata e additata come strega, maga oscura, fattucchiera della seduzione. Ma la realtà, ben lontana dalla nostra vista, è composta da sfaccettature, riverberi e insenature; possiamo percepire qualcosa che le somigli, avere un sentore d’essa, ma resta un’intuizione sfuggevole. L’abilità di questo documentario è quella di arrivare dritta al punto della narrazione, ma raccontando i punti di vista di ognuno come tante schegge di uno specchio crepato, ognuna in grado di raccontare e riflettere solo parte della complessità reale.
Valutazione e conclusione
Il caso Rosa Peral è una piccola perla del docu-film true crime, una storia raccontata in modo strutturato ed energico, senza mai lasciare che l’attenzione dello spettatore possa divagare. L’utilizzo di materiale reale raccolto durante il processo a Rosa e Albert, insieme all’intervento della stessa condannata (nonostante non esistano prove effettive della sua colpevolezza), riescono a raccontare con precisione la vicenda di una donna sessualizzata nel 2020, riportandoci lontano nel tempo, al Tribunale dell’Inquisizione Spagnola. Se Rosa sia colpevole o meno dell’omicidio del suo ex compagno non è – ne sarà mai – esplicitato dal documentario, ma il tribunale dell’opinione pubblica avrà molto materiale su cui costruire una visione – si spera complessa – della realtà.