Venezia72 – Il Caso Spotlight: recensione
Difficile per non dire impossibile non rimanere sconvolti da un film come questo! Il Caso Spotlight co-scritto e diretto da Tom McCarthy vede nel cast la presenza di Michael Keaton, Mark Ruffalo e Stanley Tucci tutti alle prese con uno dei casi più scabrosi dell’ultimo secolo. Difatti la pellicola narra le vicende realmente accadute (un leit-motiv in quel di Venezia 72) e venute a galla dopo l’indagine del popolare quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto numerosi casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie della zona. L’indagine valse il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano nel 2003 dopo un’indagine lunga e difficoltosa a prova di resistenza.
Keaton è superbo nell’interpretazione viva e sentita del personaggio, difficile non restare coinvolti dalla sue empatia facciale e morale, la stessa che possiamo riscontrare in Ruffalo, ormai quasi definitivamente lanciato nel panorama delle star mondiali grazie al suo Hulk: a differenza del personaggio di Keaton quello di Ruffalo è più istintivo e impulsivo ma nello stesso tempo fondamentale per muovere le situazioni di stallo che potrebbero risultare fatali per il destino dell’intera redazione.
Il Caso Spotlight – lo scandalo più grande del Watergate
Cosa accadrebbe se il più grande scandalo che la storia degli USA ricorda nell’ultimo secolo venisse a galla? Questa è la sintesi asciutta e scarna della trama de Il Caso Spotlight, il nome tratto dalla redazione che lavorò all’interno del The Boston Globe allo scandalo che colpì la città di Boston e dintorni. La chiesa cattolica assieme al suo arcivescovo Law cercavano di coprire e insabbiare numerose violenze sessuali perpetrate ai danni di bambini innocenti. Più di 100 i preti della diocesi coinvolti nello scandalo e numerosi i tentativi da parte prima della chiesa, poi della stessa diocesi, di nascondere quello che apparentemente risulta essere il più grande scandalo nella storia degli Stati Uniti (anche più grande del Watergate). Una serie di articoli devastanti portarono alla luce la verità e più di 1000 persone telefonarono in redazione per dare la loro testimonianza degli eventi accaduti in gioventù. Questi eventi portarono inevitabilmente alle rimozione dello stesso arcivescovo della diocesi di Boston e al suo ri-posizionamento in diversa locazione. Questo significò non solo la gloria per la testata americana, che tra l’altro effettuò le indagini in un periodo molto delicato (11 Settembre 2001) ma il riconoscimento da parte dello stato come vero e proprio servizio a tutela dei cittadini.
Muovendosi con il passo del documentario e snodandosi come un vero e proprio giallo, il film riesce nella sua opera principale: portare alla luce qualcosa di realmente sconquassante, questo anche grazie alla grande prova del regista e a quella del cast. L’andamento alternato dello stile di ripresa (da esplicativi piani sequenza a affannosi primi piani) rende il film frizzante e vivo, cercando sempre di cogliere lo spettatore sul punto di vista sentimentale. Si potrebbe quasi parlare di un linguaggio dello sguardo in questo film, gli occhi sono fondamentali perché comunicano l’esito di sconcertanti rivelazioni e di terribili verità.
In sostanza Il Caso Spotlight è un film che evoca la sua potenza dalle viscere stesse della sua storia, un passato che grida vendetta e che non smette di riecheggiare negli sguardi annichiliti di quelle creature vittime di cotante violenze.
Il Caso Spotlight è stato presentato a Venezia 72 fuori concorso.