Il delitto Mattarella: recensione del film di Aurelio Grimaldi
Recensione de Il delitto Mattarella film attraverso cui Aurelio Grimaldi cerca di riportare alla memoria l'omicidio di Piersanti Mattarella, rendendolo un'intricata lezione di storia.
Eventi e personaggi: sono questi a definire i cardini della Storia. Dai fatti più conosciuti a quelli oscurati e destinati a perdersi nell’oblio, gli incontri e scontri di un Paese diventano il tessuto principale con cui decorare l’affresco del proprio passato, ritrovando nelle trame rappresentate e presenti le cause del loro svolgersi e il loro possibile predestinarsi. Ed è la storia contemporanea che, con forza, dimostra il proprio volersi proporre grazie anche a mezzi di ampia diffusione, utilizzando opere e film per contribuire alla memoria collettiva di un popolo che, si augura, non ha intenzione di dimenticare e che fanno del cinema civile un importante contributo alla coscienza comune e individuale.
Era, dunque, negli intenti de Il delitto Mattarella quello di porsi a cassa di risonanza di un omicidio indegno che macchiò l’immagine già corrotta di un’Italia del Sud soggiogata dalla scabrosità della mafia, pellicola militante per riportare alla mente la figura di colui che dà nome al film di Aurelio Grimaldi e che si pose come faro di una lotta alla criminalità organizzata che non avrebbe più potuto agire lontano dalla luce del sole.
Il delitto Mattarella – Quando l’importanza del tema non si lega alla creatività filmica
È nel giorno dell’epifania che Piersanti Mattarella (David Coco) viene brutalmente ucciso mentre si reca come d’abitudine alla messa festiva. È in macchina al volante, insieme alla sua famiglia, sereno di poter trascorrere quel tempo insieme ai suoi cari, da cui verrà brutalmente staccato perché implicato nella pulizia politica sotto cui voleva porre la sua terra. In quel 1980 il Presidente della Regione Sicilia trova il suo punto di arresto a causa dell’omicidio da parte di un killer mai ritrovato, sopra cui c’è apposta la firma dei mandanti di Cosa nostra.
Nella bellezza delle opportunità di uno strumento come il cinema, non sempre il valore di ciò che si vuole riportare alla mente di tutti ha poi, sul piano della rielaborazione visiva e di sceneggiatura, il medesimo virtuoso risultato. La volontà di permettere a uno dei più efferati casi di omicidio politico di tornare a far discutere di sé non si concilia, infatti, con un’assodata sufficienza di carattere cinematografico che qualsiasi opera dovrebbe palesare, non andando certo a svilire o annullare la gravità degli accadimenti narrati, ma facendo della pregnanza dell’assassinio di Piersanti Mattarella soltanto il racconto non filtrato artisticamente dell’intricato fatto di cronaca.
Una lezione di storia mal elaborata e gestita
Nell’assicurarsi un’asciuttezza stilistica che potrebbe avvicinare il film scritto e diretto da Grimaldi a un cinema d’impegno assimilabile a un filone come quello percorso da Francesco Rosi, Il delitto Mattarella rivela la sua natura da lezione in classe piuttosto che da autonoma opera filmica. Una pellicola che mostra il bisogno di venire snellita e smussata dalla verbosità che, fuori e dentro il campo, la caratterizza, con l’onnipresente intercedere di una voce narrante che, posta come congiuntura per i vari snodi, non è comunque in grado di incatenare assieme le svolte del racconto. Escamotage che l’opera ha necessità di utilizzare costantemente all’interno del suo svolgersi, ma che diventa emblematica nella chiusura totale del film, incapace di trovare la maniera adatta di mettere un punto a una storia che Grimaldi ha voluto troppo riempire, ritrovandosi paradossalmente privo di un vero punto a cui, sul finale, riunificarsi.
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È quindi il contraddittorio a lasciare che Il delitto Mattarella diventi da desiderata opera di apertura a complicata esposizione di tutti quegli elementi che il film cerca di esplicare, ma che finisce per renderlo solamente una scatola chiusa dove la spiegazione della voce-maestro non contribuisce all’omogeneità della pellicola e, così, nemmeno allo scambio relazionare tra i personaggi protagonisti, giungendo senza una propria linearità al suo triste epilogo. Con un montaggio che coopera alla stridente composizione del film e con una piccola spinta sull’accelerazione della caricatura dei personaggi, a Il delitto Mattarella, come alla maggior parte delle pellicole del suo genere, va riconosciuto il rispetto per il promulgarsi del tema trattato, non potendone però tralasciare i limiti tecnici e creativi che, a più riprese, finisce per rivelare.
Il diritto Mattarella, prodotto da Cine 1 Italia e Arancia Cinema, sarà in sala dal 2 luglio, distribuito da Cine 1 Italia.