Il Cattivo Poeta: recensione del film con Sergio Castellitto
L’opera prima di Gianluca Jodice racconta l’ultimo periodo di vita di Gabriele D’Annunzio e la sua ostilità al Partito Fascista.
“D’Annunzio è come un dente cariato: o lo si ricopre d’oro o lo si estirpa”: le parole di Benito Mussolini in riferimento al Vate delineano chiaramente, qualora ce ne fosse bisogno, la natura degli ideali fascisti e l’indole del controverso poeta vittima di damnatio memoriae sul quale Il Cattivo Poeta, opera prima di Gianluca Jodice, getta nuova luce. Il film, dal 20 maggio 2021 al cinema prodotto da Matteo Rovere, Andrea Paris, Ascent Film, Bathysphere con Rai Cinema, distribuito da 01 Distribution, vede nei panni di D’Annunzio Sergio Castellitto in una mimesi straordinaria ed emozionante.
Il Cattivo Poeta – Lo “spettro” libero e poetico di D’Annunzio
1936. Giovanni Comini (Francesco Patanè), giovane federale a Brescia, viene incaricato dal suo mentore Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime, di sorvegliare Gabriele D’Annunzio e fare in modo che non diventi una minaccia per il regime e per l’imminente alleanza di Mussolini con Hitler. Il Vate, ormai anziano, lontano dalla gloria passata, autorecluso nella sua immensa villa al Vittoriale sul Lago di Garda, è infatti contrario ai progetti del Duce, alla guerra che vede all’orizzonte e che non tutti si aspettano, che porterà “alla fine di tutto”.
Dopo il glorioso ventennio, la prolifica produzione letteraria, la storica impresa di Fiume, per D’Annunzio gli ultimi anni della sua vita si rivelano un esilio dalla realtà, una copia sbiadita delle sue tante vite: poeta internazionale, intellettuale europeo, eroe di guerra. Rinchiuso nella sua gabbia dorata, “riproduzione” decadente del passato, appare come uno spettro piegato dagli anni ma ancora capace di parole libere, poetiche e di tagliente sarcasmo: è questo il D’Annunzio di Jodice visto attraverso gli occhi dell’ingenuo Comini (la vicenda è realmente accaduta) che ha le sembianze eleganti e “antiche” del talentuoso Francesco Patanè (al suo debutto sul grande schermo) che affascinato del poeta, dalle sue parole e dalle sue amare e malinconiche riflessioni comprenderà il vero volto del regime fascista. E di quelle parole ha paura Mussolini che conosce bene il seguito che ha ancora D’Annunzio: il suo aperto dissenso deve essere estirpato, come tutte le opposizioni.
Il Cattivo Poeta – Un’epoca rappresentata come un horror
Il Cattivo Poeta non è solo, quindi, un biopic che racconta il viale del tramonto di una delle figure più affascinanti del ‘900 italiano, ma un ritratto veritiero, affilato come una lama, del regime, della società italiana alla vigilia dell’alleanza di Mussolini con Hitler, anni prima di cadere nel baratro che il Vate con “infallibile veggenza” aveva immaginato. Un’atmosfera cupa, asfissiante, coadiuvata dalla sempre coerente fotografia di Daniele Ciprì, dalle opulente scenografie di Tonino Zera (il film è girato in parte proprio al Vittoriale), dal ritmo lento che “accarezza” i volti dei protagonisti, sui quali primi piani indugia il regista, imprigionati in un’epoca rappresentata come un horror.
E orrorifici sono il conformismo becero di tanti che spinge a denunciare anche gli amici più cari alle camicie nere per una semplice battuta sul Duce, il terrore irrazionale per aver macchiato con del vino un’immagine di Mussolini sul giornale, come succede al padre di Comini in una scena clamorosamente significativa, il volto bieco di Achille Starace (Fausto Russo Alesi), la stanza delle torture nella Casa del Fascio a Brescia dove le “sordide camicie nere” puniscono gli oppositori al regime – una di loro ha il volto torvo di Lino Musella, attore sempre incisivo che anche in piccoli ruoli – e l’inquietante figura di Mussolini ripresa sempre di spalle o di profilo, dalle fattezze di un orco.
Il Cattivo Poeta – Decadenza e fascino per l’opera prima di Gianluca Jodice
“Sono tempi dal cielo chiuso”, afferma con dolore il Vate guardandosi indietro, tempi dove non c’è più spazio per la bellezza e la gioia, tempi che si riflettono nel suo corpo fragile e piegato dalla vecchiaia ma ancora mentalmente lucido tanto da vedere chiaramente l’avvenire nefasto dell’Italia. Sergio Castellitto pronuncia le parole, i versi, le riflessioni autentiche di D’Annunzio – Gianluca Jodice, anche sceneggiatore del film, ha fatto un grande lavoro di recupero di scritti con l’aiuto di storici e filologi – incarando con mirabile naturalezza tutto il dolore, l’orgoglio, la saggezza, la dolente malinconia dell’uomo e del poeta per troppo tempo schiacciato dall’onta di essere stato complice di un regime da lui sempre contestato.
Decadenza e fascino rendono Il Cattivo Poeta un’opera prima memorabile, curata in ogni dettaglio, con un cast in stato di grazia, dai protagonisti fino ai ruoli secondari, che fa ben sperare per il futuro di questo talentuoso regista.
Nel cast anche Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Massimiliano Rossi, Elena Bucci, Lidiya Liberman e Janina Rudenska.