Il club dei lettori assassini: recensione dell’horror Netflix

La recensione dello slasher spagnolo di Carlos Alonso Ojea tratto dall'omonimo romanzo di Carlos García Miranda. Dal 25 agosto 2023 su Netflix.

Per alcuni potrebbe sembrare un’assurdità avere paura dei clown, non a caso è considerata universalmente una figura divertente, buffa e persino terapeutica, che si può incontrare in un circo o a qualche festa di compleanno e persino negli ospedali, nello specifico nei reparti dedicati all’infanzia dove cercano di regalare qualche sorriso ai giovanissimi degenti. Eppure tante persone alle diverse latitudini tra bambini e adulti di fronte a una sua impersonificazione o a qualcosa che ne richiami alla mente le fattezze come il trucco, il parrucco, gli accessori (palloncini e via dicendo) e il costume, si trova a provare sensazioni negative come disagio, vulnerabilità, angoscia o vero e proprio terrore. Si tratta di una patologia talmente radicata e diffusa al punto da richiedere una specifica condizione psichiatrica per descriverla chiamata coulrofobia. E come se non bastasse, a fare da ulteriore catalizzatore di paura ci si sono messi anche il cinema e gli altri media con le rappresentazioni negative dei pagliacci entrate a piedi uniti nella cultura popolare, come il famigerato Pennywise di IT. Il celebre e temuto personaggio nato dalla penna di Stephen King non è però l’unico ad avere alimentato l’immaginario orrorifico e non solo (vedi il Joker), molti sono infatti i film che hanno contribuito ad aumentare la fobia nei confronti dei clown. L’ultimo in ordine di tempo a provare a rendere le notti insonni agli spettatori di turno è Il club dei lettori assassini di Carlos Alonso Ojea, rilasciato il 25 agosto 2023 su Netflix.    

Il club dei lettori assassini non spicca per originalità, con un livello narrativo decisamente basso che ne fa un prodotto davvero dozzinale

Il club dei lettori assassini  cinematographe.it

Cominciamo con il dire che rispetto ad altre operazioni analoghe come può essere il 31 di Rob Zombie, l’horror del regista spagnolo tratto dall’omonimo romanzo di Carlos García Miranda del 2019 ha davvero ben poco da dire e da mostrare agli amanti del filone e dei film horror che hanno come protagonisti dei clown truculenti. Ciò non gli ha impedito però di piazzarsi immediatamente nella top ten dei titoli più visti sulla piattaforma a stelle e strisce nella settimana d’uscita. La pellicola del cineasta nativo di A Coruña, qui alla sua prima esperienza sulla lunga distanza dopo diverse altre sulla breve con cortometraggi che hanno esplorato il ventaglio dei generi, non spicca infatti per originalità con un livello narrativo decisamente basso che ne fa un prodotto davvero dozzinale meritevole di finire presto nel dimenticatoio. La storia segue le disavventure letali di otto amici appassionati di letteratura horror, tra cui Ángela (Veki Velilla), che si trovano a lottare per la propria sopravvivenze quando un clown omicida che sembra conoscere il loro oscuro segreto comincia a eliminarli uno a uno.

Sia che si operi sul piano della rappresentazione della violenza che da quello del mistero gli esiti sono scarsi

Il club dei lettori assassini  cinematographe.it

Insomma una sorta di incrocio tra So cosa hai fatto e la saga di Scream, con l’aggiunta del pagliaccio assassino a mietere vittime e a spargere ettolitri di sangue sullo schermo. Il sangue è l’ingrediente principale di quello che si va dunque a infilare nel solco dello slasher, ma con esiti degni dei peggiori realizzati nei decenni passati. Sia che si operi sul piano della rappresentazione della violenza che da quello del mistero gli esiti sono scarsi. Da una parte la tensione e la linea gialla sono entrambe farraginose, tanto da consegnare alla platea un thriller prevedibile, dal ritmo compassato e con l’immancabile spiegone finale. Dall’altra la mattanza sfiora addirittura la parodia, con il tasso di ferocia che viene smorzato sia dalla pochezza della potenza scenica del carnefice che dall’impatto altrettanto misero dell’efferatezza e crudezza delle sue “gesta”. Se l’intenzione dell’autore era quella di rinverdire e rievocare i fasti degli slasher anni Settanta e Ottanta come fatto da Damien Leone con i due capitoli Terrifier, allora la missione si può considerare fallita. Il seguire la tradizione e i codici del genere di riferimento senza particolari guizzi o soluzioni interessanti, presentandosi sotto le mentite spoglie di un epigono derivativo che si limita e emulare e replicare, rende di fatto Il club dei lettori assassini un tentativo maldestro e non riuscito.  Viene da sé giungere alla conclusione che il livello generale della produzione in questione sia bassissimo, con una recitazione approssimativa e una regia acerba che non contribuiscono minimamente a risollevare le sorti di un’operazione debolissima già alla radice a causa della scrittura.      

Il club dei lettori assassini: valutazione e conclusione

Il club dei lettori assassini  cinematographe.it

Un tentativo maldestro di rinverdire e richiamare i fasti dello slasher anni Settanta e Ottanta con un film horror che non funziona né sul piano del messa in quadro della violenza tantomeno della componente mistery, anch’essa di basso livello e telefonata negli esiti. In più di un’occasione l’opera prima di Carlos Alonso Ojea finisce persino con lo sfiorare la parodia come i peggiori precedenti del filone dei clown assassini. La recitazione approssimativa, la regia acerba e la confezione audiovisiva discontinua non contribuiscono minimamente a risollevare le sorti di un’operazione debolissima già alla radice a causa di una scrittura pigra e priva di guizzi, che si limita a replicare i codici del filone del genere di riferimento.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.6

Tags: Netflix