Il fascino dell’impossibile: recensione del docufilm di Silvano Agosti
Perché l’impossibile affascina? Nel caso delle piccole grandi imprese di Silvano Agosti, regista, sceneggiatore, autore, produttore, scrittore e poeta, da sempre appassionato a dare voce e dignità agli ultimi, perché la loro apparente irrealizzabilità si rivela spesso essere frutto solo di chiusura mentale o incapacità di credere fino in fondo a ciò che si fa. Non certo quello che è successo a Luigi Orazio Ferlauto, un “prete che crede in Dio”, verrebbe da dire uno dei pochi rimasti, un uomo che proprio “credendo in ciò che fa e facendo solo ciò in cui crede” è riuscito a dare vita ad una piccola realtà parallela in cui le parole d’ordine sono ospitalità e accoglienza. Silvano Agosti entra in contatto con questo luogo magico e sospeso, collocato davvero in mezzo al nulla, sulla collina più alta di Troina, piccolo centro siciliano in provincia di Enna, come spesso gli accade: per caso. E per caso scopre il fascino di quest’Oasi, un vero angolo di fertilità in mezzo al deserto, in cui partendo da zero e dalle generosità delle persone, Don Luigi è riuscito a creare uno spazio in cui l’handicap mentale possa trovare la sua modalità di espressione, facendo sì che questi cosiddetti “diversi” possano imparare a relazionarsi con il loro prossimo e avere una vita il più possibile autonoma e serena.
Il fascino dell’impossibile: Silvano Agosti svela un’Oasi dove i gabbiani possono volare
Silvano Agosti adotta un linguaggio il meno possibile invasivo per non profanare la sacralità di questo luogo, scegliendo di raccontarlo attraverso un’intervista al suo fondatore e alternando immagini della vita quotidiana all’interno dell’Oasi. Le stesse riprese, se valutate da un punto di vista tecnico-qualitativo, sono “handicappate” come i frequentatori dell’Oasi, non hanno bisogno di dar sfoggio della loro esteriorità perché dotate di un valore ben più alto che solo spogliandosi della vanità un regista può davvero cogliere.
L’Oasi nasce dalle macerie materiali e morali lasciate dalla guerra e dal fascismo e, da quelle stessse ceneri, proprio come l’araba fenice, riesce a risorgere dando vita ad uno spazio gestito e curato inizialmente da solo un quindicina di volontari e divenuto oggi uno dei centri d’eccellenza italiani per la diagnosi, cura ed ospitalità di bambini e adulti affetti da ritardo o altri disturbi mentali, con all’attivo più di mille collaboratori impegnati ogni giorno per rendere questo spazio sempre più confortevole e simile ad un luogo in cui riconoscere un rifugio, una casa.
Nelle riprese di Silvano Agosti, attento a mettere in risalto la bellezza dei luoghi e delle persone, senza indugiare inutilmente sul “disturbo” ma sottolineando l’evidente benessere dei frequentatori di questo posto, grande importanza assume la luce accecante e generosa del sud, specchio della mente illuminata del fondatore di questa grande opera sociale e di chi amorevolmente la tiene in vita ogni giorno.
Il fascino dell’impossibile è un documentario vicino alla dimensione del sogno, realizzato da un grande artista che, pur decidendo di vivere nell’ombra del proprio cinema, pagando il prezzo del desiderio di diffondere produzioni indipendenti, sa arrivare alle persone come pochi altri. Merito del suo più grande obiettivo, essere sempre più umano. Ecco allora che, una volta colta la profondità di questo uomo, viene facile capire come possa essersi accostato al mondo di Luigi Orazio Ferlauto, un mondo in cui “i gabbiani” non vengono tenuti in gabbia (cosa che purtroppo ancora succede in numerosi centri psichiatrici) per poi meravigliarsi della loro incapacità di muovere le ali, ma lasciati liberi di volare, anche se a loro modo. Questo approccio permette di vivere ed affrontare l’handicap dall’unica prospettiva umanamente possibile: quella che prevede di avvicinarli sentendosi di fronte ad un essere unico, perché “è la diversità a renderci unici, non l’essere tutti uguali”.
Coronato dalle splendide musiche di Ennio Morricone, Il fascino dell’impossibile verrà proiettato a partire dal 23 gennaio a Roma, presso il Cinema Azzurro Scipioni, di proprietà dello stesso regista: uno spazio magico in cui poter ammirare autentici capolavori, alcuni indimenticati, altri penalizzati dalla distribuzione (vedi il Sale della Terra di Wim Wenders, considerato di così alto livello da Silvano Agosti da aver deciso di proiettarlo nel proprio cinema per sempre). L’invito del regista, un’idea fra tante per riuscire a diffondere perle di grande e necessario interesse sociale come Il fascino dell’impossibile, è che le principali sale cinematografiche possano proiettarlo subito dopo un titolo da grandi incassi (come Quo Vado di Checco Zalone), chiedendo anche solo il contributo di un euro agli spettatori. Sarebbe un piccolo inizio, ma più che significativo per un uomo che, grazie alla stima di un singolo turista giapponese, è riuscito a tradurre e vendere i suoi libri fin là…
Il progetto Oasi, grazie alla generosità e determinazione del suo fondatore oggi 94enne, guarda al futuro con il progetto Città aperta pensato per il “dopo di noi”. Non più solo un’Oasi ma un’intera città, per garantire alle famiglie dei disabili la serena certezza che anche dopo di loro i figli continueranno ad essere assititi. Il miglior regalo che un genitore possa farsi per invecchiare sereno.
Voi, invece, fatevi un regalo andando a scoprire questo piccolo meraviglioso mondo al cinema, ne uscirete senza dubbio profondamente nutriti nel cuore e nella mente.