Roma FF17 – Il Cerchio: recensione del documentario di Sophie Chiarello
Il Cerchio di Sophie Chiarello conduce il pubblico all'interno di una classe di bambini, in un viaggio lungo 5 anni.
Dopo l’esperienza con Ritals, domani me ne vado, Sophie Chiarello torna alla regia di un documentario con Il Cerchio, opera presentata in anteprima in concorso ad Alice nella Città, all’interno della Festa del Cinema di Roma 2022. La regista italo-francese ha scelto ci “abbassarsi” ad altezza bambino per “elevare” umanamente chi guarda la sua nuova opera, pronta a raccontare, in poco più di un’ora e mezza, un viaggio di cinque anni nella vita di un gruppo di bambini. Nello specifico, i bambini della sezione B dell’Istituto Comprensivo Daniele Manin, scuola elementare nel cuore di Roma.
Il Cerchio, Sophie Chiarello ci presenta i “suoi” bambini
Che l’essere umano arrivi in questo mondo con quell’innocenza che solo il passare degli anni ed il contatto con il resto della società gli porterà via, non è certo una novità. I bambini, di conseguenza, rappresentano proprio quel momento della vita in cui non si hanno filtri, non si ha malizia e alla domanda “perché sei felice?” si risponde semplicemente “boh, perché mi va“. Con Il Cerchio, Sophie Chiarello regala al pubblico innanzitutto la possibilità di richiamare alla mente gli anni più spensierati della propria esistenza, quando il trauma peggiore era scoprire la non esistenza di Babbo Natale. Anni e ricordi impolverati e rimasti sommersi tra la frenesia della vita adulta. Viene da chiedersi quando è stato che abbiamo perso di vista il nostro lato più infantile e quando abbiamo iniziato a “sprecare tutta la nostra giocosità“, per usare le parole di una giovane protagonista del documentario.
I bambini intervistati all’interno de Il Cerchio riescono con una facilità disarmante a rispondere a domande universali sull’amore, sulla felicità e sul senso della vita, per poi ributtarsi in picchiata nelle cose da bambini. Sappiamo quanto i bambini siano innocenti, dicevamo, e questo non è certo il primo documentario in cui viene chiesto ai bambini di esprimersi su argomenti più seri: eppure, non si finisce mai di rimanere spiazzati e conquistati dalla spontaneità con cui si pongono determinate domande e la lucidità con cui ribattono ai quesiti della regista. Pochi minuti di documentario ed il pubblico si ritrova già a ridere di gusto, ad emozionarsi ma anche ad accusare momenti di tristezza, quando inevitabilmente nota che alcuni bambini sono un po’ meno bambini degli altri, perché la vita li ha già portati a crescere più in fretta degli altri. Ed anche questo è molto interessante per chi guarda l’opera, ovvero avere la possibilità di riscontrare ulteriormente quanto i bambini si diversifichino in base all’educazione impartitagli dalle loro rispettive famiglie.
Genitori separati, culture differenti: sono solo alcuni dei fattori che segnano inevitabilmente il percorso di crescita di un essere umano, sin dai suoi primi anni di vita. La spensieratezza illimitata di un bambino, raccolta e raccontata in una sequenza, lascia spazio alla malinconia colta negli occhi di un altro. I genitori, in questo senso, hanno l’opportunità di scoprire cosa dicono i loro figli, e quindi come li vedono davvero, quando pensano di non essere ascoltati dalla propria famiglia.
Il viaggio è giunto al termine appena prima che il mondo cambiasse per sempre
Tra l’inizio e la fine del documentario, cambiano le domande, cambiano i bambini e, soprattutto, cambia il mondo. Il viaggio di Sophie Chiarello e dei “suoi” bambini inizia nel 2015 e si interrompe nel 2020, quando il mondo è cambiato per sempre e proprio i bambini hanno pagato il prezzo più alto, perdendo per mesi la possibilità di correre spensierati tutti insieme e di “rischiare” di baciarsi sulle labbra con la propria amichetta mentre si dondolano l’una di fronte all’altra.
Il Cerchio mostra un piccolo, grande spaccato di mondo, affidando la narrazione a piccoli, grandi protagonisti. La regista è bravissima nello stimolare il dibattito tra i bambini e CON i bambini, attraverso il quale quale emerge tutta la genuinità da cui gli adulti dovrebbero prendere esempio, o almeno spunto per migliorare se stessi (adorabile il bambino che, per commentare la pelle più scura del proprio compagno, dice: “Almeno tu puoi nasconderti bene al buio“). Purtroppo, per certi versi, questi bambini crescono e l’augurio è che questo mondo spietato insudici il meno possibile la patina di innocenza che circonda la loro anima, messa ottimamente in mostra da Sophie Chiarello durante questo lungo viaggio.