Il guardiano invisibile: recensione del film Netflix

Primo capitolo della Trilogia del Baztán, Il guardiano invisibile ha riscosso un grande successo in Spagna

Primo capitolo di una trilogia di grande successo (almeno fin ora), Il guardiano invisibile è un thriller del 2017 diretto da Fernando González Molina. Il film, disponibile su Netflix, è tratto dal romanzo di Dolores Redondo che introduce la cosiddetta Triologia de Baztàn, di cui fanno parte anche Inciso nelle ossa (anch’esso diventato un film diretto da Molina) e Offerta alla tormenta.

Il franchise spagnolo dedicato alle indagini dell’inspectora Amaia Salazar ha riscosso grande successo in Spagna e Il guardiano invisibile è stato, nell’anno della sua uscita, uno dei film più visti del Paese.

Il guardiano invisibile: tutto inizia con un ritorno

il guardiano invisibile cinematographe.it

Essendo il primo capitolo, Il guardiano invisibile ha il compito di presentare quella che sarà la protagonista della triologia, la detective Amaia. Di lei si intuisce che ha un passato nell’FBI che l’ha portata lontana dalla terra natìa, con cui ha un rapporto conflittuale. Alle sue spalle lascia la vita negli Stati Uniti e l’amicizia con l’ex collega Aloisius Dupree (Colin McFarlane), che continua tuttavia a darle preziosi consigli. In Spagna, con lei, c’è anche il marito James (Benn Northover), un artista americano.

Non appena rimette piede in patria, le è assegnato un caso che la costringe a tornare nel suo paese natale, Baztán (da cui, appunto, il nome della trilogia). Qui è stato trovato il corpo di Ainhoa Elizasu, una tredicenne del luogo, disposto secondo quello che appare un rituale. La somiglianza con un omicidio avvenuto poco tempo prima nella stessa zona, fa pensare a un serial killer, motivo per cui l’esperienza americana di Amaia potrebbe rivelarsi particolarmente utile.

Un affare di famiglia

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Le indagini portano Amaia Salazar a concentrarsi, chiaramente, su tutti i dettagli della bizzarra disposizione del cadavere della ragazza. Tra tutti gli elementi della scena del crimine, l’inchiesta parte da un dolcetto tipico del luogo, accuratamente posizionato dall’assassino sul pube della vittima. Questo indizio porta la detective a rivolgersi alla sorella Flora (Elvira Mínguez) con cui ha un rapporto a dir poco conflittuale. La sorella maggiore, rimasta in paese per portare avanti l’azienda dolciaria di famiglia, rimprovera Amaia di essersene andata, lasciandola sola ad accudire una madre gravemente malata.

Poco a poco la verità sul passato di Amaia e sul motivo del suo allontanamento viene a galla. La madre Rosario (Susi Sánchez) ha un vero e proprio odio patologico nei suoi confronti, che l’ha portata – ormai diversi anni prima – a tentare di ucciderla. Questa tensione e questo carico d’odio che aleggia tra le donne della famiglia è in parte smorzato dalla presenza “benefica” della zia Engrasi (Itziar Aizpuru) e dell’altra sorella Rosaura (Patricia López Arnaiz). Il dolore che Amaia porta con sé fin dall’infanzia resituisce al personaggio uno spessore tutto diverso e valorizza ancora di più le sue caratteristiche di donna forte, razionale e posata.

Sessuofobia e estetica della morte ne Il guardiano invisibile

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Il modo in cui le vittime sono disposte e la tipologia umana su cui si accanisce l’assassino tradiscono una visione molto chiara della donna della valle. Con questo termine, con cui i personaggi fanno riferimento al paese di Baztán e ai suoi dintorni, si indica un luogo chiuso, cristallizzato nella sua antichità e tradizione dalla particolare conformazione geografica. Qui è dove sopravvive l’antica tradizione della stregoneria, degli spiriti dei boschi (come El Basajaún, con cui è identificato l’assassino) e dove le ragazzine troppo emancipate sono viste di pessimo occhio.

C’è un livore tutto particolare contro le abitudini sessuali delle adolescenti, che si manifesta – nel suo caso più estremo – nella missione che l’assassino si auto assegna. Il suo è, infatti, uno scopo purificatore, che vuole punire una condotta dissoluta da parte delle giovani donne della valle. Analogamente, anche i termini orrendi con cui Rosario apostrofa la figlia fanno riferimento a una sessualità disinibita (anche quando Amaia è troppo giovane per sapere di che sta parlando).

L’odio verso la donna e il suo corpo è sistemico e esplode in alcuni casi, pur restando latente nell’opinione comune. Quando le vittime passano dall’età infantile a quella adolescenziale finiscono nel mirino degli orchi, troppo spaventati dalla loro libertà da poterle lasciare vive. Non a caso, il rituale di disposizione dei corpi ricorda l’Immacolata Concezione, ancora oggi modello inarrivabile di purezza nel mondo cattolico.

Il guardiano invisibile è un thriller ricco di spunti interessanti, che sanno tenere lo spettatore ancorato allo schermo e, pur con un finale precipitoso, riesce a soddisfare chi rifugge il “già visto”.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.6

Tags: Netflix