Il Child Power nel mondo Disney: dagli esordi a oggi

Walt Disney ha impresso – più di quanto si creda – la sua stessa immagine nella creazione del suo mondo d’animazione. Era un outsider, come tutti i veri artisti, e credeva ciecamente nell’American Dream (tanto da vendersi l’auto per poter sonorizzare quella pietra miliare di Stemboat Willie). Ed esattamente come un compiuto mito della caverna, le sue storie più riuscite trattano sempre di personaggi fuori dal comune che esperimentano avventure fantastiche conquistandosi la gloria e la fama che, da outsider, gli erano sempre state negate.
Di particolare interesse è la figura del bambino, da qui il Child Power del titolo, che si rivela essere sempre il motore (diretto e indiretto) delle storie che da quasi un secolo ormai allietano grandi e piccoli. In attesa dell’uscita del 54° classico Disney, Big Hero 6, appare necessario gettare la luce su questo fil rouge dinseyano, analizzandone l’influenza in nove capolavori che hanno fatto la storia della nostra infanzia (e magari di quella dei nostri figli).

Distinguiamo intanto due categorie: nella prima troviamo sei classici i cui personaggi si configurano come catalizzatori veri e propri del mondo fantastico, la loro esistenza e influenza sono legate a doppio filo con la storia stessa. Parliamo di Alice nel paese delle meraviglie, Le avventure di Peter Pan, La spada nella roccia, Lilo e Stitch, Chicken Little e Inside Out, quest’ultimo ancora in fase di lavorazione in uscita la prossima estate.
La seconda categoria raccoglie tre titoli in cui la figura del bambino non appare come quella principale, ma risulta essere indispensabile per la metamorfosi dei protagonisti, duri rappresentanti del mondo adulto, quindi: Monsters & co., Up e Ralph Spaccatutto.

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Alice, davanti alla porticina che la condurrà nel Paese delle Meraviglie

In Alice nel paese delle meraviglie, la piccola protagonista rivesti sì i panni dell’outsider ma non ne fa un peso, nel suo caso diventa un pregio. È Alice stessa a confidare al proprio gattino di volersi avventurare in un mondo nonsense come il paese delle meraviglie, un mondo dove il senso non disciplina gli animi umani e buoni e cattivi si avvicendano senza maschera alcuna. Il motore unico del mondo fantastico si risolve essere proprio lei, ma il ritorno al mondo reale non la destabilizza; non cerca di convincere la sorella dell’esistenza di quel pazzo mondo psichedelico perché non sente l’appartenenza al mondo reale, nè cerca la sua approvazione.
È una outsider, senza dubbio, ma fiera di esserlo.

Con Le avventure di Peter Pan assistiamo allo stesso ingresso nel mondo fantastico, Wendy infatti narra ai suoi fratelli di un mondo popolato da bimbi sperduti e di pericolosi pirati, destando così le ire del padre che risponde all’equazione adulto=cinico. Abbiamo un confronto effettivo di due realtà, non è una pioniera in solitaria ad attraversare un mondo impervio, ma tre bambini che di certo non possono aver subito un’allucinazione di gruppo. Appare evidente in entrambi i mondi il confronto con l’eta adulta, foriera di disillusione e negazione stessa della vita; tanto forte è il concetto di contrasto con il mondo dei grandi, con le responsabilità e la dismissione di qualsiasi sogno infantile, che in psicologia si è arrivato a parlare di Sindrome di Peter Pan.
Wendy, Gianni e Michele sono dei sognatori si, ma zavorrati dalle adulte aspettative del padre che solo sul finale dovrà venire a patti con la propria incredulità: un vascello dorato che si staglia nel cielo notturno di Londra scioglie le riserve paterne e rafforza sensibilmente il legame familiare.

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Peter Pan, Wendy, Gianni, Michele e Trilly: in volo verso l’Isola che non c’è!

Ne La spada nella roccia, il contesto medievale accoglie molto bene la presenza della magia e Semola ne è subito attratto. Lo stesso non si può dire per la famiglia adottiva, dove l’assenza di una figura materna crea un terreno privo di affetto e poco disposto a incursioni magiche fuori luogo. Semola sente di essere un outsider, non si riconosce nei piaceri del padre e del fratello adottivi ma, sebbene sia attratto dalla magia, non si permette un’immersione completa nel contesto magico, tiene un piede dentro e uno fuori per paura di perdere anche quello straccio di posto sociale che si ritrova.
È  la caratteristica più infantile a vincere su qualsiasi contrasto psicologico: la curiosità. È grazie ad essa infatti che si imbatte nel mago Merlino prima, e scopre la spada nella roccia sul finale. Sarà la sua grande umiltà a definirlo Re Artù, uno dei più leggendari sovrani della storia.

Artù (detto Semola) estrae la spada dalla roccia

Artù (detto Semola) estrae la spada dalla roccia

Nel caso di Lilo e Stitch torniamo al paradigma della distinzione dei due mondi: il mondo reale, in questo caso le Hawaii, e il baluardo del fantastico, rappresentato da quel peperino di Stitch. Lilo, in quanto outsider, è allontanata da tutti e questo non giova alla sua spiccata permalosità, inoltre la figura della sorella Nani, non rivestendo un ruolo materno definito (data la sua giovane età), non risulta capace di gestire quel marasma di personalità. Stitch, da vero incursore del fantastico, piomba nella realtà della pacifica isoletta hawaiana e trova subito affinità con Lilo: entrambi spiriti solitari (quasi per obbligo più che per scelta), capaci di distruggere tutto ciò che toccano, ma anche di compensarsi a vicenda. La figura di Nani non basta da sola a placare Lilo proprio per la sua giovane età – costruendo un’apparente parallelismo tra responsabilità ed età matura- mentre Stitch, affine alla bimba ma infinitamente più distruttivo, diventa una missione per lei. La bambina a cui nessuno avrebbe affidato una fionda rotta, soprendentemente riesce a placare un fuggiasco alieno, dimostrando quanto lontani dalla realtà possano essere i pregiudizi.

Il caso di Chicken Little – Amici per le penne, assume grande importanza non solo in quanto è il primo film in computer grafica targato Disney (i precedenti erano solamente distribuiti dalla casa statunitense), ma anche per la sua affinità con il prossimo classico Big Hero 6. Chicken Little e Hiro sono entrambi dei genietti – anche se il primo è fortemente incompreso – e si trovano a dover affrontare insieme ai propri compagni una minaccia molto più grande di loro. Entrambi rispondono perfettamente al mito della caverna, non venendo creduti dagli adulti. Nel caso di Chicken Little però, il pregiudizio nei suoi confronti è molto più spiccato, è infatti caratterizzato fisiognomicamente come un piccolo e debole nerd e dovrà faticare doppiamente per ricevere la tanto ambita stima del padre. Al piccolo polletto non basterà vincere inaspettatamente una partita di baseball, non è infatti la vittoria socialmente riconosciuta che lo definirà un eroe, bensì la dimostrazione che per quanto esile e impacciato sarà capace di affrontare un’apparente minaccia aliena e di sventarla.

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Una scena di Chicken Little – Amici per le penne

Infine Inside Out, in programma nelle sale per Agosto 2015, ci propone uno scenario inusitato nel panorama narrativo disneyano. La figura infantile di Riley fa da protagonista, ma anche da location stessa della storia. Assistiamo al naturale svolgersi della vita di una bambina scrutando all’interno della sua psiche, dove si avvicendano la personificazioni di gioia, rabbia, disgusto, tristezza e paura. Non sono state ancora fornite notizie sulla trama, ma siamo certi che la storia di Riley e l’innovativo punto di vista con cui questa è narrata si guadagneranno un posticino nel nostro cuore.

Nella seconda categoria, con cui concludiamo questa panoramica sul Child Power, partiamo con Monsters & Co. dove i mostri spaventatori di professione, Mike e Sulley, a contatto con la piccola umana Boo, scoprono in primis una fonte di energia più potente della paura infantile, ma soprattutto imparano a disfarsi del pregiudizio. Il punto di vista dei mostri ci permette un’oggettività che punta alla negazione dei preconcetti, ma tutto ciò non può avvenire senza la dolce presenza della bambina che, sebbene non rivesta il ruolo di protagonista, è la chiave della coscienza.

La casa volante di Up

La casa volante di Up approderà alle Cascate Paradiso

Nel caso di Up assistiamo ad una storia sui generis (rispetto al normale pubblico di riferimento della produzione Disney). Il protagonista indiscusso è l’anziano Carl, ingrigito dall’età avanzata e dalla perdita dell’amore di una vita. Come tutti, anche il burbero Carl ha avuto un’infanzia, da outsider ovviamente, ma tutto ciò che di bello la sua giovane età portava con se lo ha abbandonato con la morte della moglie. Il film ruota attorno alla riscoperta della giovinezza – sotto le mentite spoglie di una compiuta vecchiaia – che bussa alle spalle del vecchio Carl, con la stessa insistenza con cui Russell (baluardo della fanciullezza) bussa alla sua coscienza. Il bimbo grassottello, la cui assenza del padre determina la perdita di un riferimento definendo il suo stato di outsider, involontariamente rappresenta il vero tesoro alla cui ricerca parte Carl, in sella alla sua casa volante. A dimostrazione di ciò, ci pensa il finale in cui il nostro protagonista assume il ruolo di padre putativo al piccolo Russell, mentre la casa volante riposa finalmente alle pendici delle Cascate Paradiso.

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Ralph e Vanellope: forza e vitalità

In ultima analisi passiamo a Ralph Spaccatutto, terzultimo capolavoro d’animazione Disney, in cui l’adulto di turno è impersonato dal protagonista, cattivo di professione (ma non di indole). Il film intende trattare il tema dell’accettazione di se stessi, Ralph infatti crede che conquistando una medaglia al valore di eroe, magicamente darà una svolta alla propria vita, conquistando la fama e l’amore di chi lo denigra in quanto cattivo. Si imbatte così nel suo corrispettivo infantile, Vanellope, una bambina emarginata perché “difettosa”. È proprio Vanellope ad aprire gli occhi del gigante distruttore: se il difetto (diventato abilità) di Vanellope, le permette di vincere la sua sfida, la forza sovrumana di Ralph, da fattore emarginante diventa lo strumento per salvare il mondo in cui vivono. Sono l’incessante energia e vitalità di Vanellope che portano Ralph ad accettare la sua posizione di cattivo, ben sapendo di essere una brava persona.

Attendiamo quindi il prossimo capolavoro Disney trepidanti e consci che ogni nostra aspettativa, e il nostro fanciullo interiore, non verrà tradita. Che Child Power sia!

 

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