Il complicato mondo di Nathalie: recensione del film con Karin Viard

Al cinema dall'11 ottobre, Il complicato mondo di Nathalie segue le vicissitudini quotidiane di una donna letteralmente sull'orlo di una crisi di nervi.

Se anche voi, leggendo Il complicato mondo di Nathalie, avete pensato subito a Il favoloso mondo di Amelie, sappiate che oltre a essere ambientati a Parigi e ad avere una protagonista variamente insopportabile, le due pellicole hanno ben poco in comune. Infatti, instaurare un paragone non era neppure nelle intenzioni dei fratelli David e Stéphane Foenkinos, registi e sceneggiatori del film cui hanno dato il titolo Jalouse (letteralmente l’invidiosa ma anche la gelosa) così da fornire una chiave di lettura molto più immediata. Cercando invece di stuzzicare maggiormente l’attenzione del pubblico rimandando a una pellicola ormai a suo modo iconica, l’adattamento italiano suona senza dubbio più intrigante nonostante strizzi un po’ troppo l’occhio a un certo tono favolistico che è invece totalmente assente.

Il complicato mondo di Nathalie: un film insopportabile come la sua protagonista

Il complicato mondo di Nathalie Cinematographe.it

Professoressa di lettere in un liceo in centro a Parigi, divorziata e con una figlia appena diciottenne, Nathalie (una Karin Viard che porta a casa una buona performance) si appresta ad affrontare un momento delicato nella vita di una donna: la menopausa, o quantomeno il momento di transito verso di essa. Incapace di ammettere di essere davvero giunta alle sue soglie, l’umore di Nathalie è una vera e propria corsa sulle montagne russe. Un attimo è tranquilla e in pace col mondo, quello dopo vede complotti a suo danno che invece non esistono. In un tale marasma di emozioni, la donna mette sempre di più a repentaglio tutte le relazioni che affollano la sua vita, sia da quelle più intime con famiglia e amici, sia quelle lavorative. Ma quando Natalie si trova a un passo dal mettere davvero a repentaglio il rapporto con la figlia sopraggiunge anche la morte improvvisa di un’amica conosciuta da poco. Di fronte a queste disgrazie, Nathalie comincia quindi a prendere sul serio i suoi problemi e a fare qualcosa per migliorare il suo atteggiamento e il modo di porsi nei confronti degli altri.

Al pari della sua protagonista, Il complicato mondo di Nathalie è fondamentalmente un film insopportabile. E questo giudizio non è dato tanto da problemi di forma, anzi i meccanismi della commedia sono ben oliati e il ritmo tutto sommato tiene, è piuttosto la sceneggiatura che cavalca ferocemente stereotipi di genere e che si sforza di far scaturire la comicità da un personaggio assai spiacevole a portare a picco la pellicola. È infatti davvero difficile capire come si possa trovare divertente una donna che di continuo abusa verbalmente una collega più giovane solo perché questa è, appunto, più giovane e piena di energia e voglia di fare. I  progetti della ragazza sono sempre affossati, i suoi tentativi di instaurare un rapporto professionale e maturo calpestati con la sufficienza e l’astio di chi pensa che la propria posizione sia in pericolo perché il bel faccino della rivale potrebbe aprire più porte del fisico ormai in età matura di Nathalie. Che sia una donna a mettere in dubbio il valore di un’altra e insinuare che la collega si sia fatta strada grazie a favori sessuali è prima di tutto molto triste da vedere oltre a essere uno dei numerosi punti bassi toccati dal film.

Il complicato mondo di Nathalie: come ridurre a macchietta una donna alle soglie della menopausa

Il complicato mondo di Nathalie Cinematographe.itv

Oltre ai momenti imbarazzanti a scuola, la nostra protagonista decide di coprirsi molto spesso di ridicolo sia a casa che con gli amici. Uno dei temi ricorrenti del film è l’invidia che la donna prova nei confronti della figlia nel fiore degli anni. Un tale sentimento non viene però indagato all’interno di un’analisi del delicato rapporto madre figlia in un momento in cui la vita di una sembra destinata a ripiegarsi alle porte di un declino che spaventa mentre l’altra è pronta a sbocciare, piuttosto viene utilizzato per ridurre Nathalie a una macchietta, all’idea di una donna frivola e meschina. Così la vediamo sospirare per il fidanzato della figlia, cancellare per pura invidia la vacanza che l’ex marito e la nuova moglie stavano per concedersi, diventare gelosa come una furia e sbattere fuori di casa l’uomo che ha invitato a cena perché accusato di aver guardato troppo insistemente la figlia, a sua volta colpevole, agli occhi di Nathalie, di essere passata apposta dalla sala da pranzo per farsi vedere. Una dopo l’altra, queste scene si accumulano rendendo la visione sempre più difficile per colpa dell’imbarazzo che si comincia a provare per la protagonista.

Come se non bastasse, un paio di battute razziste sono buttate nel calderone con la più completa nonchalance e sempre a scapito di altre donne. Che sia la studentessa di origini cinesi di cui la figlia di Nathalie non deve essere minimamente gelosa “perché dai, è cinese!” o l’intera categoria di donne giapponesi descritte, all’apice dello stereotipo orientalista, come geishe ammiccanti alla stregua di un gruppo qualsiasi di prostitute pronte a saltare addosso al nuovo fidanzato di Nathalie in trasferta in Giappone, la donna non risparmia una buona parola a nessuno. In una corsa disperata al disfacimento di qualsiasi relazione che le fosse rimasta, Il complicato mondo di Nathalie non è una semplice commedia. È piuttosto il racconto deprimente di come una donna vicina alla menopausa sia vista attraverso gli occhi di due uomini interessati soltanto a strappare qualche bieca risata.

Il complicato mondo di Nathalie è al cinema dall’11 ottobre con Officine Ubu.

Regia - 2
Sceneggiatura - 0.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.7